San Fratello,
secondo alcuni
studi effettuati sul centro montano dei Nebrodi è giunto il momento di
effettuare una vera ricognizione di quelli che sono i “tesori nascosti” che
sarebbe il caso di rendere fruibili alla popolazione.
Ammontano ad oltre tre mila gli ettari di terreni di proprietà
collettiva cioè di tutti i sanfratellani viventi nel mondo, fra residenti ed
emigrati in Italia e all’estero. Si tratta di una vicenda che sotto il profilo giuridico è sicuramente
atipica. Infatti da circa quattrocento anni, la stessa persona che fece
costruire a proprie spese il convento francescano dei Frati Minori nell’omonimo
quartiere del convento, che attrezzò il santuario del Monte Vecchio e che
arricchì la biblioteca oggi di proprietà comunale, ha deliberatamente lasciato
i propri beni alla popolazione locale.
Faceva parte del lascito anche qualche bene legato al territorio della
marina dell’abitato, resosi autonomo 44 anni addietro con la formazione di un
comune quello di Acquedolci.
La struttura della Biblioteca, intitolata al professor Benedetto Craxi, nonno
del famoso Bettino, già Presidente del Consiglio dei Ministri, in evidente
stato di abbandono per quanto riguarda la manutenzione ordinaria e
straordinaria sia degli impianti luce che della tenuta delle coperture.
Secondo la tradizione ormai assurta a dominio pubblico il testo del
testamento dell’ultima discendente locale della famiglia benefattrice del
paese, la Baronessa Larcan, si attesta la seguente dicitura. ”Lascio ogni mio bene a tutti i cittadini
nati in questo centro, ai minori nati, a condizione che non vengano mai ceduti
o venduti a cittadino alcuno che non sia nato in questo centro”.
Di tale
atto ne hanno usufruito nei secoli tutti gli abitanti grazie ai censi, canoni, enfiteusi
ed affitti, oltre ai diritti di legnatico, di pascoli, di caccia e di
quant’altro avesse a che fare con le esigenze della popolazione. Quindi un vero e proprio demanio collettivo che nessuno ha mai violato,
per esempio apponendo qualche pignoramento oppure qualche diritto di proprietà
se non voluto dai rappresentanti del popolo.
Un caso evidente è quello della
Villa Pacis che negli anni sessanta è stata costruita dai Padri Gesuiti su
terreno comunale con delibera del Consiglio Comunale, per il “progresso
economico e sociale del paese”.
Un altro è stato quello delle Acli che hanno
ipotizzato una casa di accoglienza per i lavoratori, non andata a buon fine
poiché trasformata in albergo-ristorante ed affidata al Parco dei Nebrodi.
Quindi gli oltre tre mila ettari tutt’ora sono di proprietà di quanti
sono nati nel centro di San Fratello. Perchè non affidare, secondo le moderne
possibilità ed i programmi di sviluppo, alle famiglie senza casa, a quelle con
disagi ed a tutti coloro che ne facessero richiesta una parte di questo ”tesoro
nascosto”, per riequilibrare l’economia del centro e quella delle famiglie che
grazie ai sacrifici dei loro avi, si ritrovano a contemplare quanto descritto?
Non vuole essere solo una proposta provocatoria ma una saggia ed
evidente utilizzazione del proprio bene e la giusta attribuzione di quanto
dovuto ad ogni cittadino che avendo avuto i natali in questa fascia di
territorio siciliano fra i tanti benefici istituzionali ha pure avuto la
fortuna di essere comproprietario e coerede di una simile fortuna.
Salvatore Mangione
carissimo quello che lei dice sono parole sensate,ma in questo paese (italia),il buon senso non viene applicato,è gia una fortuna secondo loro se riesci a avere il risarcimento del danno della casa da demolire e che con tanti sacriffici noi abbiamo costruito.Per ciò le dico non facciamoci illusioni, per noi poveri cittadini residenti e non,è gia tanto se riusciremo avere cio che ci spetta e che abbiamo costruito con le nostre FATICHE.la saluto e la ringrazio per il suo impegno
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