Alla scoperta di San Fratello. (San Frareau/San Filadelfio) Uno dei luoghi più singolari al mondo, San Fratello è il paese natale di San Benedetto il moro, patria del Cavallo Sanfratellano, qui furono ritrovate le ossa dei Tre Santi Alfio, Filadelfio e Cirino. E' assai probabile che questo stesso territorio fu sede dell'antica Apollonia di Sicilia. San Fratello è lo scrigno di alcune tra le più belle, misteriose e antiche tradizioni folcloristiche della Sicilia, ad esempio i riti della Settimana Santa con la presenza dei Giudei. Inoltre a San Fratello si parla un'antica lingua galloitalica.
San Fratello discovering, SICILY. (San Frareau/San Filadelfio) The most unique place in the world. San Fratello (San Filadelfio/Apollonia) is the birthplace of St. Benedict the Moor, running free here the famous "San Fratello horse," during Holy Week, we hear the trumpets of the "Jews" and the population speaks an ancient language of origin "galloitalica".
Storia di San
Fratello
a cura di Carmelo Emanuele
Grotta di San Teodoro |
La Nonna della Sicilia. La Grotta di San
Teodoro (oggi, comune di Acquedolci), è questo il punto d’inizio della storia
di San Fratello. All’interno
della grotta sono stati ritrovati resti di animali risalenti a 200.000 anni
a.C. e in uno spazio di tempo valutabile tra i 12.000 e gli 8.000 anni a.C.
quest’ampia e suggestiva caverna fu abitata anche dall’uomo. La testimonianza
più grande è data dal ritrovamento dei resti fossili di una donna di circa 30
anni, alta 165 cm e vissuta all’incirca 11.000 anni fa, ribattezzata “Thea” la
nonna della Sicilia. Le prime tracce antropiche di questo territorio risalgono al
paleolitico. La grotta, opera di un fenomeno carsico che scavò un antro
nell'interno del monte San Fratello, risulta ricca di reperti di fauna databili
al pleistocene: rinoceronti, ippopotami, elefanti nani. Questi resti giunsero
nella grotta attraverso inghiottitoi quando la grotta stessa non comunicava con
l'esterno. Diverse migliaia di anni dopo, la terra si sollevò e al posto del
mare si estese una pianura costiera. Fu allora che giunse l'uomo, come
dimostrato dal ritrovamento di numerosi resti umani.
La città sul
Monte San Fratello. Sul Monte
Vecchio o Monte San Fratello (718 m.s.l.m.) vi sono i resti del primo vero nucleo abitato del
territorio di San Fratello. Un'antica città che recenti studi hanno ipotizzato
essere Apollonia di Sicilia, fondata a sua volta su un piccolo centro agricolo popolato dai siculi.
Divisa in due quartieri, la parte più alta nella
sommità quasi piana del monte era circondata da mura, aveva nell’entrata una
magnifica porta e in città si poteva ammirare il tempio di Venere e l'imponente
tempio di Apollo. La parte inferiore della città invece si trovava in una
pianura più declive sul monte. Durante
il periodo romano, la popolazione di Apollonia ha subito l'infame spoliazione
di Verre, Pretore della Sicilia, come possiamo leggere nel III libro delle
"Verrinae" al capitolo 43 di Cicerone.
L'area Archeologica sul Monte San Fratello |
L’abitato del
Monte Vecchio, ha avuto due fasi ben distinte. La prima dal III secolo a.C.
fino al I secolo d.C., durante la quale si sono verificate varie distruzioni e
ricostruzioni. Una seconda fase invece pare essere di epoca normanno-sveva da
porre probabilmente in relazione con il Santuario dei Santi Fratelli, anche in
questa fase l’abitato doveva essere notevolmente esteso.
In età normanna,
infatti, il Monte venne ripopolato e questo determinò anche la definitiva
scomparsa dei resti dell’antica città, infatti tutti i monumenti e le
abitazioni furono oggetto di spoliazione. La prestigiosa e antica pietra con
cui erano costruiti gli edifici dell’antica acropoli venne utilizzata anche per
ampliare il nuovo abitato, poco più distante nei pressi di un grande colosso di
pietra (la Roccaforte), cancellando così la memoria e un pezzo di storia di
questo territorio.
Panorama di San Fratello dal Monte Vecchio |
Da Apollonia a San Filadelfio. Sulla nascita del primo nucleo abitato
attorno alla Roccaforte vi sono pareri contrastanti. In effetti dalla scomparsa
di Apollonia alla fondazione di San Fratello la carenza di documenti e studi
specifici ha creato un “buco storico”, che parte dalla seconda metà del 400
fino al 1100 circa, cioè ai primi documenti storici attendibili sull’esistenza
della città di San Filadelfio (la futura San Fratello) e sulle frequentazioni
normanne-sveve del Monte Vecchio.
