Regolamentare la presenza del cavallo e tornare ad interessarsi delle funzioni religiose.
di Carmelo Emanuele.
La Festa dei Tre
Santi a San Fratello è una delle celebrazioni religiose più antiche dei
Nebrodi, e come succede a tante feste storiche nel corso degli anni si è
assistito ad un mutamento dell'evento, dovuto principalmente al cambiamento dei
costumi nel segno di un progresso che non sempre porta una reale miglioria
delle cose.
Analizzando
la festa di oggi, l'introduzione dei Cavalli avvenuta solamente lo scorso
secolo, non ha di per sè arrecato danni d’immagine alla celebrazione, anzi ha
arricchito un evento contribuendo all’aumento delle presenze e a far conoscere
la festa in generale; questo fino a quando cavalli e cavalieri hanno mantenuto
un comportamento consono ad una celebrazione religiosa.
Cosa è cambiato
nel tempo? Ebbene negli
anni si è assistito alla comparsa di un atteggiamento caratterizzato da protagonismo
da una parte, e strafottenza dall’altra, che hanno manifestato alcuni
partecipanti; i cavalieri identificando la festa principalmente come un'uscita
di gruppo a cavallo, ricordandosi solo a tratti di essere ad una festa
patronale dove la propria partecipazione è un abbellimento all'evento
religioso; e la gente che si accalca per vedere gli equini al galoppo,
infischiandosene della processione e delle Sante reliquie. Che dire poi, della
cattiva abitudine di fare giri a cavallo mangiare e bere mentre si svolge la SS Messa ai piedi del Santuario...assurdo!
La soluzione?
Certamente non bisogna abolire la presenza del cavallo, ciò che invece si deve
attuare è una regolamentazione dei partecipanti a cavallo, dove la propria presenza
sia finalizzata in un contesto di funzioni storico-religiose con tanto di
codice di comportamento.
Ma chi deve
principalmente cambiare atteggiamento è la cittadinanza, che dovrà tornare ad interessarsi
all'evento clou della Festa, cioè la processione e la SS Messa.
Il turista o il
"visitatore per caso" distratto dai cavalli o dalla
"caratteristica sagra paesana" potrebbe anche passare inosservato ed
essere in qualche modo giustificato, ma un figlio di questa terra assolutamente no!
Chiedere di
riportare in processione il Simulacro a spalla forse è troppo per gli odierni
Sanfratellani, ma è inconcepibile addirittura ignorare il Santo Patrono e la
festa millenaria dei Tre Santi. Si tratta della nostra storia e non può essere
calpestata così, relegando la Processione ad una semplice compartecipazione
alla sfilata dei cavalli!
A tenere un
comportamento più consono all'evento sarà chiamata quindi la popolazione di San
Fratello, al ricordo della storia restituendo importanza e prestigio all'evento
che in qualche modo ha dato una nuova luce a questa terra, alla sua gente e
alle sue mille sfumature che rendono originali i nativi del luogo.
Si narra di un
miracolo a San Fratello subito dopo il ritrovamento delle ossa dei Santi
fratelli sul Monte Vecchio, queste portate in processione nel centro abitato
passarono davanti ad una abitazione dove la sera prima era morto un giovane, che
al passaggio del simulacro tornò in vita. Il miracolo fu talmente eclatante che
la città cambiò nome (terra dei Santi Fratelli) e si ordinò di chiamare in ogni
nuova famiglia almeno uno dei figli con il nome di Alfio, Filadelfio o Cirino.
Era nato il culto dei Santi Fratelli che avrebbe cambiato la storia dell'antica
città medievale.
Ammetto senza ombra di reticenza che hai toccato due o tre punti RILEVANTI .
RispondiEliminaprotagonismo da una parte,/ e strafottenza dall’altra,/ atteggiamento è la cittadinanza. I tre punti cui mi riferisco. Dato che sono il solo a saper scrivere una dozzina di parole,sono tentato di aggiungere : Mi sentu grossu e sciusciu burriana, ( Nino Martoglio )
RispondiEliminaA rigor di logica sembra che, tu la scrivi tu te la leggi e qualche passante da idiota commenta con una minchiata.
RispondiEliminaComplimenti a Carmelo per l'articolo che condivido totalmente, in particolare apprezzo molto l'onestà intellettuale di scrivere ciò che pensa e che non va, pur sapendo che una buona parte dei cavaleggeri e loro simpatizzanti, non gradiranno la sua presa di posizione rispetto all'uso del cavallo per la Festa dei Santi Patroni. Credo che per chi ama veramente il paese e le sue antiche tradizioni, pur comprendendo un naturale adattamento ai tempi moderni, non possa condividere la piega che ha preso la "cavalcata" e tutto ciò che succede dopo. Ci sono altri eventi ed occasioni per far mostra di ciò che si può e sa fare con il proprio cavallo, se non ce ne fossero abbastanza che si creino per valorizzare il nostra cavallo sanfratellano. La partecipazione alla Festa dei Patroni rientri entro certi canoni e si rimetta al centro di quella giornata il culto religioso dei Tre Santi Martiri.
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