CULTURA
La festa nelle periferie. Qui tutti pensano che sia un santo brasiliano. Soddisfatta nel dire che “No, Benedetto è nato a San Fratello ed è morto a Palermo. Benedetto è italiano”.
Igiaba Scego.
Come altre autrici e autori invitati a Paraty sono stata portata a Rio de
Jaeiro per la Festa literária das periferias (Flup),
che organizza incontri nelle periferie o nelle favelas, per portare la
letteratura anche alle persone che ci vivono e non riescono ad andare a Paraty.
Intanto perché costa. E poi perché per raggiungerla ci vogliono almeno cinque
ore di viaggio, che a tratti sembrano interminabili.
La lotta è spesso una lotta culturale. Nel brano Exú
nas escolas, la cantante Elsa Soares, 87 anni, si chiede come mai insieme al
cattolicesimo e all’ebraismo, a scuola non si studino anche le religioni
afrobrasiliane, perché Exú (e quindi l’Africa) è fuori dalla scuola. Sono in
tanti a ripeterlo qui: la storia degli afrodiscendenti non viene valorizzata,
studiata, diffusa.
È per riempire questo vuoto che è stata organizzata la
mostra Histórias
afro-atlânticas al Museo de arte di São Paulo. I curatori hanno creato
dei percorsi tematici per ricostruire la storia dei paesi toccati dalla tratta
atlantica, da quella schiavitù che ancora sgomenta. Quadri e sculture mostrano
le tracce della presenza africana nei paesi che si affacciano sull’oceano
Atlantico. Il viaggio va da Port-au-Prince a Bahia, da New York a L’Avana, e
rimanda di tanto tanto all’Europa colonizzatrice.
Le opere esposte sono più di quattrocento, tra cui 66
ritratti di afrodiscendenti da togliere il fiato. Ci si trova danvanti a dandy
di fino ottocento con i capelli crespi e il portamento da lord Byron,
moschettieri, pescatori, delegati di ambasciata, schiavi e schiave, divinità,
lottatrici, guerrieri. C’è con la sua bella parrucca settecentesca anche
Olaudah Equiano, uno dei primi a raccontare in forma scritta la sua esperienza
da schiavo.
La mostra permette di vedere opere raramente esposte e in
molti lo stanno facendo, se è vero che è la più visitata a São Paulo, quella
con più presenza giovanile. “È un successo senza precedenti”, dicono dal museo.
Ed è anche l’occasione per chiedersi come mai i neri, così tanti in Brasile,
siano ancora messi ai margini. La domanda è stata fatta esplicitamente durante
l’inaugurazione, attraverso uno striscione su cui si legge: “Onde estão os
negros?”. Dove sono i neri? Dove sono i neri nell’arte? Dove nell’università?
Nella scuola pubblica? Nella politica?
In questa mostra trovo anche il ritratto di un italiano: San
Benedetto il moro. Qui tutti pensano che sia un santo brasiliano, anzi
afrobrasiliano. Sono soddisfatta nel dire all’addetta stampa del museo che “no,
Benedetto è nato a San Fratello, in provincia di Messina, da genitori etiopi
schiavi, ed è morto a Palermo. Benedetto è italiano”, le dico con orgoglio.
Fonte: www.internazionale.it
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