Il risultato di queste elezioni contiene elementi che si prestano ad una
più approfondita riflessione e considerazione da parte di tutti i cittadini di
San Fratello. La vittoria di Mario Fulia rappresenta certamente una
novità di rilievo se confrontata con le tornate elettorali degli ultimi
decenni.
Mai come in questa ultima competizione si era registrato un esito così
sorprendente: se Fulia aveva in partenza tutte le carte in regola per
contendere la poltrona all'uscente Sidoti e all'ex Ricca non era altrettanto
facile pronosticarne il successo finale.
Dal 1993, anno in cui è stata introdotta l'elezione diretta del Sindaco,
tutte le sfide si sono concluse con un esito largamente prevedibile: le liste
venivano stilate in base al potenziale numero di voti dei possibili candidati e
il criterio di scelta di una persona piuttosto che un'altra era proprio il
numero di preferenze che questi riusciva a "garantire".
Quindi bastava mettere insieme un gruppo di persone con un giro quanto più vasto
di parenti o di "clienti", nel senso più ampio del termine, per
assicurarsi la vittoria finale. E la qualità? No, non era considerata una componente importante: non
serviva...
Queste elezioni invece hanno presentato un importante elemento di
discontinuità: una lista formata, in parte, da persone nuove e fuori dai vecchi
schemi e un candidato Sindaco anch'esso con le stesse caratteristiche; le altre
due liste, invece, sono state assemblate in maniera più "tradizionale"
e secondo un sistema più “collaudato”.
Ma su questo risultato, sicuramente imprevedibile, ha avuto un peso
determinante l'evento calamitoso del 2010: la frana ha smosso sia il terreno
sotto i nostri piedi ma anche le coscienze, la sensibilità e il senso di
orgoglio e appartenenza ad una stessa comunità. E, inevitabilmente, la gestione
del post evento ha creato situazioni diffuse di malcontento nella popolazione,
anche se bisogna riconoscere che la precedente amministrazione ha fatto quello che
ha potuto ma, ciò nonostante, ha "pagato" anche colpe non sue.
Quindi i cittadini sanfratellani questa volta hanno votato con la rabbia
per quello che hanno perso e con la speranza e il desiderio di potersi affidare
ad amministratori nuovi e più in grado (teoricamente) di rappresentare e
sostenere un momento di svolta e di rinascita.
Ma oggi non possiamo non chiederci: saranno in grado questi nuovi
amministratori di garantire una possibilità di rilancio del nostro bel,
nonostante tutte le "offese" subite, paesello? Io ho qualche
dubbio....non entro nel merito delle capacità delle singole
persone...tutte rispettabilissime e potenzialmente capacissime...ma la
situazione di San Fratello oggi è veramente drammatica; interi quartieri e
strade da ricostruire, scuole e chiese da rimettere in piedi e all'orizzonte,
dopo il dissesto idrogeologico il dissesto finanziario e tutto questo, come se
non bastasse, in un quadro politico ed economico regionale e nazionale fortemente negativo.
C'è anche la necessità per la nuova classe politica sanfratellana di
dotarsi di un metodo amministrativo efficace, che segua linee progettuali
precise con obiettivi individuabili e realizzabili...non è più tempo di
improvvisazioni, superficialità, pressappochismo, o ancora peggio immobilismo
totale.
I sanfratellani hanno scelto con il cuore pieno di speranza e non possono
essere traditi. E a proposito di obiettivi individuabili e realizzabili vorrei
suggerire al nuovo Sindaco di accantonare il progetto (cito dal suo programma):
"Pedonalizzazione funzionale del
centro storico, con riorganizzazione del traffico". San Fratello non è
San Gimignano, non è Volterra, non è Bevagna....attenzione con il "copia e
incolla".....
Basterebbe, per esempio, riqualificare, estirpando erbacce e raccogliendo
rifiuti, le zone e i quartieri periferici e impedire e sanzionare la
costruzione di avveniristiche opere architettoniche in puro stile favelas
brasiliane...e poi dare finalmente respiro, attraverso iniziative e atti
sostanziali e formali seri, alle peculiarità economiche, culturali e
ambientali del nostro territorio per fornire a tutta la comunità una possibilità
di crescita e di rilancio.
Magari non nei prossimi "100 giorni" ma nei prossimi 5 anni...questo
"poco" sarebbe già tanto.
Prof. Francesco Manasseri
Palermo
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