Il paese distrutto dalla natura e stritolato dalla burocrazia

ATTUALITA'
Interminabili disagi e inspiegabili ritardi a sei anni dal disastro.

Salvatore Mangione.
Gli sfollati di San Fratello e dei comuni del territorio dei Nebrodi interessati ai fenomeni del disastro ambientale del 2010 sono ancora in balìa delle notizie e delle incertezze in merito al loro futuro. Specialmente negli ultimi tre anni, agli annunci ed ai proclami non sono seguiti tutti i necessari provvedimenti, specialmente nel campo economico ed esecutivo di lavori ormai da troppo tempo urgenti e indeferibili.

Nemmeno di fronte alla quantificazione di cifre ed all'assegnazione delle somme a seconda delle zone colpite, c'è stato alcun risultato. Per le autonome sistemazioni, da tre anni abbondantemente trascorsi, non si sono mossi a... compassione gli addetti ai lavori. Per non parlare delle famose promesse di pubblica illuminazione e strade asfaltate, con gare che vanno a rilento, smentendo chiaramente la famosa deroga di cui godono ed hanno goduto negli atti tutte le procedure di pronto intervento di Protezione civile: pozzi, paratìe, scavi.

Adesso veramente il prezzo da pagare comincia ad essere troppo alto di fronte ad una gestione del territorio non adeguata. Quando non si riesce nemmeno ad ottenere un minimo di scerbatura, di fronte a quelle poche persone coraggiose ma costrette dalle necessità a rientrare nelle abitazioni sistemate a macchia di leopardo. Cosa si può dire se non che non esiste una razionale distribuzione dei servizi, che il buio pesto e la mancata esecuzione di lavori, costringono gli stessi ragazzi che frequentano le scuole dell'obbligo a dover affrontare tortuosi tragitti per un diritto dovere inderogabile.

Ad ogni occasione montano le proteste e la gente sembra sempre più disgustata ed imbufalita. Come se all'organizzazione del territorio si anteponesse solo la fatalità. Le cifre spese nel territorio aumentano di giorno in giorno ed aumentano anche le difficoltà. Secondo alcuni tecnici non sono state prese le dovute misure per continuare ad osservare attentamente le "zone cerniere" dell'abitato come i quartieri Portella e Monte Nuovo, dove il transito dei mezzi pesanti e la prosecuzione di lavori insistono sempre con le conseguenze del caso.

La mancata corresponsione di autonome sistemazioni e la mancata concessione degli acconti per i lavori di ristrutturazioni delle case di civile abitazione, hanno ormai posto il colpo di grazia a tante famiglie costrette ad abbandonare il paese o fuori dal centro montano o nelle dimore di fortuna nel territorio agricolo oppure nei centri della zona. La mancanza di necessari collegamenti istituzionali sta esasperando tutto il resto di quegli abitanti che gridano contro l'inadeguata pianificazione e la razionale gestione del territorio che dopo tanti interventi non riesce a soddisfare le aspettative e le speranze che hanno riposto sia gli sfollati che i tecnici. Sin dal primo momento molti hanno parlato di San Fratello come della più grande scommessa tecnica della storia, poiché salvare una zona dove cento ettari sono collassati non è cosa di poco conto. 

fonte: gazzetta del sud   

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