Ma se il grande dilemma degli eventi che
si sono susseguiti sul Monte Vecchio tra la fine di Apollonia e l'arrivo dei
Normanni sembra irrisolvibile, non è da meno i dubbi che invece si hanno su
come e quando, nacque il borgo intorno alla Roccaforte.
Secondo le credenze locali, questo territorio
sarebbe legato anche al destino di altre due misteriose città scomparse:
Haluntium (Alonzio, Aluntium, Aluntio) e Demenna (Dèmena. Dimnasc).
cartina storica in cui Aluntio viene riportata sul Monte San Fratello |
Inoltre, se la presenza greco-romana e
normanno-sveva è confermata da studi in proposito, diversamente non sono stati
ancora trovati indizi attendibili sulla frequentazione bizantina e araba. A
tutto ciò, si aggiunge un altro mistero: infatti un'altra suggestiva ipotesi
storica individuerebbe nel colosso di pietra della "Roccaforte" il
sito su cui sorgeva il "Castello di Turiano", che i Normanni
ribattezzarono "...di San Filadelfio (Philadelpho)".
Proprio il periodo normanno venne
caratterizzato dalla presenza di una cittadella fortificata, autentico avamposto
militare attorno alla Roccaforte.
Il Periodo Normanno. Tra il 1061 e il 1090 giunti in questo
bellissimo territorio, i Normanni ripopolarono parzialmente anche il Monte
Vecchio o San Fratello, ma in linea di massima i rottami di Apollonia vennero
riutilizzati per fortificare le mura della cittadella militare ai piedi della
Roccaforte e allo stesso tempo issare al cielo nuove costruzioni.
La storia tramandata vorrebbe nello stesso
periodo il ritrovamento sul Monte Vecchio delle reliquie dei Tre Santi martiri
Alfio, Filadelfio e Cirino, trafugate da S.Tecla durante l’invasione dei musulmani.
I Normanni, stavano riciclando già i materiali di Apollonia quando trovarono le
reliquie; dopo tale ritrovamento decisero di costruire nello stesso punto una
costruzione dedicata ai Tre Santi martiri.
Iconografia dei Tre Santi Alfio, Filadelfio e Cirino |
Santuario dei Tre Santi sul Monte San Fratello |
La chiesetta dei Tre Santi sarebbe una
delle prime Chiese di San Fratello, anche se rimane un mistero la notizia
riportata dagli storici Luigi Vasi e Benedetto Rubino, i quali affermavano che
il tempio cristiano più antico di San Fratello sarebbe la Chiesa dei “Diecimila
Martiri”, che si trovava in uno dei punti più elevati dell’antico paese accanto
alla Roccaforte. Di questa Chiesa non si seppe più nulla - gli stessi autori sono
poco chiari - alcuni ipotizzano che venne distrutta da cause naturali o da
assedi, mentre una tesi più suggestiva indica che si trova sotto l’antica
Basilica di San Nicolò.
Alcuni teorici
della storia di San Fratello ipotizzano periodiche frequentazioni in città
della Regina Adelaide, terza moglie di Ruggero I il Normanno e madre di re
Ruggero II.
Risale al 1116
un diploma di fondazione del Castello di San Filadelfio. Con la stessa data è
identificata la nascita della moderna San Fratello. Difficile dire se si sia
trattato di una nuova fondazione o piuttosto di una fortificazione su una città
già esistente. Il Vasi e il Rubino fanno notare nei loro studi una coincidenza interessante:
alla comparsa del toponimo di San Filadelfio coincide la scomparsa di Demenna
come città.
Per essere
precisi in questo periodo la città verrà chiamata Santi Fratelli, Castello di
San Filadelfio, San Filadelfio, San Fratelli e infine San Fratello (i nomi sono stati italianizzati). Il reale
passaggio da uno all’altro nome non è né confermato né provato, ma piuttosto
sembra che in epoche vicine venisse utilizzato a volte uno e a volte l’altro,
fino al consolidamento definitivo di San Fratello. Ma questo non è avvenuto
tantissimo tempo fa, come qualcuno potrebbe pensare, infatti basta visitare i
musei delle carte storiche per scoprire mappe seicentesche con ancora riportato
San Filadelfio.
E’ assai
probabile che i primi secoli di vita della città di San Filadelfio siano stati
caratterizzati da una presenza multietnica. Gli abitanti non erano solo
Normanni, c’erano siciliani del luogo, greci antichi, bizantini, italiani e
lombardi, franchi, ebrei e perfino musulmani. La convivenza più o meno pacifica di questi popoli potrebbe essere stata frutto del buon governo di Ruggero II su tutta l'isola. Antichi quartieri, nobili casati,
usi e costumi testimoniano queste presenze nel territorio, anche se la prova
inconfutabile potrebbe essere il mix linguistico tramandato nei secoli ed oggi
riconosciuto come idioma galloitalico del luogo. Il galloitalico è presente
anche in altre colonie sicule, ma a San Fratello vi è la sensazione che abbia
subito delle influenze più rilevanti per ognuno dei popoli presenti sul
territorio.
