STORIA
Il 12 marzo del '46 viene indetto il referendum istituzionale, viene chiesto agli italiani di scegliere tra monarchia e repubblica.
Ciro Carroccetto.
Dopo la fine della seconda guerra mondiale in Italia, con
una decisiva partecipazione collettiva, si determinano radicali cambiamenti ai
processi decisionali del futuro assetto politico - istituzionale della storia
italica. A settant'anni dal referendum (2 giugno 1946- 2 giugno 2016) che ha
cambiato non solo la forma dello stato ma il futuro, degli italiani, ricordiamo
alcune delle tappe salienti.
Il 12 marzo del '46 viene indetto il referendum
istituzionale, viene chiesto agli italiani di scegliere tra monarchia e
repubblica. Firma il decreto Umberto di Savoia, "luogotenente" e
figlio del re. Il 9 maggio Vittorio Emanuele III abdica e lascia l'Italia.
Diventa re il figlio con il nome di Umberto II, ma regnerà solo un mese, sarà
ricordato come 'il re di maggio'.
Il 2 giugno e fino alla mattina del 3 si
svolgono le votazioni per il referendum istituzionale e contemporaneamente per
l'assemblea costituente che scriverà la nuova costituzione che sostituirà lo
Statuto Albertino. Per la prima volta le donne possono votare, sono la
maggioranza degli oltre 28 milioni di italiani che hanno diritto al voto (voterà l'89,1% degli aventi diritto).
Vince la repubblica con il 54% dei voti
(12 milioni e 700 mila) il 45,72% va alla monarchia (10 milioni e 700 mila).
Prevalenza per la repubblica al nord, mentre al sud prevale il voto per la
monarchia. Quasi un milione e mezzo le schede nulle. L'11 giugno a Napoli, i
risultati scatenano una contestazione di monarchici che si trasforma in
battaglia per le strade con morti e feriti.
Il 12 giugno Alcide De Gasperi,
senza attendere i risultati ufficiali, dichiara decaduta la monarchia e
attribuisce allo stesso governo (De Gasperi) i provvisori poteri di capo dello
Stato. Il 13 giugno Umberto II contesta il gesto del provvisorio capo del
governo, ma parte spontaneamente per l'esilio in Portogallo, la moglie Maria
Jose', dopo pochi mesi si trasferirà a Ginevra.
Uno degli effetti della fine
della monarchia fu l'avocazione allo Stato di tutti i beni della
monarchia. Il 18 giugno la cassazione conferma la vittoria repubblicana. I
ricorsi presentati contro la legittimità del referendum vengono tutti respinti.
Dalle elezioni per la Costituente la Democrazia Cristiana esce come primo
partito, seguita dal PSIUP e dal PCI.
Il primo atto della neonata repubblica e'
l'amnistia generale per i reati politici commessi fino al 30 luglio 1945 per
fascisti e partigiani firmato da Togliatti. L'assemblea Costituente si riunisce
per la prima volta il 25 giugno, i deputati dovrebbero essere 573, in realtà sono
566 perché in tre province non si è votato ed i seggi corrispondenti rimasero
momentaneamente vacanti. Il 28 giugno l' Assemblea Costituente elegge il primo
presidente della Repubblica italiana: è Enrico De Nicola. Assume ufficialmente
i poteri il primo luglio 1946.
La campagna elettorale che lo contraddistinse fu accesissima, i protagonisti
sapevano che se da un lato il voto avrebbe portato gli aspiranti cittadini a
lasciarsi definitivamente alle spalle i terribili anni della seconda guerra
mondiale e il fascismo che ne era stato protagonista, dall'altra c'erano le
paure che poteva generare la novità repubblicana con i suoi partiti politici e
la fine definitiva dell'epoca monarchica.
Due esempi del febbrile clima di quei
giorni: ricorda Marisa Cinciari Rodano a Roma: "la coda al seggio era
lunghissima. La gente andava a votare di prima mattina, e fu bello vedere tanta
partecipazione anche femminile. Volantini, comizi, manifestazioni, riunioni. E
le donne c'erano. Girava voce, dopo i risultati, che le mogli dei democristiani
avevano votato comunista e che le mogli dei comunisti avevano votato
democristiano".
Ricorda Andrea Camilleri da Porto Empedocle: "il
risultato del referendum fu per me la fine di un incubo. Non avevo, per pochi
mesi, diritto al voto, però mi ero impegnato anima e corpo per la repubblica.
Anche le liti con mio padre, monarchico, creavano un clima di tensione
quotidiana. Alla fine di ogni comizio repubblicano dovevamo essere scortati
dalle forze dell'ordine per evitare di essere aggrediti o malmenati dai
monarchici".
Scrisse Pietro Calamandrei, uno dei padri costituenti, in quei giorni: "la
Repubblica italiana e' una realtà pacifica e giuridica scesa dall'empireo degli
ideali della concretezza terrena della storia, entrata senza sommossa e senza
guerra civile nella pratica ordinaria della costituzione".
Dopo tanti anni ognuno di noi può giudicare la propria vita e la propria storia
nello stato repubblicano, quali le garanzie dei cittadini che ha tutelate e
quali ancora non compiutamente garantite. La Carta Costituzionale contiene i
più alti principi etici e morali e ripudia la guerra in tutte le sue
manifestazioni, ma speriamo, possa presto realizzare nei fatti, alcuni dei
principi stessi; a cominciare dall'articolo 1.
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