In passato si voleva la
nascita della provincia nebroidea, ma le recenti esperienze negative fanno
riflettere gli amministratori locali.
L’hanno chiamata riforma
epocale, svolta, autentica rivoluzione. In realtà quella delle Province
nient’altro è che una grande legge di principio, una sorta di cornice
normativa.
La riforma, infatti, oltreché passare una “mano di vernice” sul nome
Province, trasferendo automaticamente ai nuovi enti la titolarità dei rapporti
giuridici, e prolungando fino ad ottobre il regime dei commissariamenti, ancora
sembra avere tanta strada da percorrere affinché quella cornice sia riempita
con una tela di valore che contenga la sostanza, le competenze e le risorse in
concreto.
Il senso di scetticismo
diffuso e di vuoto normativo è quello che effettivamente si percepisce sul
territorio dei Nebrodi. Nel passato, più o meno recente, spesso il dibattito si
era soffermato proprio sull’ipotesi di una nuova provincia dei Nebrodi che
andasse a raccogliere tutti quei comuni, collinari, montani e costieri che
gravitano attorno all’asse che da Santo Stefano di Camastra conduce sino a
Patti, con Sant’Agata e Capo d’Orlando in naturale posizione baricentrica e di
leadership.
Se l’idea si era affermata
nel tempo, e della stessa si era persino avuta qualche prova concreta grazie ai
vari organismi sovra territoriali, non sempre senza problemi e lati oscuri,
vedi Piano strategico Nebrodi Città Aperta, lo stesso Parco dei Nebrodi o le
esperienze delle Ato e delle più recenti ed ancora in fase di prova Srr e Gac,
oggi, a fronte della mutata situazione normativa “vuota” delle Province,
paradossalmente la nozione di libero consorzio sembra, almeno in questa fase,
allontanare anziché avvicinare i comuni del territorio.
I sindaci, in particolare
quelli dei cosiddetti comuni capofila, non sembrano apprezzare la nascita dei
Consorzi. C’è scetticismo soprattutto dopo le negative esperienze di
accorpamento, in un vasto territorio caratterizzato da 150.000 abitanti distribuiti
in circa venticinque comuni dalle mille e più esigenze.
Si sottolinea in maniera
specifica anche la situazione opposta di interessi primari fra paesi costieri e
collinari, i primi devono spesso lottare contro una esasperata cementificazione
edilizia che mette a serio rischio il territorio, i secondi puntano principalmente a
contrastare l’esodo costante che sta svuotando i monti Nebrodi a causa della scarsa offerta lavorativa e della carenza di servizi. [fonte: Gazzetta del Sud]
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