La presenza dei
popoli del nord verrà rafforzata da una serie di migrazioni dal nord Italia
verso la Sicilia; e San Filadelfio diverrà una delle mete preferite.
Esemplari di Cavallo Sanfratellano |
Il Cavallo Sanfratellano, altra
singolarità del luogo, è probabilmente la conseguenza dell’installazione dell’avamposto
militare. Difatti, proprio in questo periodo viveva un’importante fase della
sua integrazione fra razze di cavalli provenienti da terre lontane che si
unirono su questi monti e allo stesso tempo, davano vita alla nuova razza che
lentamente si adattava al vasto territorio dei Nebrodi. A difesa della
cittadella militare furono impiegati soldati di ventura di
origine longobarda che provenivano dall'Italia settentrionale, e
altri mercenari provenienti da regioni ancora più lontane, come la Francia
meridionale.
Tra il 1200 e il
1300 il cambiamento culturale che vive la città di San Filadelfio è
storicamente il più importante della sua esistenza. Difatti, nello stesso
secolo si fanno coincidere le prime apparizioni della caratteristica Settimana
Santa Sanfratellana con la presenza dei Giudei.
Anche se è facile imbattersi in ipotesi diverse, lasciando intendere quanto questa arcana manifestazione abbia radici ancora più remote, forse comparsa qualche secolo prima – chissà, che non sia uno strascico dei tempi saraceni - ma finora nessun documento storico è stato ritrovato a riguardo. Una presenza – quella dei Giudei – molto diversa dall’attuale, assai meno sgargiante e rumorosa, ben radicata ancora nella tradizione religiosa.
La discesa dei
popoli italici continuerà fino alla salita al trono di Federico II, quindi è
probabile che San Filadelfio continuò a crescere fino a tale periodo. Inoltre
l’accresciuta importanza sul territorio è testimoniata dal documento che nel
1272 eleverà il Castello di San Filadelfio tra i regi castelli dell’isola.
I padroni di San Fratello. Verso la fine del XIII secolo iniziarono
ad alternarsi al potere varie e potenti famiglie dell’isola. Nel 1270 il
castello e feudo di San Fratello furono concessi a un milite di nome
Giovanni. I successori furono nell’ordine: l'angioino Guillot
d’Alisy, il provenzale Raymond de Puy-Richard e un membro dei
Palizzi. Nel 1299 per concessione di Carlo II d'Angiò, San Fratello venne
concesso al miles messinese Squarcia Riso. Poi vi fu un periodo di
transizione in cui il feudo e il castello tornarono in mano al demanio, a causa
principalmente della guerra tra Napoli e la Sicilia, e per un breve periodo
anche la curia vescovile gestì il territorio Sanfratellano. Nel 1305 il feudo
fu governato dalla potente famiglia messinese e di origine normanna
dei Palizzi, nella persona del miles Damiano Palizzi. In seguito
passò per pochi anni alla famiglia di origine aragonese degli Alagona
e nel 1356, Federico III concesse il feudo al capitano e castellano
Guglielmo Ventimiglia, membro della potente famiglia Ventimiglia di
origine normanno-ligure.
A partire dal 1361, si alternarono Enrico
I Rubeo già conte di Aidone per concessione di re Federico IV, Guglielmo
Rosso della famiglia di origine normanna dei Rosso e successivamente,
Enrico II Rosso della stessa famiglia. Nel 1392, il re Martino I di
Aragona concesse San Fratello a Federico II d'Aragona figlio di
Vinciguerra d'Aragona, ma dopo la sua ribellione, il feudo passò agli Oliveri,
famiglia messinese di origine spagnola. Federico d'Aragona ottenuta la clemenza
del sovrano, ritornò in possesso del feudo, ma due anni più tardi lo perse
nuovamente.
Furono anni non certo facili, in cui si
registra la presenza della famiglia Muro, fino all’avvento nel 1398 del barone
Ongerotto (o Ungerotto) Larcan, famiglia catalana che mantenne il feudo
di San Fratello per oltre due secoli, fino al XVII secolo. Dalla seconda
metà del Seicento il feudo passò alla famiglia di
origine genovese degli Squarciafico, poi ai Sancetta,
agli Spatafora, ai Lucchesi, alla famiglia di origine normanna
dei Gravina (il cui stemma diventò il simbolo del comune) e di seguito, ai
principi di Palagonia. L'ultima famiglia feudale di San Fratello fu quella
dei Cupani (o Cupane).
Lotte di campanile. Intanto, a partire dal XIII secolo,
l’abitato era già ben diviso in quartieri a causa della provenienza culturale
abbastanza varia della popolazione. Ma le divisioni cominciarono ad essere
importanti e pericolose quando entrò in mezzo la religione, cosa più che seria
in tale periodo storico. Una sola cosa metteva tutti d’accordo: “il popolo mal
sopportava i governanti e chiedeva a gran voce il ritorno del feudo al
demanio”. Ma le preghiere non furono mai ascoltate.
