Odissea 2012, a scuola nei container

Da Avezzano a San Fratello, anche quest’anno molti alunni assistono alle lezioni seduti dentro una scatola


Studenti e professori di tutta Italia tornano in piazza per protestare contro le proposte del governo sull'istruzione. Tra le situazioni limite, quella di migliaia di alunni italiani che, dalle elementari al liceo, fanno lezione nei prefabbricati. Perché, da nord a sud, mancano i fondi per ristrutturare gli edifici. Un problema di sicurezza che è ormai un'emergenza nazionale.

In un container almeno il soffitto non crolla. E' l'unica consolazione per le migliaia di studenti italiani che, dalla Lunigiana alla Sicilia, anche quest'anno assistono alle lezioni per sei, otto ore al giorno seduti dentro una scatola. I container sono utilizzati come soluzione provvisoria soprattutto durante e immediatamente dopo un'emergenza, per consentire la ripresa delle attività quotidiane. Dovrebbero essere, per definizione, temporanei. Ma spesso, a causa dei tagli dei fondi agli enti locali che si ripercuotono sulla manutenzione degli edifici scolastici e la costruzione di nuove scuole, diventano una soluzione permanente. 

La protesta inventata dai presidenti delle province - spegnere i riscaldamenti nelle aule degli istituti di competenza provinciale – ha riacceso i riflettori su una situazione generale drammatica. Con loro protestano i comuni, proprietari dell'83,8% dei 36.220 immobili scolastici in Italia, che devono affrontare con sempre meno risorse la manutenzione degli edifici. E che in alcuni casi si vedono costretti a trasferire (e a lasciare per anni) alunni e docenti nei container, nella maggior parte dei casi non adatti a una scuola, scomodi e con alti costi di affitto e riscaldamento. Succede in tutta la penisola, dall'estremo nord alla Sicilia.

Il terremoto delle Marche porta la data del settembre 1997. Sono passati 15 anni eppure gli studenti di due istituti superiori di Camerino, l'istituto per geometri "G. Antinori" e il liceo linguistico e delle scienze umane "Costanza Varano", ancora sentono il suono della campanella rimbombare tra le pareti di lamiera. In tutto si tratta di circa 600 alunni: "La data di consegna del nuovo plesso dovrebbe essere settembre 2013 – spiega Francesco Rosati, dirigente del liceo Varano – e questa volta sembra che ci siamo. L'unico aspetto positivo dei container è proprio la sicurezza dal punto di vista sismico. Però i disagi sono tanti, anche se i ragazzi hanno una capacità di adattamento incredibile. La mattina alle 8 si accendono i riscaldamenti e si scoppia di caldo, poi quando si spengono è di nuovo freddo. Oltretutto è uno spreco di soldi". Camerino è a oltre 600 metri sul livello del mare, poco a nord dei monti Sibillini: non proprio un clima clemente per passare l'inverno in container che hanno più di 15 anni.

Ad Avezzano dopo il terremoto che ha devastato l'Abruzzo nell'aprile 2009, diversi istituti hanno dovuto effettuare lavori per il ripristino della sicurezza o sono stati dichiarati inagibili. Tra questi il liceo scientifico "Vitruvio Pollione": oltre 1600 studenti che, dopo i rilievi del settembre 2011, hanno frequentato tutti le lezioni dentro ai container. Ora una parte delle classi è stata trasferita nelle aule di altri istituti, mentre più della metà degli allievi, oltre 800, sono ancora dentro i prefabbricati: "La ditta che ha effettuato i lavori ha proposto e ottenuto di abbattere l'edificio e ricostruirlo completamente - racconta la preside Maria Novelli - è per questo che tutti gli alunni sono stati trasferiti dentro container nei quali le condizioni sono però più che buone, anzi, gli studenti si sentivano addirittura più sicuri lì che non nelle aule. La consegna della nuova scuola doveva avvenire entro giugno di quest'anno ma, a causa del mancato trasferimento dei fondi alla Provincia, non è stato possibile. Per questo ci sono state le proteste. Dal presidente della Provincia, Antonio del Corvo, ho ricevuto rassicurazioni che i pagamenti sono in arrivo. Non ho motivo di non credergli. Ora speriamo che si risolva tutto entro giugno 2013".


