Mentre sono ancora accese le proteste per il Muos di Niscemi, la Sicilia rischia di diventare “un’isola radioattiva”.
di Giulio Giallombardo.
Cosa succederebbe se la Sicilia diventasse la
“pattumiera” nazionale delle scorie nucleari? È un’ipotesi sempre meno
remota, stando alle indiscrezioni degli ultimi giorni. Manca ancora un mese o
poco più e sarà resa pubblica la Carta nazionale delle aree potenzialmente
idonee (Cnapi) a ospitare il deposito di rifiuti radioattivi.
Dopo un iter travagliato, iniziato nel giugno 2014, l’Ispra ha
finalmente consegnato ai ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico,
l’aggiornamento della relazione stilata dalla Sogin, la società che si
occupa dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione
dei rifiuti radioattivi, incaricata di selezionare alcuni siti del Paese dove
individuare il deposito nazionale di scorie nucleari.
La mappa è attualmente top secret. Ma già circolano
parecchie indiscrezioni sulle possibili regioni candidate ad ospitare il
maxi-deposito, un’opera che prevede investimenti per 1,5 miliardi in
4 anni, 1.500 posti di lavoro all’anno per la costruzione e 700 per la
gestione. In cima alla lista ci sarebbero Puglia, Basilicata, Sardegna e
Sicilia.
Ma proprio l’Isola sembrerebbe essere la candidata più gettonata. Pare,
infatti, che tra i siti idonei, uno sia stato individuato nella provincia
di Enna. Almeno così sostiene il presidente della Commissione miniere dismesse
dell’Urps, Giuseppe Regalbuto. “All’inizio del 2014 – rivela Regalbuto in
esclusiva a Siciliainformazioni – mi è stato consegnato uno studio
condotto da una grossa società americana, in collaborazione con una società
italiana, per individuare un deposito di scorie non solo provenienti dal nostro
Paese, ma anche da altri stati europei. Dopo attente analisi e studi, –
prosegue – sono state individuate due Regioni, ma in modo specifico la Sicilia,
precisamente in un luogo impensabile della provincia di Enna”.
“Questo studio dettagliato – aggiunge Regalbuto – dimostra
come la Sicilia sia oramai terra di conquista da parte di multinazionali
dirette dai vari governi, che ci chiudono le miniere produttive solo al fine di
usarle come depositi, passando da un bene ad un danno ambientale”. Il pensiero
va subito all’ex miniera di Pasquasia, dove per anni si è parlato di possibili
scorie depositate all’interno, ma pare che in questo caso il sito sia stato
individuato altrove. “Da sempre – conclude Regalbuto – hanno deviato
l’attenzione verso altri siti, come Pasquasia, ma solo per confondere la
popolazione”.
Per conferme ufficiali occorre comunque aspettare che la
lista venga resa pubblica. Dopo seguiranno quattro mesi di consultazioni e
proposte tra Regioni, enti locali ed esperti. Poi si tornerà a lavorare sulla
mappa fino a giugno 2016, quando è previsto il via libera da parte dei
ministeri e dell’Ispra.
In attesa della mappa ufficiale, sono stati resi noti
dall’Ispra soltanto i criteri per la localizzazione del deposito. Sono
state, dunque, escluse zone vulcaniche e sismiche, a rischio frane o
inondazioni, località ad una soglia di 700 metri sul livello del mare o ad una
distanza inferiore ai cinque chilometri dalla costa e le fasce fluviali, ma
anche quelle che presentano una pendenza maggiore del 10%. Limitazioni
anche per le aree naturali protette, o che non siano ad adeguata distanza dai
centri abitati. Escluse, ancora, quelle ad una distanza inferiore di un
chilometro da autostrade, strade extraurbane e ferrovie.
Il maxi-deposito dovrebbe garantire lo smaltimento di 90
mila metri cubi di scorie: 75 mila metri cubi a bassa e media
radioattività e 15 mila metri cubi ad alta radioattività. Il 60% deriverà dallo
smantellamento degli impianti nucleari, mentre il restante 40% dalle operazioni
di medicina nucleare, industriali e di ricerca.
Così, mentre sono ancora accese le proteste per il Muos di
Niscemi, la Sicilia rischia di diventare “un’isola nucleare”. Dodici anni
fa a Scanzano Jonico, in Basilicata, le proteste riuscirono ad allontanare lo
spettro del deposito di scorie. Se questa volta toccherà alla Sicilia, la
battaglia sarà dura. Durissima.
Fonte: siciliainformazioni.it
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