UFIS 2017. Il racconto di Vincenza
Prendi il comune più alto della Puglia, Faeto, metti insieme studenti
di età e formazioni differenti, il desiderio di apprendere e migliorare
la propria conoscenza della lingua francese, e parti insieme a me!
Mi chiamo Enza, 24 anni, sono studentessa magistrale in Scienze della
Politica, in procinto di laurearsi presso il Dipartimento Jean Monnet
di Caserta.
Sabato 15 luglio, ore 14.00, valigie pronte. Un caldo torrido fa da
cornice alla mia partenza programmata, tra le mani un gran dizionario
di francese, un buon libro da lettura, e la giusta dose di adrenalina e
di entusiasmo per ciò che, di lì a poco, mi avrebbe atteso.
Ha inizio così la mia vacanza studio, nata da una passeggiata nei
corridoi del mio Dipartimento, dopo aver sostenuto l’ultimo esame della
sessione estiva. Ad attirare la mia attenzione un cartellone grande a
sfondo verde, esposto fuori lo studio dalla prof.ssa di lingua
francese, e su di esso, a caratteri cubitali la scritta: “UFIS FAETO
2017, Università Francofona dell’Italia del Sud, Corsi di lingua
francese e iniziazione alla lingua francoprovenzale”.
“Ci sarò”, mi sono detta, senza neanche pensarci su più volte; e
così, dopo aver ultimato le procedure richieste, sono partita. Ad
accogliermi, tra le curve ripide e i paesaggi mozzafiato, Faeto, comune
di lingua francoprovenzale della provincia di Foggia, situato nel cuore
del Subappennino Dauno a circa 900 metri di altitudine. Realtà bella e
suggestiva, Faeto è un’isola linguistica, intessuta di storia e
tradizioni, con i suoi vicoletti caratteristici e colorati, la
spaesante cordialità degli abitanti del posto, e il suo clima fresco.
Ammetto di non aver mai sentito parlare prima di questo luogo, dove
tutto sembra presentarsi come una realtà surreale, intatta dalla
corrosione invasiva della modernità, lontana dall’accento
frenetico del “corri corri quotidiano”, e dove la tranquillità sembra
accompagnarti per mano anche nel banale tragitto da casa a scuola; e
così è stato per me, l’accento francese – franco provenzale degli
anziani in piazza, il sorriso accogliente di chi ho incontrato, il
profumo del pane appena sfornato, il silenzio assordante che faceva
capolino in ogni angolo di strada, ed il vento, che impetuoso e
sbarazzino, mi ha accarezzato il viso per ben due settimane. Questo e non
solo, è quanto di straordinario ha catturato il mio cuore di giovane
studentessa.
Dal 16 al 30 luglio si sono alternati corsi intensivi di lingua
francese e franco provenzale; ad iniziare dal mattino, con “le cours
de français général”, volto ad approfondire e stimolare le
competenze grammaticali, attraverso spiegazioni, dibattiti interattivi,
esercizi e dettati; a seguire, nel primissimo pomeriggio, ci si
immergeva in un corso emozionante e suggestivo: “l’atelier de théâtre”,
dove, attraverso il linguaggio e i movimenti del corpo, la
comunicazione dei suoni onomatopeici, alcuni estratti di canzoni, ed
improvvisazioni, l’approccio alla lingua diventava un mezzo originale e
meno complesso a cui prestar fede; quasi un gioco dinamico,
stravagante, e mai banale.
Non sono di certo mancati momenti di divertimento e ilarità, come la
serata vissuta a Celle di San Vito, per l’apertura conviviale dei
corsi, o la piacevole visita guidata presso la città di Troia, dove
abbiamo avuto modo di ammirare la straordinaria bellezza della
cattedrale, e gustare la “passionata”, dolce tipico dall’inconfondibile
sapore di mandorla.
Non posso non ricordare con un gran sorriso, la divertentissima caccia
al tesoro in lingua franco-provenzale, svoltasi di domenica nella
piazza centrale del paese. Due grandi squadre tra studenti e
professori, si sono sfidate per poter usufruire del bottino finale,
(prosciutto e formaggio del posto), cimentandosi con gli indovinelli
formulati nel dialetto tipico. Le corse per i vialetti, le richieste di
aiuto ai ragazzi ed abitanti del posto per scoprire gli indizi, hanno
segnato una domenica diversa, insolita e buffa.
E veniamo alla parte impegnativa e tanto temuta: gli esami finali.
L’ultimo giorno a Faeto è stato tra quelli tanto attesi e temuti, come lo
è un po’ usualmente quando si parla di esami. Ciascuno studente si è
sottoposto ad un esame scritto, sulla base dei diversi livelli
individuati, a cui ha fatto seguito l’orale davanti ad una vera e
propria commissione, presieduta dal prof. Denis Fadda, Presidente della
Renaissance Française, nonché colui che ha dato vita all’Università
Francofona del Sud.
Ansia, tensione, e nervi a fior di pelle, era questo il clima che si
respirava quella mattina nella grande scuola comunale, la stessa che mi
aveva accolta e ospitata per giorni; al termine del mio esame orale,
proprio mentre scendevo di corsa la grande scala che dall’aula portava
in giardino, ero incredula. Ce l’avevo fatta, io che partivo da un
livello base di francese, avevo appena sfidato gli angoli ostici delle
mie lacune, e avevo donato tutto il mio impegno con entusiasmo e
partecipazione, paura (quella non manca mai), e tanta determinazione. E
per non farmi mancare nulla anche un’insolita compagna di avventure,
febbre a 38.
“Quanto sarei riuscita a mettermi in gioco?” E soprattutto, “avrei
migliorato il mio francese?”
Rispondo ora, mani ai bordi di un pc, sorriso stampato sulle labbra, e
l’appagante certezza di aver fortificato le mie basi di lingua, e non
solo. Perché tra corsi, ateliers, convegni, film serali, passeggiate ed
esami, ho portato con me, la promozione ad un livello B1 ed
un’esperienza di studi impegnativa, inaspettata, e sorprendente.
Scrivo il mio racconto da casa, arricchita più che mai, con una valigia
di ricordi, gli occhi ancora fermi ed incuriositi dinanzi ai balconcini
colorati di Faeto, e con un velo di malinconia che ancora mi solletica
il cuore!
Arrivederci Faeto, il nostro sarà solo un arrivederci.
Vincenza Conte
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