Nessuna disputa, nessun dubbio per la scrittura di “San Frareu”

 


Per la denominazione gallo-italica di San Fratello non c’è spazio per alcuna disputa o dubbio. E’ infatti unanime la tradizione culturale: tutti gli studiosi, già a partire dall’Ottocento, hanno sempre e unicamente scritto San Frareu; bisogna invece attendere la fine degli anni ‘80 per ritrovare improvvisamente l’indicazione toponomastica con la scritta San Frareau basata esclusivamente su una presunta percezione auditiva, “a arog”, senza il pur minimo rispetto per l’etimologia del termine.

E’ interessante innanzi tutto  notare che il Gallo-italico, mentre negli altri centri dello stesso ceppo (Aidone, Nicosia, Sperlinga, Piazza Armerina, Novara Sicilia, Montalbano, ecc.) subiva una pesante contaminazione dal siciliano, restando patrimonio parlato solo per studiosi ed appassionati, a San Fratello si preservò e negli anni ’60 ricevette linfa vitale dall’utilizzo che ne fecero studenti e professionisti riscattandolo da certi negativi pregiudizi.

Ma il vero e grande fervore si ebbe in seguito agli studi del prof. Benedetto Di Pietro che, in stretta collaborazione col prof. Salvatore Trovato dell’Università di Catania, ha elaborato un sistema di scrittura completo con regole precise e ben definite e che lui stesso ha testato nella sua raccolta di poesie “A tarbunira” (1999). Da allora è stato da parte di molti un continuo cimentarsi nella composizione di racconti e poesie che sono state pubblicate nella collana letteraria “Apollonia” da lui  fondata e diretta fino alla sua prematura scomparsa (2019). E ancora di più in seguito alla creazione nel 2012, da parte di Carmelo Faranda, del gruppo Facebook “San Frareu - Zzea parduoma u dialott dû nasc paies”, subito diventato un punto di ritrovo virtuale per quanti se ne volessero accostare, paesani e non, e per i numerosi sanfratellani sparsi in tutto il mondo. Inoltre con la direzione scientifica del prof. Di Pietro, tanti altri, incoraggiati ed attratti dalle svariate tematiche proposte dal Gruppo, hanno incrementato con le loro composizioni il patrimonio letterario del Sanfratellano. Infatti negli anni il prof. Di Pietro ha curato e pubblicato le seguenti opere: “Chjiéchiari a d’aumbra di Rracafart” di A.Versaci; “Nta li sträri e cunträri” di B. Lo Iacono; “Sbughjann nta li paradi” di B. Di Pietro e B. Iraci; “Parole Sanfratellane nel Web” antologia (AA.VV), “Pinsier, emuzziuoi, rrigard” di G. Cancelliere, “Cû gruopp a la gaula” di G. Mazzullo; “Ô frosch” di B. Di Pietro, ultima sua opera.

Infine è da notare che all’interno del Gruppo con la rubrica “Mparuoma u Sanfrardean”, a cura del prof. Filadelfio Vasi, si è mirato a potenziare l’uso del parlato e negli ultimi due anni con la rubrica “Mparuoma a scrìvir u Sanfrardean”, a cura del prof. Nicola Bellitto, si è cercato di fornire gli strumenti necessari per l’acquisizione delle competenze per l’utilizzo del nostro sistema di scrittura e da quest’anno con la proposizione di mirati video sonori si è cercato di allargare la platea dei fruitori anche ai non parlanti.

In tutte queste pubblicazioni San Fratello e così pure il nome proprio Filadelfio è stato sempre scritto “Frareu” e dal 2012 Frareu compare nel sito Facebook del gruppo “San Frareu - Zzea parduoma u dialott dû nasc paies”.

Tutto ciò mentre altri cultori,  pur avendo raccolto glossari del Sanfratellano parlato, non sono in grado di scrivere in gallo-italico sanfratellano neppure brevi testi se non con sistemi empirici, fuorvianti e che non tengono conto delle più elementari norme. Prova ne è che nei mesi scorsi, prontamente e per primi, siamo stati costretti a segnalare che gli Amministratori del “Palio di San Filadelfo” in una iscrizione toponomastica,  scrivendo  “Cian du Munumant”  invece di “Cìan dû Munumant”, hanno commesso due errori in tre parole. Ed anche nei giorni scorsi, a malincuore abbiamo dovuto rilevare che coloro che nel blocco marmoreo posizionato nel quartiere Portasottana  hanno curato l’incisione del nome gallo-italico di San Fratello con San Frareau hanno incautamente riprodotto l’errore già presente nel cartello toponomastico stradale la cui correzione è stata più volte sollecitata alle varie Amministrazioni comunali succedutesi negli anni.

Eppure, per evitare tali incresciosi episodi che suonano come offesa alla cultura sanfratellana, bastava poco: consultarsi con gli altri, con coloro che ne sanno di più.

Ci auguriamo che chi di dovere intervenga per porre rimedio a tale scempio della nostra lingua.

 

”San Frareu – Zzea parduoma u dialott dû nasc paies”

Ammininistratori  Nicola Bellitto, Carmelo Faranda

Commenti