I Tre Santi Alfio, Filadelfio e Cirino

Lungo tutta la storia del popolo sanfratellano, un ruolo importante è sicuramente rivestito dalla fede e dal culto religioso. Infatti, il centro nebroideo è ricco, durante tutto lo scorrere dell’anno, di culti e devozioni particolari che riescono a coadiuvare perfettamente la fede cristiano-cattolica con il folklore e l’usanza che si manifestano in costumi, gastronomia e quant’altro.


Cardine importante nella placida vita sanfratellana e rivestito dalla ricorrenza del 10 Maggio, quando la popolazione ricorda il martirio dei tre Santi Martiri: Alfio, Filadelfio e Cirino, i Patroni di San Fratello.


Le notizie che possediamo sulla vita e sul martirio dei tre fratelli, Alfio, Filadelfo e Cirino, il cui culto è molto diffuso in quasi tutta la Sicilia Orientale fin dall'alto medioevo, sono tutte contenute in un documento, che gli studiosi delle vite dei Santi fanno risalire al secondo decennio della seconda metà del secolo X, al 960 circa: si tratta di una lunga e minuziosa narrazione scritta da un monaco. Il manoscritto è conservato nella Biblioteca Vaticana, segnato col numero 1591, proveniente dal monastero di Grottaferrata, nei pressi di Roma. 


Secondo il manoscritto i Tre Santi hanno subito il martirio nella persecuzione di Valeriano e precisamente nel 253.

I tre fratelli sono nati a Vaste, in provincia di Lecce, il padre Vitale apparteneva a famiglia patrizia e la madre, Benedetta, affrontò direttamente e spontaneamente l'autorità imperiale per manifestare la propria fede e sottoporsi al martirio. Il prefetto Nigellione, giunto a Vaste per indagare sulla presenza di cristiani, compie i primi interrogatori e, viste la costanza e la fermezza dei tre fratelli, decide di inviarli a Roma insieme con Onesimo, loro maestro, Erasmo, loro cugino, ed altri quattordici.


Da Roma, dopo i primi supplizi, vengono mandati a Pozzuoli, dal prefetto Diomede, il quale sottopone alla pena di morte Erasmo, Onesimo e gli altri quattordici e invia i tre fratelli in Sicilia da Tertullo, a Taormina; qui vengono interrogati e tormentati e poi mandati a Lentini, sede ordinaria del prefetto. Secondo narrazioni nel cammino verso Lentini avvengono vari prodigi e conversioni al cristianesimo. Le tradizioni locali affermano che anche a Lentini i tre fratelli compiono diversi prodigi.

Presentati a Tertullo sono sottoposti prima a lusinghe e poi ad ogni genere di supplizi: pece bollente sul capo rasato, acutissimi chiodi ai calzari, strascinamento per le vie della città sotto continue battiture. Sono prodigiosamente guariti dall'apostolo Andrea e operano ancora miracoli e guarigioni fino a quando Tertullo non ordina che siano sottoposti al supplizio finale: Alfio con lo strappo della lingua, Filadelfio posto su una graticola rovente e Cirino immerso in una caldaia di pece bollente.


I loro corpi, trascinati in un luogo detto Strobilio vicino alle case di Tecla e Giustina, e gettati in un pozzo, ricevono dalle donne sepoltura in una grotta, ove in seguito viene edificata una chiesa.

Dopo la morte, la storia delle reliquie dei Tre fratelli si avvolge nel mistero, allo stesso modo è strettamente collegata con la storia di San Fratello.

Secondo gli storici fu Costantino, tredicesimo vescovo di Lentini intorno al 787 d.C., che intimorito dai pericoli di una imminente invasione musulmana, volle in gran segreto il trasferimento delle sacre reliquie.


A questo punto ci sono diversi documenti contradditori. Un documento ecclesiastico fa risalire al 1516 il ritrovamento delle reliquie dei Tre Santi nel monastero di San Filippo di Fragalà nel comune di Frazzanò, accompagnate da un manoscritto in greco antico.

