8 Gennaio 1922 - 8 Gennaio 2022, 100 Anni di storia da non dimenticare

 


di Antonino Scavina. 8 gennaio 1922, una data che ogni sanfratellano, piccolo o grande che sia, non può non conoscere, un giorno funesto che ha segnato la storia di un paese montano; di un borgo che fino ad un secolo fa era uno dei centri siculi maggiormente sviluppati e prosperi dell’area tirrenica occidentale. Nel giro di poche ore, la bellezza, l’arte, la convivialità tra vicini di casa, la gioia, la spiritualità, le tradizioni ma soprattutto le speranze e le certezze di molti furono spazzate via, disintegrate, troncate alla radice di un terreno che forse non era in grado al tempo di sostenere sì tanto peso. Io sono solo un giovane uomo di 35 anni, concittadino sanfratellano e affine alla conoscenza delle mie radici, non ho vissuto l’8 gennaio ma, di certo, questo giorno lo porto inciso nel cuore perché, sin da piccolo in casa, con i nonni e gli anziani del quartiere si è sempre parlato del famoso 8 gennaio che portò via, oltre a palazzi, chiese e monumenti, anche le case e la sicurezza economica e sociale di molta gente che, nel giro di un giorno, si ritrovò povera, senza un tetto sulla testa, affamata, dispersa, in ginocchio tra le macerie di un disastro che forse al tempo non si poteva evitare, non per incuria né per superficialità ma per quella poca conoscenza di allora data che poneva le basi dell’edilizia e dell’urbanistica nell’esperienza di uomini che avevano solo conosciuto la pietra, il martello, la calce e ciò che serve a costruire. Non voglio assolutamente additare come buzzurri ignoranti i miei avi, voglio solo dire che i tempi e luoghi forse non erano quelli giusti per un colosso come l’antica San Fratello. Il progresso ha una tempistica lenta che spesso non coincide con le capacità umane; non dimentichiamoci che il fatto è avvenuto nel 1922, agli inizi del ‘900 ma, senza cercare scusanti o accusare nessuno, io voglio solo ricordare; ricordare per non dimenticare e per fare meglio per il futuro; anche se, in tema di frane e disastri idrogeologici, San Fratello ha molta esperienza, infatti, a distanza di quasi un secolo, il 14 febbraio del 2010, un secondo evento franoso colpì il mio amato paese, lacerando nuovamente una piaga che ancora bruciava viva nel petto di un popolo ma il territorio di San Fratello cerca sempre di rinascere dalle proprie macerie. La seconda frana ci ha fatti ripiombare all’antico 8 gennaio, facendoci provare sulla nostra pelle ciò che provarono i nostri avi allora. Si sentiva echeggiare in giro, non pensavo di vivere ciò che visse mio nonno, mia madre, i miei avi… L’incredulità regnava sovrana in entrambi gli eventi, ma ci sino rialzati, a stento, con molte falle, con molti dubbi, con qualche pensiero infido, con tanta voglia di rinascere, lo facciamo da secoli. Siamo un popolo dalla pelle dura e dal grande cuore, non abbiamo paura di dire ciò che non va e di combattere affinché cambi. Dall’8 gennaio 1922 molto e cambiato per noi e per il nostro borgo marinaro, sulle coste ci si è espansi ma a monte non è mancata la voglia di ricostruire là dove il fato aveva distrutto, di rattoppare lo splendido arazzo splendente di bellezza e di storia antica che è il nostro amato paese con le sue tradizioni, la sua arte, il suo prestigio, la fauna e la flora che lo circonda e della quale è l’unico e il solo custode. Simo qui e qui restiamo, chi non sta bene per i più svariati motivi, sa e conosce bene la strada per lasciare San Fratello, alcuni in lacrime per un lacerato distacco dal proprio suolo natio per votivi lavorativi o altro ma sempre presente tra noi anche con il cuore, con la mente e, in molte occasioni, tornando a visitare la rocca dalla quale vorrebbe non staccarsi mai, altri sorridendo al pensiero di trovare altrove la propria felicità, non sapendo che la vera felicità la si cerca nel cuore e non nel mattone o nella comodità. Da qualche mese vivo a Messina per motivi di lavoro, ho imparato ad amare la città che mi ha ospitato e mi ospita, regalandomi ogni mattina lo spettacolo di uno stretto brillante alle prime luci del sole, voglio bene a Messina che, come San Fratello, ha subito il dolore di un disastro idrogeologico non meno funesto del nostro, ma sicuramente amo San Fratello e mi perdo nella sua storia, amo incantarmi guardando il SS. Crocifisso in Chiesa Madre, amo rilassarmi nel Chiostro, amo perdermi tra le braccia di Gesù adorandolo nei Tabernacoli delle mie Chiese, io mi auguro e vi auguro in questo centenario dalla frana del 1922 di amare sempre più il vostro paese, di tenere strette le vostre origini perché anche da loro dipende la formazione della vostra personalità, del vostro carattere, della vostra vita. Rinasci San Fratello, rivivi sempre nei cuori e nella terra che ti appartiene.

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