Relazione e problematiche sulla valorizzazione e fruizione del sito archeologico del Monte San Fratello (l’antica Apollonia)
TURISMO
Il sito di Apollonia costituisce un contesto archeologico di estrema rilevanza storica e topografica.
Il sito di Apollonia costituisce un contesto archeologico di estrema rilevanza storica e topografica.
L’indagine archeologica rischia però di “fossilizzarsi”.
Il massiccio roccioso del Monte Vecchio di San Fratello
formato da rocce carbonatiche di età mesozoica, sorge a m 718 s.l.m. in una
posizione altamente strategica; sulla sua sommità sorge un centro siculo poi
ellenizzato, comunemente identificato con l’antica “Apollonia”.
Di Apollonia parlano le fonti: Diodoro Siculo dice che la
città era sottomessa politicamente al tiranno Leptine e che Apollonia venne
distrutta da Agatocle nel 307 a.C., dopo due giorni di assedio. Anche Cicerone menziona la civitas Apolloniensis sottoposta
da Verre a pesanti decime.
Nei secoli scorsi gli studiosi hanno avanzato
sull’identificazione del sito tre ipotesi contrastanti: già fin dalla metà del
cinquecento Aretius, per primo, parla dei resti archeologici che si trovano in
località Monte Vecchio che identifica con Agatirso; nella seconda metà del
cinquecento il Fazello affermava che si trattava dei resti dell’antica città di
Alunzio, seguito da Benedetto Rotelli; ed infine nell’ottocento da Saverio
D’Amico, uno studioso messinese che visitò le rovine guidato da un vecchio
frate che abitava nel monastero.
Del sito parlano, già dal 1624, il Gualtiero e poi lo
Schubring, l’Holm, il Salinas, il Pais e gli studiosi locali: Antonino Meli nel
XVIII sec., nel XX sec. Luigi Vasi e Benedetto Rubino e infine il Pace e
l’archeologo Brea. A parte le notizie riportate da questi studiosi nulla si
conosceva di questa antica città, perché mai vi erano stati condotti scavi
sistematici.
Nel triennio 2003 – 2005 tre campagne di scavo, guidate
dalla dottoressa Bonanno, realizzate con fondi POR Sicilia 2000 – 2006, hanno
permesso di esplorare alcune aree dell’acropoli del sito, che è in realtà molto
esteso.
Sono stati realizzati ben sette saggi, cinque dei quali di
notevole estensione, che hanno permesso di intercettare sia le fortificazioni,
sia alcuni spezzoni di abitato riferibile a due fasi, una di età ellenistica e
romana, l’altra normanna, ben distinte sia per la diversa tecnica muraria adoperata
nelle strutture degli edifici, sia per il lungo arco di tempo che tra di essi
intercorre.
Dall’esame della monetazione e della ceramica sembra
possibile confermare l’identificazione del sito con Apollonia, fondata nella
prima metà del IV secolo a.C. forse da Dionigi, tiranno di Siracusa. L’occupazione del sito si svolse in due periodi di tempo
abbastanza definibili, il primo tra la fine del IV secolo e la prima metà del
III secolo a.C., quando la città venne distrutta da Agatocle e il secondo tra
il I sec. a.C. e il I sec. d.C., quando la città venne progressivamente
abbandonata, fenomeno da attribuire probabilmente agli effetti della pax
augustea, in conseguenza della quale gli abitanti delle aree montane andarono a
stabilirsi nelle zone costiere pianeggianti, allettati dalla possibilità di
coltivare i vasti latifundia.
Il sito venne poi rioccupato soltanto dopo molti secoli,
precisamente nei primi decenni del XII secolo, lo strato di frequentazione
medievale si trova, infatti, a diretto contatto con le strutture di età
ellenistico - romana. Si tratta di un periodo piuttosto breve, che sulla base
dei reperti ceramici e numismatici, copre i decenni centrali del XII secolo,
quello compreso tra i regni di Ruggero II e il regno di Guglielmo I, mentre il
sito già durante il regno di Guglielmo II mostra una rapida fase di abbandono.
