Eleonora Bordonaro ha aperto la stagione del teatro a Naso, il gallo-italico di San Fratello protagonista



MUSICA E CULTURA
E un linguaggio sfrontato e raffinatissimo, incluso un omaggio al misterioso Gallo-Italico di San Fratello.

Maria Mascali.
. Si tratta del “Vittorio Alfieri” di Naso, il gioiello di 187 posti riaperto un anno fa dopo decenni di chiusura, che dallo scorso 24 novembre al prossimo 14 giugno 2019 ospita la rassegna di arti performative “Il Teatro siamo noi”. E del “volli, sempre volli, fortissimamente volli” di Oriana Civile (cantante, interprete, autrice, studiosa di tradizioni musicali siciliane e figlia della Città di Naso) che della rassegna è coordinatore artistico.
ha ispirato questo cartellone, .
Così sabato scorso l’antico Teatro del borgo ha preso vita con “Cuttuni e lamè-trame streuse di una Canta Storie” come Eleonora Bordonaro. La Sicilia e le donne. L’ironia, la leggerezza, la spiritualità, la determinazione e la furbizia all’incrocio tra cantastorie, melodia e suoni contemporanei. Il suono antico del siciliano sfumato di trame blues, manouche, latine. E un linguaggio sfrontato e raffinatissimo, incluso un omaggio al misterioso Gallo-Italico di San Fratello.
Il 22 dicembre toccherà a Pierluigi Pensabene, sassofonista nasitano di fama internazionale che, insieme al suo Skatò Quartet, porterà in scena “KOSMOS – Cose di questo mondo”, dialogo tra identità culturali diverse. Mario Incudine in “MIMÌ”, il 9 gennaio. Da Sud a Sud sulle note di Domenico Modugno, nel giorno della sua nascita. Il 15 febbraio Salvo Piparo e “Lo Scordabolario”, un dizionario delle parole perdute che ne rivoluziona il significato antico per proiettarlo in un linguaggio moderno. Flavio Bucci in “E pensare che ero partito così bene…”, il 15 marzo. Poi, il 14 aprile, i fratelli Mancuso, “Un canto essenziale” attraverso la nudità della voce e la scelta attenta degli strumenti. Alla vigilia del 27. anniversario della strage di Capaci, il 22 maggio, Stefania Bruno renderà “Omaggio a Falcone e Borsellino” con la sua sabbia effimera e commovente.  Alosha, la danza “streusa” del suo “Il
danzastorie di Sicilia”. Un modo unico, personale e moderno di simboleggiare il riscatto sociale a passi di danza, in chiusura, il 14 giugno.
Un cartellone che, non a caso, si apre e si chiude con “cose streuse” (strane, bizzarre, originali), perché per preservare la propria ricchezza.  “Un popolo diventa povero e servo quando gli rubano la lingua ricevuta dai padri: è perso per sempre” (Ignazio Buttitta).


fonte: glpress.it


Commenti