Eppure con l’arrivo al potere dei Larcan,
tra il 1400 e il 1600, la città gode di un nuovo e importante periodo storico,
infatti, verranno costruite importanti opere religiose e realizzati numerosi
palazzi nobiliari, fra cui il Palazzo Mammana (ancora oggi esistente), e diverse famiglie ricche e
potenti dell’isola si stabiliscono a San Fratello. Proprio in questo periodo
comincia una lotta interna fra le famiglie, frutto di interessi politici e
religiosi sempre maggiori.
Da segnalare che in questa fascia storica a San
Fratello nascerà il cittadino più illustre della storia, si chiama Benedetto
Manasseri nato nel 1524, e dal 1807 sarà conosciuto in tutto il mondo come San
Benedetto il Moro.
Il 1500 è anche
il secolo della costruzione del battistero del SS Crocifisso (1595), mentre agli inizi
del secolo (1538/1545) verrà costruita la Basilica di San Nicolò. Difficile dire
se si tratta di una costruzione nuova, fondata su un culto esistente oppure no
a San Fratello; o trattasi di ricostruzione su altra chiesa, oppure di una
ristrutturazione di una precedente Chiesa di San Nicolò per eguagliare e
superare in bellezza l’imponenza della Chiesa Maria SS Assunta, riconosciuta
come Matrice.
L'antica basilica di San Nicolò di Bari |
Ciò che di sicuro giunge fino a noi sono documenti parrocchiali
antecedenti a questa data, quindi il culto doveva già essere presente da secoli
a San Fratello, e le foto storiche antecedenti il 1922 ci mostrano una
costruzione meravigliosa tanto quanto la Matrice, adornata di un campanile
maestoso e poco più tardi, anche da una piazza meravigliosa con una trentina e
forse oltre, di statue di personaggi illustri. Da quel momento in poi nulla è
stato più come prima, infatti, i “nicolini” invocheranno a gran voce il titolo
di matrice sul territorio, mentre i “mariani” difenderanno con le unghie e con
i denti ogni attribuzione concessa a suo tempo.
Una tesi
diversa dice, che il culto di San Nicola giunse con i Normanni e la Chiesa di
San Nicolò di Bari era l’antica Matrice di San Fratello fino a quando, a causa
della crescita demografica dell’abitato, non si pensò di costruire un tempio più
grande che nel giro di qualche decennio “acquistò” il titolo di Chiesa Madre.
Foto di una processione, sullo sfondo la Chiesa di Maria SS Assunta del XVII sec. |
Così i
“nicolini” ristrutturarono e ingrandirono la Chiesa di San Nicolò, rendendola
se non superiore, almeno alla pari di quella dei “mariani”, e tale bastò per
chiedere indietro il titolo di Matrice che negli anni a seguire si trasformò in
una baruffa infinita tra le due potenze religiose.
Secondo diversi storici queste liti
avrebbero invece radici ben più profonde e remote, cioè sarebbero dovute allo
scisma che colpì la Chiesa Cattolica agli inizi dello scorso millennio e che
non risparmiò neppure San Fratello: da una parte un rito greco che si
riconosceva nella Chiesa di San Nicolò e dall’altra un rito latino vicino alla
Chiesa Maria SS Assunta.
Quest’ultima ipotesi potrebbe avere una chiave di
lettura molto più arcana, perché in altri luoghi dove vi furono analogie simili
(la città galloitalica di Nicosia è il caso più eclatante), testimonianze
storiche affondano le radici al periodo romano-bizantino. Tradotto a San
Fratello, quindi, si avrebbe un importante indizio non solo dell’esistenza
della città già in epoca bizantina, ma di una sua continuità sul territorio dal
periodo romano di Apollonia fino all’arrivo dei Normanni.
Altra cosa importante da sottolineare, riguarda la costruzione di queste imponenti Chiese e di tanti altri edifici di
San Fratello. Anche se le date non sono ufficiali, di certo i materiali
utilizzati per abbellire le costruzioni provenivano in gran parte dall’antico
sito di Apollonia, ormai abbandonato: colonne, marmi, pietre ecc… furono un
tesoro che non durò a lungo sul Monte Vecchio e venne ben presto riciclato a
San Fratello. Contrariamente a quanto pensato, cioè che furono i normanni a riciclare gran parte di Apollonia, gli indizi dello studioso Fazello (1498-1570) che riferendosi alla città sul Monte Vecchio (da lui identificata come Aluntio) racconta di rovine ingenti e meravigliose; e le costruzioni delle chiese di San Fratello (quasi tutte tra il '500 e il '700) ci fanno supporre che fino agli inizi del '500 il materiale saccheggiato dal Monte San Fratello non era stato molto, e la città si presentava quasi intatta seppur abbandonata. Fu in questo periodo che iniziò la cancellazione del passato greco di San Fratello.
