PRIMO ANNIVERSARIO
Esattamente un anno fa ci lasciava Salvatore Emanuele, il suo ricordo attraverso un suo articolo sul Cavallo Sanfratellano.
San Fratello. In Italia v’erano diversi reggimenti di cavalleria dotati di equini di razza eccelsa. I’agile e veloce destriero sanfratellano ne era l’antonomasia.
In questo antico paese del parlare stretto in lingua Gallo-Italico, vige
tuttora il parlare di quel dialetto ch’è venne a crearsi per la mescolanza di
coloni e soldati qui giunti al seguito di Adelaide del Monferrato. Provenivano
dalla Lombardia, dal Piemonte e dalla Provenza ed ancora dall’Emilia Romagna
insieme a qualche ligure.
IL CAVALLO SANFRATELLANO
U’ caveu sanfrardiean
Bello, imponente, orgogliosamente fiero di essere tale. Lo si potrebbe definire
un equino affetto da narcisismo.
Vanagloria? No! Verità oltremodo vera.
Molti di coloro che di anni ne contano meno di ottanta non sanno, e neanche lo
hanno sentito rammentare, che il cavallo sanfratellano veniva reclutato come i
soldati del Regio Esercito.
Era il tempo del caciocavallo sanfratellano,di gusto eccelso e
straordinariamente burroso da fresco, ancor prima della stagionatura.
Tutti gli anni, giumenti e giumente,venivano chiamati alla visita di leva
militare; ciò, può apparire un paradosso, ma tale non è se si ragiona della
vita militare della cavalleria in seno al R.E.
Fin dagli antichi tempi, anche le cavalle femmine, ossia le giumente, venivano
reclutare per adempiere il servizio militare obbligatorio, mentre oggi… tanto
gli uomini quanto le nostre, naturali affini, adempiono il servizio militare,
reso non più obbligatorio, ma volontario.
Le mandrie, giungevano ad Acquedolci la mattina di buonora. Una cavalla madre,
con un campanaccio al collo faceva da battistrada e le innumerevoli giumente la
seguivano, da ambo i lati guardiani ponevano attenzione al fluire del branco.
Entrambi gli equini di sesso diverso venivano sottoposti ad apposita visita di
idoneità da ufficiali medici veterinari e poi inquadrati per essere inviati
alle scuole di addestramento dei Reggimenti di cavalleria.
Tutte le formalità si svolgevano nel grande spiazzo antistante la torre
quadrata e la sontuosa abitazione baronale del castello Cupane.
Le reclute idonee, venivano trasferite provvisoriamente, dentro le stalle
bovine, vuote per stagionalità. E poi, avviate alla stazione ferroviaria li
vicina per essere trasportate a destinazione.
Far entrare in quei carri ferroviari, dall’aria aperta al chiuso buio dei carri
bestiame, quegli esseri indomiti, era cosa soprannaturale; eppure in ogni carro
vi dovevano entrare otto cavallini di fresco pelo per essere avviati alla
carriera militare.
Una carriera piatta, senza sbocchi di rango, di gradazione; la sola speranza di
diventare cavalcatura di un alto ufficiale per così avere qualche attenzione in
più.
Tutti gli anni a San Fratello vi giungevano, per ferrovia, gli stalloni del
R.E. selezionati per migliorarne vieppiù la razza. Giungevano 5 o 6 stalloni
nella stazione delle FF.SS.; custoditi in carri degnamente attrezzati alla
bisogna: uno stallone per ogni carro in cui l’altra metà era destinata ai
militari addetti alla custodia: due cavalleggeri per ogni cavallo da monta. A
loro era demandato il compito oltre che di custodia anche quello del
foraggiamento: fave, e anche zuccherini, gli alimenti. L’acqua da bere gli veniva
porta in un secchio di canapa che il militare addetto non metteva al collo
dell’animale, ma lo tratteneva tra le sue braccia fino al soddisfacimento dello
abbeverasi del cavallo.
Trascorreva sempre un giorno tra l’arrivo e la di poi partenza per il luogo di
destinazione programmato per l’accoppiamento; chissà perché, forse era
necessario il riposo dopo il lungo viaggio su strada ferrata.
La mattina, messa la cavezza al «signor cavallo» un soldato lo guidava alla
mèta mentre il compagno se ne stava strettamente dietro, all’accompagno.
E così, in fila indiana fino all’arrivo nelle lussureggianti verdi praterie dei
boschi di San Fratello, regno ospitale del cavallo brado sanfratellano, fiero
del suo essere di razza antica, d’antica schiatta generativa.
Salvatore Emanuele - Firenze
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