Il tipo di insediamento e le sue modalità di occupazione sono sicuramente da
mettere in relazione con l’impianto del monastero dei Santi Fratelli. Esso è
costituito da ambienti monocellulari, a pianta rettangolare con ingresso su uno
dei lati lunghi, pavimentati in terra battuta, caratterizzati da una banchina
su uno dei lati lunghi e con focolare esterno.
Il tentativo di mettere a coltura i terreni del monastero
ebbe però breve durata, sia per la crisi degli insediamenti monastici basiliani
nel XII secolo, sia per lo sviluppo contemporaneo nel vicino insediamento di
San Fratello ad opera degli immigrati lombardi. Di grande interesse sono i
manufatti ceramici per la plasticità e la fantasiosa varietà dei motivi
decorativi, in particolare gli oscilla fittili discoidali, rinvenuti nelle
campagne di scavo.
Si è approfondito anche lo studio della monetazione, la cui
documentazione spazia dall’età dionigiana fino ad Agatocle e a Ierone II, ai
primi decenni del II secolo a.C., quando Apollonia batté moneta sotto Roma. Di notevole interesse sono anche le monete di età medievale.
"All’antico abitato non se ne sono sovrapposti altri, ciò ha reso possibile la conservazione dell’assetto originario del sito della città antica"
Il sito di Apollonia costituisce un contesto archeologico di
estrema rilevanza storica e topografica. L’esplorazione è stata resa più
agevole e, al tempo stesso, più interessante dal fatto che all’antico abitato,
non se ne sono sovrapposti altri, infatti l’insediamento medievale, da cui
deriva l’attuale centro abitato, si è sviluppato a valle e sul Monte Vecchio sorgono
solamente la chiesa dei Santi Alfio, Filadelfio e Cirino e qualche casolare
rurale. Ciò ha reso possibile la conservazione dell’assetto originario del sito
della città antica.
L’indagine archeologica fin qui descritta, per la quale sono
stati investiti fondi pubblici rilevanti, sono state impegnate importanti
professionalità, sono state spese energie e passione da parte delle persone e
degli enti coinvolti, rischia però di “fossilizzarsi” a mero esercizio
scientifico parziale ed elitario.
"Non tutto il tessuto urbano è stato indagato in maniera dettagliata ed approfondita, molti reperti giacciono nascosti sotto la superficie"
Infatti la campagna di scavi 2003/2005, pur avendo messo in
luce importantissime scoperte circa l’insediamento urbano del Monte Vecchio, è
stata condotta solo in una piccola parte dell’altopiano, nella zona più alta,
compresa tra i 690 m e i 716 m s.l.m. Non tutto il tessuto urbano è stato
indagato in maniera dettagliata ed approfondita, molti reperti giacciono
nascosti sotto la superficie anziché essere esposti nelle vetrine dei musei, né
si è potuto analizzare il sistema di muri a secco, così visibili nelle foto
aeree, che probabilmente suddividevano i campi, e che per la loro geometria,
ricordano il sistema delle centuriazioni romane.
Il sito del Monte Vecchio merita senza dubbio un
proseguimento delle indagini archeologiche per “contribuire – come afferma la dottoressa
Bonanno [1] - ad arricchire le raccolte museali e
soprattutto a gettar luce sulla sua natura e sulla sua entità” visto che la
possenza delle fortificazioni, la variegata circolazione monetale (analizzata
dalla dottoressa Carlè) [2] resa ancor più importante dalle
emissioni della zecca della stessa Apollonia, e la sua posizione strategica ci
testimoniano la valenza del ruolo che Apollonia “deve aver avuto (…) nella
storia della Sicilia in età greco-romana“.