Panorama del centro storico di San Fratello risalente al 1890, al centro della foto sotto la Roccaforte il seicentesco Monastero, in basso a sinistra è riconoscibile la Chiesa Maria SS Assunta. |
Il Convento francescano, costruito nei primi anni del '600 |
Passano gli anni e il potere religioso di
San Fratello continua a crescere con la presenza sul territorio di un nuovo
Convento di Santa Maria di Gesù (l’attuale chiesa Madre) e la
costruzione di un Monastero di Benedettine, di riformati (entrambi costruiti tra il 1600 e il 1617) di domenicani e
del terzo ordine di San Francesco, veri centri di cultura umanistica. A ciò si
aggiungeva l’istituzione di un tribunale ecclesiastico, la biblioteca
cinquecentesca e dal 1747 l’ambito privilegio di essere sede del Capo della
Prefettura, con giurisdizione su 24 comuni. Il professore Sebastiano Salomone,
nella sua opera "Le Province Siciliane", pubblicato nel 1888,
parlando di San Fratello scriverà: “è un Comune Capoluogo di Mandamento".
Ma intanto a San Fratello la lotta tra le
due superpotenze religiose arriverà a scomodare anche la Santa Sede. Si litiga
su tutto: per il territorio, per la dipendenza degli altri edifici Sacri sparsi
nel comprensorio, per le feste e le processioni. Tant’è che alcune di esse
subiranno delle variazioni per accontentare tutti. Basti citare la Festa dei
Tre Santi, Patroni della città: il 10 maggio due processioni partivano dalle
due chiese, una andava al Santuario sul Monte Vecchio (come attualmente
succede), mentre l’altra contemporaneamente si recava in direzione contraria in
quello che verrà oggi chiamato Monte Nuovo.
foto risalente al 1890 lungo il corso pirncipale |
L'apice prima del tracollo. La città di San Fratello è abitata
principalmente da gente umile, contadini, allevatori, artigiani ecc... ma circa
un centinaio di famiglie residenti sono tra le più ricche e potenti della
Sicilia, e cominciano una lotta di possedimenti e interessi che si trascinerà
perfino nell’abbellimento delle Chiese di San Fratello. Sia nel centro abitato
quanto nelle campagne non passa troppo tempo senza che venga costruita o
abbellita una Chiesa o una Cappella.
Chiese di San Fratello agli inizi del
1900
|
Chiesa di Santa Maria Assunta (Matrice), da cui
dipendevano sette chiese urbane minori:
|
- Chiesa
di San Pietro Apostolo
|
- Chiesa
di San Giacomo
|
- Chiesa
di San Benedetto da San Fratello
|
- Chiesa
di Sant'Ignazio di Loyola
|
- Chiesa
di San Sebastiano Martire
|
- Chiesa
Maria SS Delle Grazie
|
- Chiesa
dei Tre Santi Alfio, Filadelfio e Cirino, quest'ultima sul Monte Vecchio.
Annesso alla chiesa - riferisce il Vescovo - c'era un santuario, abitato da
più eremiti, che vivevano di elemosine e della rendita di un fondo rustico.
Queste vengono definite chiese filiali urbane.
|
Sempre dalla
Chiesa Matrice dipendevano altre sette Chiese rurali sparse nel territorio:
|
- Chiesa
di San Giuseppe e Sant'Antonio, nel territorio delle Acque dolci
|
- Chiesa
di San Pancrazio Vescovo e Martire, ubicata nel fondo detto
"Abbazia"
|
- Chiesa
di Sant'Elena
|
- Chiesa
di San Niceto
|
- Chiesa
di San Dionisio
|
- Chiesa
di Sant'Ignazio
|
- Chiesa
di Sant'Antonino
|
Chiesa di San Nicolò di Bari, considerata una seconda Matrice che per magnificenza, arredi e suppellettili, per i tesori d'arte e per gli ori e
gli argenti, non era inferiore in nulla alla chiesa Madre. Da questa Chiesa
dipendevano sei chiese urbane minori:
|
- Chiesa
della Maddalena
|
- Chiesa
Maria SS Del Rosario
|
- Chiesa
del SS Crocifisso
|
- Chiesa
di San Paolo Apostolo
|
- Chiesa
di Sant'Antonio Abate
|
- Chiesa
di San Michele Arcangelo
|
Dalla
Chiesa di San Nicolò dipendevano anche altre sette chiese sparse nel
territorio:
|
- Chiesa
Maria SS Del Carmine
|
- Chiesa
di San Francesco di Paola
|
- Chiesa
di Santa Cristina
|
- Chiesa
di Sant'Anna
|
- Chiesa
di San Giuseppe
|
- Chiesa
Maria SS Della Tedesca
|
- Chiesa
di San Giacomo Apostolo
|
In poco meno di
un secolo San Fratello, grazie ai suoi tesori religiosi e aristocratici,
diventa uno dei centri più ricchi dell’isola, il primo nella nuova Diocesi di Patti.
