Nicola Lo Calzo Photographer a San Fratello



Ieri vi abbiamo parlato di Nicola, il fotografo che sta lavorando su questo progetto su San Benedetto il Moro. Oggi vi raccontiamo di cosa si tratta nella stessa descrizione che ne fa l'autore. Buona lettura. Nei prossimi giorni altri dettagli. Continuate a seguirci!
Da sette anni, lavoro su un progetto fotografico a lungo termine che documenta le molteplici discendenze e manifestazioni delle memorie della schiavitù coloniale, della resistenza a essa e delle sue abolizioni. Documento queste memorie perché irrigano il nostro presente di saperi e di una conoscenza dell’Altro che ci é essenziale per comprendere la modernità in cui viviamo, i rapporti di potere (di razza, classe e genere) su cui si costruiscono,coscientemente o no,la nostra identità e la nostra vista sociale. Questa ricerca mi ha condotto dalle rive dell’Africa occidentale, alle periferie di Porto-Principe (Haiti), alle cime montagnose della Guadalupa, ai quartieri dimenticati della New Orleans, sino alle rive del fiume Maroni e ai faubourgs di Santiago di Cuba.
Con il progetto fotografico Binidittu, volgo la mia attenzione dalle rive dell’oceano Atlantico dove ho lavorato sino ad oggi, a quelle del mare Mediterraneo, più precisamente alla Sicilia.
Per le popolazioni che lo abitano, il Mediterraneo non é mai stato una frontiera.
Persone, merci, lingue, rappresentazioni, immaginari hanno attraversato le sue rive ad ogni epoca e in tutte le direzioni. Da sempre, il Mare Nostrum appartiene a chi lo percorre, lo abita e lo controlla. E soprattutto appartiene a chi ci muore.
I migranti di oggi, uomini e donne, in provenienza dall’Africa e dagli altri paesi del litorale, varcano ogni giorno le sue acque alla ricerca di una nuova vita. Come del resto la maggior parte dei rivieraschi, ignorano probabilmente che quelle acque prodigiose o funeste furono la culla di un altro migrante, simbolo di libertà e d’emancipazione.
Questo migrante si chiamava Benedetto, o Binidittu come lo ribattezzarono i Siciliani, nato a San Fratello in provincia di Messina da schiavi africani agli inizi del 500. Visse e morì in Sicilia come frate eremita (1524-1589). Alla sua morte, il culto del frate afro-siciliano aveva già attraversato gli oceani, per diventare un’icona planetaria, il protettore per antonomasia degli afro-discendenti in America latina. Canonizzato nel 1807 (lo stesso anno dell’abolizione della tratta inglese degli Africani) come San Benedetto il Moro, divenne il primo Santo Nero della Chiesa cattolica.
Alla chimera selvaggia del “migrante”, del “profugo”, “dell’Africano”, termini con cui oggi si circoscrive la vita di uomini e donne che vivono al di là dei nostri fantasmi, i siciliani dell’epoca opposero l’humanitas di Benedetto, vedendo in lui un eroe, un super uomo, un santo e decisero di eleggerlo protettore della città di Palermo.
Dopo anni di oblio e indifferenza, sotto la spinta di nuovi studi storici e postcoloniali, la vicenda eccezionale del Santo Schiavo sta riemergendo in tutta la sua attualità e modernità. I Siciliani, italiani e stranieri, se ne sono accorti e stanno riscoprendo questa icona mediterranea, sino ad oggi esclusa dai ranghi della memoria ufficiale e dalle rappresentazioni ricorrenti del Mediterraneo.
Questo progetto fotografico ha l’ambizione di contribuire alla riscoperta di Benedetto.
Questa ricerca si propone di ripercorrere la vita improbabile di San Benedetto il Moro, d’esplorare i luoghi storici della sua agiografia, le motivazioni dei suoi devoti, il culto delle reliquie, le memorie inscritte nelle pratiche religiose e secolari a lui dedicate in Sicilia e nel mondo Mediterraneo. In particolare qual è il rapporto che i Siciliani d’oggi hanno (o no) con Binidittu,quali contraddizioni o rivendicazioni soggiacciono al culto del Santo Nero? Se e in che misura la comunità africana residente in Sicilia si sta riappropriando della vicenda di Benedetto, quali sono i nuovi significati a lui attribuiti, i nuovi discorsi elaborati attorno alla sua figura?
Binidittu appare come una allegoria moderna dei nostri tempi: il luogo d’incontro tra i Mare Nostrum e la mondialità, tra l’oblio e la memoria, tra il ripiego nazionalista e l’humanitas condivisa, tra le aspirazioni del popolo siciliano e le aspirazioni alla libertà et alla dignità dei migranti africani alla deriva in questo momento verso le coste europee.
Nicola Lo Calzo

fonte: sanbenedettoilmorodasanfratello


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