D’altro campo uno studio di tale portata non avrebbe senso
se rimanesse appannaggio di una ristretta cerchia di illustri studiosi. E’ per
questo che auspichiamo sopra ogni altra cosa, che le indagini archeologiche fin
qui condotte e quelle venture si possano rendere fruibili al pubblico,
attraverso percorsi didattici chiari ed esplicativi, attraverso la formazione
del personale che ha in custodia l’area archeologica, attraverso l’allestimento
di un museo nel quale esporre i reperti ivi rinvenuti, che possa, come a
Morgantina, Halaesa ed altri siti archeologici, completare e coronare un
percorso conoscitivo di valore.
"San Fratello vorrebbe farsi promotore di un progetto culturale d’ampio respiro che valorizzi tutta l’area del massiccio calcareo del monte San Fratello"
Infine, senza cadere nell’utopia, ma sostenuti dalla
consapevolezza che la cultura esige non solo impegno ma anche capacità di
prospettiva, San Fratello vorrebbe farsi promotore di un progetto culturale
d’ampio respiro che valorizzi tutta l’area del massiccio calcareo del monte San
Fratello, attraverso percorsi archeologico-storico-artistici che vadano dalla
preistoria della grotta di S. Teodoro (Acquedolci) all’epoca ellenistico-romana
del Monte Vecchio, dall’età medievale della chiesa dei Tre Santi e del
quartiere normanno di San Fratello al ‘600 del convento francescano e della
chiesa ottagonale del Crocifisso.
Siamo consapevoli del fatto che gli scavi e le iniziative,
per renderli fruibili comporterebbero grossi investimenti finanziari, ma non
completare lo studio archeologico e soprattutto non renderlo accessibile al pubblico,
equivarrebbero a vanificare l’indagine archeologica completata nel 2005 e
dunque a sprecare denaro pubblico che noi vogliamo invece valorizzare.
Ci appare insensato, ad esempio, che l’area archeologica
abbia un numero cospicuo di custodi, dipendenti della Sovrintendenza ai Beni
Culturali di Messina, quando tale area è sola parzialmente aperto al pubblico,
e sta, purtroppo, decadendo; per esempio la strada per raggiungere il santuario
normanno è poco accessibile. La nostra proposta è quella che converrebbe invece
formare tali dipendenti e renderli soggetti attivi della valorizzazione oltre
che della necessaria manutenzione del sito.
In particolare il progetto di valorizzazione e fruizione che
chiediamo, debba urgentemente avviarsi, e sia volto a studiare e rivisitare
tutto il materiale archeologico oggi esposto in un locale all’interno dell’ex
Palazzo municipale. Si dovrebbe risistemare i reperti in chiave più moderno e
funzionale e rielaborare alcuni grandi pannelli illustrativi approfonditi, e
chiedere alla Soprintendenza ai BB .CC. AA. di Messina le autorizzazioni per lo
studio l’esposizione del materiale antico rinvenuto negli scavi suddetti, oggi
conservato nei magazzini di Patti (Me), per inserirlo in quello già esposto e
fruibile a San Fratello in nuovi locali adibiti allo scopo (antiquarium) e dare
massimo risalto alle monete rinvenute con uno studio numismatico che ne accerti
definitivamente la provenienza.
"Il percorso archeologico potrebbe concretamente fare da traino per l’economia della zona, attivando un circuito turistico-culturale che si affianchi e rafforzi il turismo legato al mare e alla montagna"
Inoltre per essere inseriti in un giro turistico più ampio
possibile, non si può fare a meno di offrire ai propri visitatori una
pubblicazione che racchiuda tutto ciò che il centro abitato voglia promuovere.
Partendo da solide basi scientifiche storiche e archeologiche,
ma non trascurando circuiti architettonici, eno-gastronomici, faunistici e
quant’altro, il percorso archeologico potrebbe concretamente fare da traino per
l’economia della zona, attivando un circuito turistico-culturale che si
affianchi e rafforzi il turismo legato al mare e alla montagna e dia finalmente
la visibilità che San Fratello, piccola gemma incastonata tra il Tirreno e i
Monti Nebrodi, merita.
Seguirà documentazione e progettualità per la valorizzazione
del centro storico e la salvaguardia delle emergenza architettoniche.
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