Pas de Trai, festival "siculish" tra i boschi di cerro e il dialetto gallo-italico

Vi raccontiamo com'è andata l'ultima tre giorni dei festival indie siciliani.

di Guido Noto, Marta Gentilucci e Tullio Filippone.
Nella suggestiva cornice di San Fratello, in provincia di Messina, si è conclusa domenica la prima edizione del Pas de Trai - Pure Music Festival, l'ultimo arrivato delle manifestazioni musicali siciliane. Tra le tende di un camping in mezzo al bosco di querce c'era anche una pattuglia babeliana. Vi raccontiamo com'è andata l'ultima tre giorni dei festival indie siciliani.

«Un posto fantastico!». Questa è la prima risposta che artisti e pubblico danno quando gli chiediamo cosa ne pensano del Pas De Trai, il festival musicale che ha movimentato per tre giorni la routine di San Fratello, paesino di poco più di tremila anime situato nel cuore del Parco dei Nebrodi. Ma non si riduce tutto soltanto al luogo: contributi essenziali alla riuscita di questa prima edizione sono stati la scelta musicale (dosato mix di locale e internazionale) e l'atmosfera di relax e partecipazione alla vita del campeggio, fatta di pennichelle all'ombra dei cerri (alberi tipici dell'Appennino siculo) partite a ping pong e passeggiate a cavallo.

Durante il giorno c’è chi parte per escursioni a caccia di funghi e panorami mozzafiato, chi va a curiosare in paese per scoprire le tradizioni dell’enclave gallo-italica, socializzando con gli anziani del posto che, tra una partita a briscola e una a scopone, regalano chicche sul dialetto locale. La migliore è sicuramente: «Ien cien cien cien ciai,» che come svela Saro, simpatico cameriere del ristorante Il Cerro, «sembra cinese ma è dialetto sanfratellano, e significa: "C'è un piano pieno pieno di chiodi"».

C'è chi invece preferisce bivaccare sotto il querceto che fa da cornice all’evento approfittando magari di un massaggio shiatsu, di una lezione di yoga o di un doccia bucolica all’aperto. A pochi metri dal palco, l'esposizione degli elaboratissimi origami di Fantabreeze, associazione di giovani nata con l'intento di favorire, realizzare e finanziare progetti di ricerca oncologica promossi da enti pubblici e privati, sia nazionali che locali. Sempre nell'area principale troviamo lo stand della birra artiginale locale Irias.

Gli origami di FantaBreeze
Ma Pas de Trai è un festival "artigianale", così l'allestimento è realizzato dai ragazzi dello ZisaLab, con materiale naturale e a costo zero. Sono loro a portare e lavorare il sughero, dal cui truciolato ricavano delle poltroncine, e a realizzare le insegne con scritte bilingue, in italiano e in dialetto gallo-italico. E sono ancora loro a realizzare le docce, capolavoro di architettura, separate le une dalle altre da rami e fresche frasche che si mimetizzano col paesaggio e danno un po' di privacy agli avventori. 

Il Parco dei Nebrodi, di Guido Noto

Siculish: tra Londra e la Sicilia
La simbiosi col luogo passa invece attraverso il paesaggio, in quel belvedere dal quale si vedono i monti e i boschi e la valle che scende dolcemente verso il mare. O ancora attraverso il cibo locale, su tutti le salsicce e il maialino nero dei Nebrodi alla brace. Tutto intorno si estende un microcosmo ancora incontaminato con le greggi di pecore che scendono a vale dalla tortuosa strada che porta verso il paese, i maialini neri che si agitano tra le staccionate e i cavalli di razza che simboleggiano la libertà e la fierezza di una comunità che ama perpeturare le sue tradizioni. 

E per molti degli artisti intervenuti è la prima volta in Sicilia, come per Bobby Good, artista folk britannico, che ci confessa di voler tornare presto. O come nel caso per Niels Bakx, chitarrista dei londinesi Los & The Deadlines, coinvolgente gruppo che chiude col botto la seconda serata. Il giorno uno è stato all'insegna dei Retrospective For Love e delle alchimie tra i loro sette componenti che spaziano tra hip-hop, soul e jazz. 

Bobby Good | per gentile concessione di Edoardo Genova
A completare il quadro internazionale le due "madrine" del festival: Aphty Khea, e Leslie Philips, una delle voci più interessanti della scena soul afro-beat e jazz parigina. Una presenza figlia quel gemellaggio siculish, sodalizio musicale tra il British di Londra e la Sicilia. 

Poi tantissimi artisti siciliani come gli Utveggi, Alessio Bondì, palermitano doc emigrato a Roma che canta rigorosamente in dialetto, o ancora gli apprezzatissimi Hysterical Sublime, originalissima band indie palermitana capitanata da Angelo Di Mino, e iForsqueak, altrettanto degni di nota. 


"Percorso vietato ai quadrupedi da soma o da sella"
Sullo sfondo poi c'è un paese con una storia particolare. Fondato da soldati e coloni lombardi sui resti dell'insediamento normanno San Filadelfo, San Fratello ha mantenuto intatte nel tempo le sue peculiarità attraverso la conservazione di una lingua, il dialetto gallo-italico (affascinante e talvolta incomprensibile) e tradizioni come quella del cavallo. Basti pensare che all'ingresso del paese dopo i tornanti che portano in altura uno dei primi cartelli che campeggiano è: "Percorso vietato ai quadrupedi da soma o da sella", o ancora la scritta "Società Pastori San Fratello". 

Anche per gli abitanti del paese è stata un’opportunità per venire a curiosare tra i boschi partecipando con entusiasmo (a volte eccessivo) alle tre serate in programma. E il contributo del paese alla riuscita del festival è stato determinante, come racconta l'organizzatore. Nel cartellone ci sono infatti i Kinetic Bloom e i Wallace, band proprio di San Fratello.

Chissà che in Sicilia, la "Woodstock" dei festival indie, non sia nato un nuovo appuntamento da non perdere. 

Fonte:cafababel.it













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