La storia ipotizzata dagli studiosi narra che fu lo stesso Costantino Vescovo di Lentini a scrivere il manoscritto che accompagnava le reliquie:

Nell'anno del Signore Nostro Gesù Cristo, benedetto sia in eterno, io Costantino, vescovo dell'augusta Città di Lentini, fui costretto con grande dolore a portare con me, tutte le venerate reliquie dei Santi Patroni della chiesa Lentinese. I tempi in cui ho vissuto, furono assai gravi e tristi per tutti i cristiani. I Musulmani sono ormai alle porte della nostra amata terra di Sicilia. Anche la mia amata città è ormai in pericolo. Per questo, in forza della mia autorità ho traslato i Santi corpi dei miei Martiri, in luoghi più sicuri. Ho deciso pertanto di dirigermi, notte tempo, verso il Monastero della Gran Madre di Dio, Santa Maria dei Palati, della antica città di Alunzio, mia casa natale. Le gloriose reliquie che accuratamente avvolsi in drappi liturgici e accuratamente chiusi in casse con il presente scritto, sono dei miei diletti Santi Protettori:  Alfio, Filadelfo e Cirino e con loro anche le gloriose Vergini e Martiri Tecla, Giustina, Eutralia, Epifania, Eutropia, Isidora, i valorosi compagni dei tre fratelli, i Martiri Onesimo, Erasmo, ed ancora i Santi Cleonico, Caritone, Neofito, Mercurio, i sette fratelli testimoni muti di Cristo e tanti Martiri gloriosi. Diletti figli che vi accingete a venerare questi insigni fratelli della fede, ricordatevi di me che dalla furia devastatrice dei mori li ho salvati e pregate nostro Signore Gesù Cristo, perchè interceda presso il Padre, Affinchè mi accordi il perdono dei miei peccati. Vi benedico Costantino vescovo.


L'abate, informatone, si premurò di far tradurre il documento che confermò essere quelle ossa i resti umani dei tre giovani fratelli che erano stati martirizzati a Lentini. Grande fu la gioia dei monaci che, dopo una solenne processione, conservarono le reliquie nella loro chiesa, sotto l'altare da tempo consacrato ai tre martiri. La notizia ben presto giunse a Catania e poi a Lentini, dove in breve rivendicarono le reliquie dei Santi.

La spedizione decisiva giunse il 29 agosto 1517, di fronte al convento di Fragalà. Le reliquie furono alla fine consegnate dall'abate agli ambasciatori Lentinesi.

A Lentini si narra che il 2 settembre 1517, ottanta cavalieri entrarono al galoppo in città portando la cassetta con le reliquie dei santi Alfio, Filadelfo e Cirino. Questa fu consegnata ai sacerdoti della chiesa di Lentini e dopo una solenne processione custodita nella Chiesa dei Martiri.


Seguendo l’ipotesi degli storici, è probabile che a San Fratello le ossa furono portate dai monaci basiliani di San Filippo di Fragalà per sottrarli alle devastazioni arabe, giunte ormai anche alle porte del monastero. Non ci sono informazioni per capire se le ossa furono portate presso una costruzione o sotterrati in un punto indicato. Resta il fatto che la tradizione del luogo narra che fu un pastore a ritrovare le Sacre Reliquie dopo che in sogno S. Alfio gli aveva indicato il luogo esatto dove scavare. Un'altra storia attribuisce il ritrovamento direttamente ai Normanni che ripopolarono il Monte Vecchio intorno all’anno 1000.

Da tutto ciò si potrebbe dedurre che le ossa nonostante ebbero vita breve nel territorio di San Fratello, vestirono un ruolo significativo visto che nel XII secolo alcuni indizi ci fanno supporre già della presenza del Santuario dei Tre Santi sul Monte Vecchio e l’affermazione della denominazione “Tre Santi Fratelli/San Filadelfio” nel territorio dell’attuale San Fratello.


Sarebbe ragionevole pensare che, dopo il ritrovamento, le ossa tornarono al monastero di San Filippo di Fragalà e solo parte di queste reliquie vennero lasciate alla vicina città ai piedi della Roccaforte. Ma si pongono delle domande: "A Lentini nessuno sapeva nulla di questo ritrovamento?"
Visto che il reclamo ufficiale avvenne solamente dopo il ritrovamento del 1516 presso il monastero di San Filippo di Fragalà.

Da un’ipotetica data del XII secolo fino al fatidico 1516 ci sono vari testi che indicano il territorio di San Fratello già dedicato ai Tre Santi: "E' possibile che nessuna spedizione fu inviata alla ricerca delle ossa dei Santi?"

  
La Festa dei Tre Santi Patroni a San Fratello
A San Fratello il 10 maggio fin dal mattino sfilano per le vie del centro centinaia e centinaia di cavalli con i loro cavalieri, usanza introdotta nel 1950, che si uniranno alla processione con partenza dalla Chiesa Madre e diretta all'antichissimo Santuario dedito ai tre Fratelli; dove verrà celebrata la Santa Messa e si concluderà la Festa con una sorta di sagra di paese. Prima del tramonto le reliquie e la Statua di San Filadelfio tornano alla Chiesa Madre mentre i cavalieri e la popolazione in generale, continuano la Festa all’insegna della buona tavolata.  







   

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