San Fratello, in provincia di Messina è il paese costruito su una frana che, nel febbraio 2010, ha rischiato di trascinare con sé le case di 2.000 persone. Due edifici di scuole elementari e uno di scuole medie furono dichiarati inagibili. Anche qui da allora si fa lezione in container del tutto simili a quelli dei cantieri edilizi. Dopo nemmeno un anno si è levata la protesta feroce dei genitori. Tra i disagi più gravi denunciati: acqua dal soffitto, umidità e muffa. Furono così dichiarati inagibili anche i container. Dopo i lavori di manutenzione e impermeabilizzazione sono ancora lì, nel campo sportivo comunale. Mentre al posto della vecchia scuola elementare, ora abbattuta, resta un cumulo di macerie; e se il destino dell’edificio della scuola media sarà diverso, visto che si lavora per recuperalo, ciò non sarà comunque possibile almeno prima di marzo 2013.

Fonte: L’espresso



Commenti

  1. Firenze, 15 novembre 2012.
    LA SCUOLA PIANGE LE SUE MAGAGNE.

    Un Docente del Liceo Tasso di Roma scrive su OGGI. It. Tra l’altro: “… Un ministro tecnico, si sa, non mente. E’ efficiente. E’ come un comandante di una nave crociera che pensa solo a seguire la giusta rotta e si dà da fare per accrescere la felicità dei passeggeri e dell’equipaggio. Se un ministro tecnico, viceversa, mentisse e smantellasse un sistema già allo stremo delle sue risorse, probabilmente sarebbe un improvvisatore che comprometterebbe il futuro di un’intera civiltà. Sarebbe il comandante Schettino della nave crociera Italia.”
    Un ministro tecnico vuol rimediare, alle bislaccherie dei suoi predecessori politici.
    MA LA SCUOLA, NEL SUO DIVENIRE, PROFUMA DI IGNORANZA.
    Saper scrivere e non, digitando sulla tastiera elettronica.
    E nessuno, ancora se ne accorge. Di chi la colpa:
    Degli insegnanti poco docenti, impreparati, poco volenterosi, che non hanno passione per l’insegnamento ma soltanto del giorno 27 del mese ?
    Della mancanza di merito nelle promozioni ?
    Non so che dire, che cosa pensare. Noto, altresì che, ogni Ministro della Pubblica Istruzione vuol lasciare con tenace cocciutaggine la propria impronta di riforma che, quasi sempre non è migliorativa. Un Ministro, dura quanto una legislatura, e se questa viene interrotta anzitempo, meno ancora. E le riforme scolastiche diventano la perenne dialettica fra contrari, che provoca il divenire perpetuo degli enti sensibili. Come nella filosofia Eraclitea del “ Divenire ”.
    La scuola per effetto delle novità didattiche e per l’ «impronta» che ogni Ministro vuol lasciare quale − archè – di primaria importanza, non migliora, ma diventa deteriore.
    Recentemente ho letto, su di un quotidiano − on line – datato sabato 13 ottobre 2012, il resoconto di quanto afferma il Ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo che, lancia la proposta di un «patto per la scuola del futuro». E che questa «deve essere costruita per gli studenti e ridisegnata con il contributo degli insegnanti». Continuando, il resocontista dice quanto detto dal Ministro e così scrive: « In Europa la relazione fra docenti e scuola non è solo frontale, ma è in fase di condivisione che si prolunga nella giornata e nelle giornate», ha osservato il ministro, spiegando come invece in Italia ci sia «bisogno di cambiare un pò questo rapporto».
    È qui che casca l’asino, (Errore di digitazione ? No ! Certamente. Refuso di stampa ? No, neanche questo. Secondo me, soltanto ignoranza. L’aggettivo “Poco” si può troncare ma l’elisione vuole l’apostrofo, non l’accento).

    Anche alla televisione non sono di meno, si vedono scritte che soffrono l’ignoranza. Giorni addietro, una scritta pubblicizzava una fiction: “NÈ CON TE, NÈ SENZA DI TE”.
    Essa appariva così, tale è quale.
    NÉ collega due frasi negative e la ' E ' pretende l’accento «acuto» di rafforzamento.
    Ebbene, ci sono voluti quattro giorni perché qualche letterato della Televisione s’ accorgesse dell’errore, per poi fare apparire l’espressione corretta.
    Epperò, poi, ci lamentiamo che i nostri ragazzi invece di imparare, disimparano.
    Di questo passo, nel tempo, l’italiano scritto si adeguerà a quello adoperato dai ragazzi nei messaggini telefonici, che adoperano le abbreviazioni scribali. Che l’animo mio disprezza, per disdegnoso gusto.
    Emanuele Salvatore


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