Il governo Crocetta pensa di
abolire i comuni sotto i 5.000 abitanti. Coro unanime: “Così si cancella la storia!”
di FILIPPO PASSANTINO.
Si oppongono all'ipotesi di
cancellazione dei Comuni con meno di 5 mila abitanti. Non accettano il
passaggio delle competenze senza il trasferimento di risorse. I sindaci dei
piccoli comuni siciliani si scagliano contro alcuni punti della riforma degli enti
locali allo studio del governo guidato da Rosario Crocetta.
Il più critico è Giovanni
Geloso, sindaco di Giardinello, che conta circa 3 mila abitanti. Il primo
cittadino della località in provincia di Palermo boccia l'ipotesi, perché
«significa cancellare la storia della Sicilia. Non è così che si attua la
manovra per la ripresa economica dell'Isola».
Scettico sui risparmi che
può produrre la riduzione del numero dei Comuni anche Salvatore Mangione (foto a sinistra), assessore
di San Fratello, nel Messinese. Si tratta di una comunità galloitalica di 3.800
abitanti e per questo motivo è, a suo avviso, «una di quelle realtà che, per le
sue caratteristiche storiche e culturali, non si possono confondere con altre
comunità».
Ad esprimere timori anche il
sindaco di Partinico e vicepresidente dell'Anci, Salvo Lo Biundo: «Non si
possono abolire le Province e poi fare la riforma degli enti locali, perché
adesso registriamo non poco caos nella ripartizione delle competenze».
La riorganizzazione della
gestione dei rifiuti, in seguito alla riforma del settore, comporta nuovi costi
per i Comuni. E sono quelli che critica il sindaco di Ventimiglia di Sicilia,
Antonio Rini. «Per redigere il nuovo piano di intervento ci saremmo dovuti
rivolgere a professionisti. Ciò avrebbe comportato costi notevoli». Per
bypassare questo problema il Comune ha chiesto al dipartimento di Ingegneria
Ambientale un progetto pilota a costo zero. «Ciò dimostra che con la riforma
delle Province e dei servizi che gestivano non diminuiscono né i costi né
l'apparato burocratico», aggiunge Rini.
L'ex sindaco di Termini
Imerese, Enzo Giunta, contesta invece l'ipotesi di includere Termini nell'area
metropolitana di Palermo. «Da sempre con Cefalù e con gli altri centri delle
Madonie forma un tutt'uno sul piano sociale e degli interessi commerciali e
culturali».
Nel Siracusano, sono già in
atto gestioni di servizi condivise da alcuni comuni sotto forma di consorzi.
Buscemi, ad esempio, fa parte dell'Unione dei Comuni Valle degli Iblei. «Ma
prima di creare un consorzio - spiega il sindaco Sebastiano Carbé - bisogna
capire se davvero diminuiscono le spese». Intanto, dopo le polemiche del
deputato Vincenzo Vinciullo sulla sorte dei comuni del territorio Siracusa e
sul possibile accorpamento con Catania, l'assessore alle Autonomie locali,
Patrizia Valenti, ha rassicurato: «Né Augusta né Priolo né Melilli - ha detto -
sono previste all'interno della città metropolitana di Catania. Non ci sarà
alcuna invasione».
fonte: Giornale di Sicilia
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