Monte Scurzi è un’altura di forma pressoché conica al confine tra i territori comunali di Militello Rosmarino e Sant’Agata di Militello, nella parte settentrionale dei Nebrodi centro-occidentali. Si eleva fino a un’altezza di 494 metri s.l.m. a circa 2,5 km dalla costa tirrenica, stagliandosi in maniera ben riconoscibile al di sopra del corso del fiume Rosmarino. Per le sue caratteristiche fisiche, con i fianchi scoscesi e a poca distanza sia dal mare che dalle montagne retrostanti, era un luogo di altissimo valore strategico: praticamente irraggiungibile da tutti i versanti, tranne che mediante una breve sella a sud, controllava sia il corso del fiume sottostante, naturale via di penetrazione verso l’entroterra, sia un lunghissimo tratto di costa, da Capo d’Orlando fino al promontorio di Caronia e oltre, prospettando sul Tirreno con all’orizzonte le Isole Eolie. Nonostante la sua natura poco adatta ad ospitare un abitato, essendo molto ripido su tutti i lati e caratterizzato in superficie da imponenti affioramenti rocciosi, fu scelto già alla fine dell’Età del Bronzo per ospitare un insediamento.
I risultati di alcune ricerche hanno dimostrato sostanzialmente l’esistenza di un abitato in vita dalla fine dell’Età del Bronzo fino al V secolo a.C., di limitate dimensioni, che occupava principalmente il versante occidentale.
Lo studio delle ceramiche presenti nel sito rivela che
l’incontro tra gli indigeni che vivevano a Monte Scurzi e i Greci delle colonie
avvenne poco dopo la metà del VI secolo a.C., epoca alla quale si riferiscono i
materiali greci più antichi. Le attestazioni di cultura materiale tuttavia
mostrano come questo insediamento abbia mantenuto una notevole impermeabilità
agli influssi ellenici, limitando l’assimilazione dei nuovi modelli culturali a
pochi aspetti della vita quotidiana.
L’abitato non presentava al suo interno vere e proprie
strade, ma piuttosto stretti sentieri che si incuneavano tra gli affioramenti
rocciosi e le piccole abitazioni, collegando le diverse parti dell’abitato in
maniera poco agevole. Sulla sommità un’ampia area pianeggiante spianata
artificialmente sembrerebbe ipotizzare che potesse trattarsi di un’area di
culto in parte a cielo aperto.
L’insediamento arcaico-classico aveva un’estensione di circa
3 ettari, dimensioni queste, piuttosto modeste, che accomunano tutti i centri
di quella fase in area nebroidea, dove prevaleva un tipo di modalità abitativa
piuttosto disagevole ma avente come scopo principale la difendibilità da
eventuali attacchi esterni.
L’area nebroidea a quel tempo era un settore dell’isola ancora poco abitato, dove regnava un ambiente incontaminato contrassegnato da una fitta foresta che arrivava a lambire il mare. Per la sua posizione, quello di Monte Scurzi dovette essere un centro di non poco rilievo già in epoca arcaica, arrivando a controllare un ampio territorio ricco di risorse.
Nella fase di massima espansione, che possiamo collocare
nella prima metà del V secolo a.C., l’insediamento di Scurzi occupava l’intero
pendio occidentale e parte di quello meridionale e sud-orientale. La necropoli
dovrebbe ubicarsi a ovest e nord-ovest, dove sono presenti alcune cavità in
buona parte interrate che potrebbero essere state camere di sepoltura secondo
usanze tipicamente sicule.
La persistenza di usi e tradizioni di derivazione
protostorica in piena epoca greca è attestata principalmente – ma non solo –
dalla coesistenza di vasellame di importazione greca (soprattutto skyphoi,
coppette, kylikes, ecc.) e di produzione locale con forme in parte comuni ad
altri insediamenti siculi (brocche a bocca trilobata, kyathoi, ciotole
biansate, tutti privi di decorazioni), in parte non comuni e riferibili a
tipologie molto arcaiche, spesso ancora modellate a mano con argille poco
depurate.
L’abbandono dell’insediamento di Monte Scurzi si data verso
la fine del V secolo a.C. L’ipotesi che si avanza è che l’abitato sia stato
abbandonato improvvisamente per cause naturali o militari.
L’abbandono fu improvviso e definitivo, come dimostra il
fatto che tutte le suppellettili furono lasciate dove si trovavano e gli
abitanti non ebbero il tempo di recuperarle e portarle in salvo. Si potrebbe
anche ipotizzare che l’insediamento sia stato oggetto di distruzione da parte di
un altro centro indigeno che voleva espandere in quest’area il proprio
controllo. In tal caso, viene da pensare alla vicinissima Halontion, che nel
tentativo di espandere il proprio territorio attaccò il centro di Monte Scurzi,
lo distrusse e deportò i suoi abitanti al suo interno. Non sembra essere un
caso che l’ascesa di Halontion prenda avvio proprio tra la fine del V e gli
inizi del IV secolo a.C. Dopo l’abbandono alla fine del V secolo a.C. il sito
non fu più rioccupato: non sono stati individuati finora materiali successivi a
quella data e la circostanza suscita perplessità in considerazione del fatto
che si trattava di un formidabile punto di osservazione e controllo del
territorio, soprattutto in occasione di eventi bellici.
Bibliografia di riferimento:
- Bianco, “Il territorio di S.Agata di Militello (ME) nell’antichità”. ASM 52, 1988, pp. 161-183
- Bonanno, “Nuovi ritrovamenti di età preistorica in alcuni siti della costa settentrionale della provincia di Messina”. Sicilia Archeologica 98, 2000, pp. 9-39
- Bernabò Brea, “La Sicilia prima dei Greci”. Milano 1958
- Burgio, La Sicilia centro-settentrionale tra Himera e Mylae: ipotesi di lettura sulle dinamiche storico-topografiche del territorio”. In Panvini, Sole, “La Sicilia in età arcaica. Dalle apoikiai al 480 a.C.”. Caltanissetta 2012, pp. 223-233
- Collura, “Studia Calactina I. Ricerche su una città greco-romana di Sicilia: Kalè Akté – Calacte”. Oxford 2016
- Collura “I Nebrodi nell’antichità. Citta Culture Paesaggi”. Oxford 2018 c.d.p.
- Scibona, s.v. “Monte Scurzi”. BTCGI XII, 1993, pp. 36-37
- Tigano, “L’attività della Soprintendenza di Messina nel settore dei beni archeologici tra la fine del 2010 e il primo semestre del 2012”. ASM 93, 2012, pp. 335-370
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