La questione spinosa dei precari degli enti locali

Per rinnovare i contratti ci sono condizioni che nessun Comune al di sotto dei 5 mila abitanti è in grado di garantire


Alcuni sindaci siciliani stanno già correndo ai ripari prevedendo di non poter rinnovare i contratti, obbligando parte dei precari a mettersi in ferie per evitare di dover pagare a gennaio le vacanze non godute.

Tra i casi anche quello di un sindaco che ha rinnovato i contratti a ex Lsu e Asu ma ha apposto una clausola che suona come un cupo presagio: se la Regione non darà almeno il 90% della somma necessaria per gli stipendi, la proroga è nulla.

Sono le prime crepe nel sistema dei precari degli enti locali, un muro a cui sono aggrappati circa 20 mila lavoratori in Sicilia e non fa eccezione il Comune di San Fratello.
Fermare i precari ha già dato il primo effetto negativo nei comuni dove la sospensione è stata causa di interruzione di servizi utili, interamente affidati agli Lsu.

Una seconda proposta che sta facendo tremare il fronte dei precari degli enti locali potrebbe scaturire dalla decisione della Corte dei Conti, che ha obbligato a non pagare più le integrazioni allo stipendio.

Si stanno verificando i problemi che da mesi denunciano sia i sindacati che i sindaci, frutto dell’incrocio fra norme regionali e paletti statali: «Per rinnovare i contratti - spiega Matteo Cocchiara, presidente dell’Asael, associazione degli amministratori degli enti locali - è necessario che il costo non superi il 50% della spesa corrente e che comunque non si oltrepassi la soglia del 2008. Sono condizioni che nessun Comune al di sotto dei 5 mila abitanti è in grado di garantire».

Cocchiara mette sul tappeto un secondo problema: «La Regione sta dando solo l’80% del contributo per pagare i contratti, meno di quanto atteso dai sindaci. A questo punto le soluzioni sono solo tre: ridurre l’orario di lavoro a 24 o 18 ore, ridurre il numero dei precari o aumentare le tasse per finanziare una maggiore spesa. I contratti però scadono a fine dicembre e non ci sono le condizioni ora per ipotizzare che vengano rinnovati». 

La Regione per la verità tre settimane fa ha inviato una circolare in cui invitava i sindaci a rinnovare i contratti in scadenza prima del 2013 (mentre quelli che si interrompono da gennaio in poi inciampano in nuovi limiti statali). Ma i sindaci dubitano sulle possibilità che la Regione finanzi davvero una spesa che vale oltre 300 milioni all’anno.

Non a caso nel messinese a Scaletta Zanclea già a settembre, in accordo con i sindacati, hanno deciso di ridurre l’orario di lavoro per far rientrare la spesa all’interno del budget ridotto garantito dalla Regione. 

E il problema non risparmia neppure gli enti più grandi: «Se la Regione non darà garanzie - anticipa Nanni Ricevuto, presidente della Provincia di Messina - a fine anno non potremo rinnovare i contratti di 90 precari».

Notizie che a macchia di leopardo stanno componendo un puzzle che terrorizza i sindacati: «La situazione è gravissima e il tempo stringe. Abbiamo chiesto al presidente Rosario Crocetta di affrontarla subito convocando le parti sociali» fa sapere Massimo Bontempo, leader del Movimento giovani lavoratori, il sindacato autonomo più rappresentativo.

Intanto, buone notizie arrivano invece sul fronte dei dipendenti forestali, infatti è stato firmato il decreto che sblocca 29,6 milioni di euro per gli stipendi dei lavoratori. Ne dà notizia direttamente il neo presidente eletto della Regione Siciliana, Rosario Crocetta. Lo sblocco delle somme era previsto nelle disposizioni contenute nelle delibere della giunta di governo 322 del 6 settembre e 405 del 22 ottobre. 

Fonte: Giacinto Pipitone e Giornale di Sicilia

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