Eppure, paradossalmente il 90% della popolazione viveva in condizioni non
proprio facili. La contraddizione regnava nel centro abitato, dove ad un
palazzo di pregiata fattura e ricco di ogni ben di Dio, si contrapponevano una
decina di case povere e piccolissime, spesso dimora di famiglie numerose.
Primi Censimenti di San Fratello
|
Anno 1595, abitanti 2.300 circa
|
Anno
1652, abitanti 3.419
|
Anno 1713, abitanti 3.236
|
N.B.: secondo lo studioso Di Pietro la perdita di abitanti dal 1652 al 1713 è dovuta ad un violento terremoto che distrusse alcune abitazioni e probabilmente determinò morti e feriti (il famoso terremoto del Val di Noto del 1693). Lo stesso studioso rafforza la sua tesi descrivendo quanto il terrore del terremoto sia presente anche nella cultura sanfratellana, come dimostra la lingua galloitalica locale (terremoto in galloitalico anticamente si diceva "terrafierma", cioè terraferma quasi ad implorare/ordinare la cessazione dell'evento). Un'altra prova che farebbe supporre l'idea del terremoto ci giunge dai documenti storici della vicina Mistretta, dove fonti abbastanza attendibili raccontano nello stesso periodo di crolli di diverse abitazioni a causa di un terremoto nel 1693, ricordato nella devozione mariana del popolo mistrettese per non aver subito vittime.
Oltre all’aspetto religioso, l’importanza
di San Fratello fu caratterizzata per essere un importante centro militare sul
territorio, testimoniato soprattutto sotto il governo spagnolo quando la città
fu nominata tra le dieci prefetture militari della Sicilia, presso cui
convenivano le milizie di gran parte dell’isola. I comuni soggetti a militare
sotto le bandiere di San Fratello furono: Alcara li fusi; Capizzi; Caronia;
Castanea; Cerami; Gagliano; Galati; Gangi; Geraci; Longi; San Marco; San Mauro;
Militello; Mirto; Mistretta; Motta; Nicosia; Pettineo; Pollina; Reitano; San
Salvatore; Santo Stefano; Tortorici; Troina; Tusa.
1922 una violenta frana distrugge gran parte del centro abitato |
La tragedia delle frane. Verso la fine dell’800 San Fratello è un
paese pieno di palazzi storici e nobiliari, ha dato i natali a Santi e Teologi,
è sede della prefettura, di antichi tribunali, conventi, biblioteche, due
arcipreture. A San Fratello vivono alcune tra le più potenti famiglie siciliane.
I sanfratellani sono un popolo molto colto (per la media dell’epoca) e devoto,
hanno tradizioni antichissime, parlano un raro dialetto galloitalico e pregano
nelle splendide chiese che nei secoli hanno edificato ed arricchito di
suppellettili e arredi sacri preziosi. Le Chiese di Santa Maria Assunta e San
Nicolò sono autentiche perle di bellezza, ma anche le altre chiese esistenti sul
territorio sono arredate con opere d'arte di valore inestimabile: marmi,
balaustre, altari e pulpiti del Gagini, crocifissi del Fra Umile e dei più
grandi scultori siciliani.
A San Fratello ci sono importanti sedi su
tutti i settori, dall'artigianato al commerciale, al culturale e così via. Oltre
ai prestigiosi edifici anche costruzioni barocche, arricchite da tele e quadri
di rara bellezza. In base all'economia dell'epoca, il centro è tra i più ricchi
e potenti della provincia, ma ancora non tutti sanno che San Fratello ha però
il suo tallone di Achille nella terra sotto la quale sorge da oltre un
millennio. Infatti la conformità del terreno è di natura franosa e gran parte
di questa ricchezza verrà spazzata via dalle frane.
La storia più recente di San Fratello è infatti
macchiata da tre grosse frane a memoria d’uomo, senza contare i tanti piccoli
movimenti che hanno interessato l'abitato. La prima fu nel 1754, di cui si tramanda
l'opera di Francesco Ferdinando dei Palagonia, che governava in quel periodo;
egli ricostruì il paese e permise a chi era rimasto senza casa, di rientrare in
possesso della stessa dopo un certo numero di anni col pagamento di una somma
rateizzata. Questa prima frana colpì all'incirca nella stessa zona dove un secolo e mezzo dopo sparì un terzo del paese. A raccontarcelo è lo studioso Vasi nelle sue "memorie".
La
seconda terribile frana colpì il cuore di San Fratello l'8 Gennaio 1922, fu la più violenta, distruggendo quasi
tutto il centro abitato. Dopo la frana, Benito Mussolini giunge in visita a San
Fratello, per valutarne i danni. Il Governo del duce, coadiuvato dal politico e
militare sanfratellano Antonino Di Giorgio, decise di ricostruire San Fratello
sulla vicina costa, dove già da qualche decennio era stato costruito un
Castello “vedetta”, e da qualche anno si era anche formata una piccola
frazione, denominata “la marina”.
Il progetto è ambizioso, poiché San
Fratello negli anni ’20 era riconosciuta come una delle cittadine più
importanti dell’isola, grazie alla sua storia e ai suoi personaggi illustri; ed
era la quarta/quinta cittadina più popolosa della provincia.
Nella frazione costiera si progetta la
nuova San Fratello in grande stile, con la chiara influenza fascista dovrà
essere una città punto di riferimento del vasto territorio dei Nebrodi.
Ma negli anni, violenti scontri si
susseguirono fra i cittadini della frazione marina e i cittadini rimasti alle
pendici della Roccaforte a difesa del vecchio territorio. Così dopo alcuni anni
travagliati caratterizzati da spaccature interne, nel 1969 la frazione marina ottiene l'indipendenza e diviene comune
a se stante. Si chiamerà Acquedolci e diventerà in breve una solare
cittadina della costa tirrenica, ma nulla in confronto a ciò che sarebbe dovuta
diventare se il progetto originale che prevedeva la delocalizzazione totale di
San Fratello si fosse attuato e compiuto nel primo decennio del post-frana,
come era stato stabilito in principio.
La terza più recente frana che ha colpito San Fratello è datata 14
febbraio 2010. Questo ultimo disastroso movimento ha interessato i quartieri posti ad est del promontorio (Stazzone,
Fontana nuova, Riana e San Benedetto) su cui sorge l’abitato. In seguito al
disastro inizialmente sono stati evacuati circa 2.000 abitanti. Circa 300 abitazioni vengono lievemente danneggiati ed una cinquantina dovranno essere abbattuti, fra questi le scuole elementari e la nuova Chiesa di San Nicolò di Bari ricostruita nel quartiere Stazzone dopo che la frana del 1922 ne aveva danneggiato seriamente la struttura.
Popolazione di San Fratello dall’Unità
Nazionale ad oggi
|
1861 7.262 abitanti
|
1871 7.482 abitanti
|
1881 7.953 abitanti
|
1901 10.214 abitanti
|
1911 10.455 abitanti
|
1921 10.989 abitanti
|
1931 10.012 abitanti
|
1941 10.737 abitanti
|
1951 11.737 abitanti
|
1961 12.113 abitanti
|
1969 Separazione di Acquedolci (-
4.530 abitanti)
|
1971 6.457 abitanti
|
1981 5.420 abitanti
|
1991 5.055 abitanti
|
2001 4.561 abitanti
|
2011 3.942 abitanti
|
La Roccaforte, sopra la quale si trovava un Castello andato perduto probabilmente dopo il terremoto del 1693 |
Senza parte del passato e con un futuro incerto. Lo storico paese ha rischiato di scomparire per sempre e con esso tutte le sue singolarissime particolarità. Ma la fede e il carattere di questa antica popolazione è più che una speranza, per dare a questo misterioso territorio il futuro che merita. Dell'antica acropoli sul Monte Vecchio sono rimaste poche mura a testimoniare l'antico splendore della città. Il Castello sulla Roccaforte è misteriosamente scomparso, si ipotizza che il crollo sia stato in seguito al terremoto del 1693; questo coinciderebbe con la fortificazione del Castello nella frazione marina. Nella
frana del '22 oltre alle costruzioni ed a numerosi documenti storici, molte
ricchezze che abbellivano gli edifici e le chiese di San Fratello vennero perse
sotto le macerie. I tesori della Chiesa Matrice invece furono in gran parte
recuperati e portati nella Chiesa del Convento (eletta a nuova matrice) e, gli
stessi, nel 1982 furono trafugati dai ladri: allora si parlò di un furto di
circa 2 miliardi e mezzo di lire, una perdita gravissima per San Fratello. Il centro storico rimasto illeso alle tante frane venne ben presto abbandonato dagli abitanti, ed oggi si presenta semi-deserto.
Persa anche l’appartenenza della grotta di San Teodoro (più vicina al nuovo
comune di Acquedolci), luogo d'inizio della storia di San Fratello, il paese si affaccia in
questo nuovo millennio con le ferite ancora aperte dalle disgrazie dell’ultimo
secolo, da cattive gestioni del territorio di persone che hanno fatto più male
che bene, e dalla recente frana che ha paralizzato l’economia (già deficitaria),
con l’esilio forzato di un quarto degli abitanti.
Oggi San Fratello lotta per
sopravvivere e non far cadere nell’oblio un luogo ricco di storia, di arte e di
tradizioni uniche al mondo, perché è in questi luoghi che si trova “una
delle particolari e misteriose chiavi di cultura della storia dell’uomo”.
Il Generale Antonino Di Giorgio |
I personaggi illustri. San Fratello ha
avuto nella sua storia uomini e personaggi illustri, oltre alle grandi e
potenti famiglie ricordate, citiamo: San Benedetto il
moro (1524/1589), monaco e santo italiano. Anche noto come S. Benedetto da
San Fratello o San Benito da Palermo, viene venerato come santo dalla Chiesa
Cattolica. Nel 1652 fu eletto dal Senato di Palermo tra i santi patroni della
città, e nel 1807 fu canonizzato da papa Pio VII dopo un lunghissimo processo;
è il primo santo nero canonizzato con regolare processo canonico; Luigi
Vasi (1829/1902), sacerdote, storico, linguista e
intellettuale; Costanzo il Castorina, vescovo di Lentini e già abate di
diversi monasteri Basiliani in Sicilia; le vergini Brigida
Carbonetto e Alessia Steccato; fra Serafino
benedettino; Domenico Giovanni Candela (1541/1606), insigne teologo e
predicatore dei Gesuiti dal 1564, per oltre 35 anni ricoprì incarichi di
governo tra la Sicilia e Napoli all'interno dell'ordine; Giuseppe Caiola,
predicatore gesuita, generale della Compagnia di Gesù in Sicilia; Filadelfio
Caroniti (1906/1979) politico e deputato italiano; Giuseppe Ricca
Salerno (1849/1912), professore di scienza delle finanze all'università di
Pavia ed economia a Modena e Palermo; Paolo Ricca Salerno (1889/1951)
economista e professore universitario; lo studioso della lingua e delle
tradizioni di San Fratello, scrittore e antropologo Benedetto
Rubino (1884/1958); il figlio Cirino che fu Generale di Divisione Comandante la gloriosa 132a Divisione corazzata “Ariete” e poi, Generale di Corpo d’Armata e Sottocapo di Stato Maggiore dell’Esercito Italiano, Comandante in seconda del Corpo di Stato Maggiore Esercito; Antonino Di Giorgio (1867/1932), generale e
politico italiano, ministro della guerra nel periodo fascista; Saverio, Ferdinando e Mario Adelfio Latteri; Benedetto Craxi, padre di Vittorio e nonno di Bettino Craxi,
ex-segretario socialista e Presidente del Consiglio italiano dal 1983 al 1987;
i nonni di Al Pacino, il celebre attore americano; Ferdinando Tetamo,
dotto letterato e scrittore, autore di grossi volumi riguardanti le feste
stabili dell'anno civile, e quelle mobili dell'anno ecclesiastico, promotore
della ricostruzione del paese dopo la frana del 1754; Cirino Scaglione,
ingegnere e poeta; Benedetto Di Pietro (1942), poeta e scrittore; San
Fratello ha dato i natali anche a prestigiosi e conosciuti Cavalieri della
Guerra.
i Sindaci di San Fratello
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
Fonti Bibliografiche:
- Folklore di San Fratello, B.Rubino, Palermo 1914- Delle origini e vicende di San Fratello, L.Vasi, Palermo 1882
- Memorie, L.Vasi, Lugano 1893
- Personaggi storici di San Fratello, S. Di Fazio, 2006
- Convegno sul galloitalico, B. Di Pietro, 2012
- I galloitalici messinesi, S. Riolo, 2007
- Città-giardino: il piano di Acquedolci, P. Faranda, Palermo 2010
- Apollonia, indagini archeologiche sul Monte San Fratello, C. Bonanno,
- L'epopea dei lombardi in Sicilia, S. Mangione
- Dizionario topografico della Sicilia di Vito Amico (1697-1762), tradotto dal latino ed annotato da Gioacchino Di Marzo a Palermo nel 1855
La Storia
RispondiEliminaAlla scoperta di San Fratello
Lodevole iniziativa quella di ricordare ai tanti, ai molti appassionati di Storia sanfratellana, antica e moderna. Molto ben fatta e corredata di foto ricordo: gemme incastonate nel racconto.
Il rievocare giorni fausti e purtroppo anche funesti mi è di aiuto, rinvigorisce il mio intelletto e rinverdisce le mie lunghe e ataviche radici, rendendomi orgoglioso di cotanta stirpe.
Una segnalazione però mi è doveroso fare e, la faccio. Certamente, non una omissione voluta ma, una dimenticanza.
Infra tutti i nomi dei personaggi “illustri” elencati, è stato omesso quello di CIRINO RUBINO, figlio nobile di San Fratello e primogenito del Professor Benedetto, che fu :
Generale di Divisione Comandante della gloriosa 132a Divisione corazzata “Ariete”, e poi, Generale di Corpo d’Armata Sottocapo di Stato Maggiore dell’Esercito Italiano; Comandante in seconda del Corpo di Stato Maggiore Esercito.
Uniquique suum
Salvatore Emanuele - Firenze
Salve ,vorrei saperne di più sui Di Giorgio dei marchesi di San Fratello.
RispondiElimina