Reportage fotografico sulle condizioni del centro storico



di Carmelo Faranda.
Carissimi amici.
Leggo quotidianamente, quasi sempre pubblicato dalle stesse persone, tutto ciò che si sta facendo per il nostro paese, i tantissimi e lodevoli buoni propositi per migliorarlo. 


La cosa mi riempie veramente di gioia e per non rovinarmi tale piacere, non voglio neanche prendere in considerazione che a parlarne bene siano le stesse persone che fino ad un anno fa ne parlavano solo male. 

Tra i molti post positivi, diversi fanno riferimento all’arredo urbano, a iniziative per il centro storico, case vacanze, verde pubblico, ecc. Mi chiedo se effettivamente oltre a questa quotidiana dose di positività, qualcuno ogni tanto vada a fare un giro nella parte più antica del nostro paese (che ostinatamente chiamiamo centro storico, anche se pur avendone le caratteristiche nulla è stato fatto per renderlo degno di tale nome), se qualcuno vada ad ascoltare i bisogni e le difficoltà dei pochi residenti, a sentir loro non si direbbe.

Io l’ho fatto insieme a mio fratello il Sabato Santo, abbiamo visitato quei quartieri a noi cari, dove ci sono le radici della nostra famiglia, mio padre era nato “ô Pìzz” nella casa di fronte all’entrata principale del museo Ermenegildo Latteri. 

Senza aggiungere altro, mi limiterò a pubblicare qualche fotografia dello stato di abbandono in cui abbiamo trovato poco più di un mese fa quei luoghi a noi cari. Sono certo di sollevare qualche malumore e alcune critiche, in particolare dai promotori dei post positivi di cui sopra, ma allo stesso tempo sono certo che, dopo questo mio scritto e prima dell’arrivo della stagione estiva con i turisti che speriamo arriveranno numerosi, quei luoghi saranno resi molto più accoglienti e rispettosi della nostra storia, delle persone che ci abitano, di coloro che da lontano tornano alle proprie origini ad accarezzare qualche ricordo.

Allora sarà valsa la pena di questa mia iniziativa che avrei evitato volentieri!





































































































Commenti

  1. Eppure: rasare le erbacce, pulire le vie, i cantucci nascosti all’occhio fotografico non dovrebbe essere costoso. Basterebbe un tantino di buona volontà e poca fatica, per togliere di mezzo quel brutto aspetto coreografico di erbacce. E una mestolata di calce-cemento per turare quei fori che abbruttiscono ancor di più il brutto. Se non erro, alcune di queste vetuste e storiche case appaiono abitate, ma il contorno vien lasciato liberamente a disposizione del verde infestante.

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  2. caro Salvatore l'unica buona volonta e poca fatica che viene usata dai giovani e non, nel nostro amato paese consiste nel freguentare lunica attivita fiorente bar bar bar uno ogni 20/30metri .la mia idea ? rendere obligotorio un servizio sociale a turni x il recupero e il decoro del paese .

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  3. 01 giugno 2014.
    Bene ! Giuseppe Sindona. Una proposta, volendo, da attuare. Ma come renderlo obbligatorio. A meno che, non si obblighino coloro che vivono di una indennità di disoccupazione. Basterebbero due ore, due ore e mezza la settimana, di vero impegno lavorativo.

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    1. io lo farei anche gratis x il bene del mio paese e penso che sopratutto i giovani dovrebero rinboccarsi le maniche.certo il comune dovrebbe predisporre un piano di recupero .

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  4. Ormai e' risaputo che i miei commenti rasentano l'incapacita' mentale, ma detto questo, non posso non notare che i tre scriventi totalizzano + o - due secoli e un quarto di eta'. I giovani leoni locali stanno sghignazzando alla nostra faccia. .

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  5. Signor A. Germanà.
    L’età non conta. Conta la volontà, la voglia di fare, di provvedere alle necessità che servono al bene comune.
    E se il Comune, Ente preposto a queste esigenze non dispone di volontà e di risorse pecuniarie, bisogna insistere a che si trovi un mezzo.
    Anche i sessantenni vi potrebbero partecipare all’inpresa, dando esempio ai giovani di volontà e umiltà. I ragazzi sanno apprezzare e gradiscono gli insegnamenti.
    Al Signor Sindaco basterebbe deliberare l’acquisto di un decespugliatore e il pagamento di una assicurazione contro gli infortuni, nella detestata eventualità che qualcuno si possa far del male (facciamo corna scaramantiche).
    Una manciata di rena e di calce e cemento, gli addetti, potrebbero «rubarla» (non fatelo per carità, basterebbe chiederla) nei cantieri ove ci sono lavori in corso.
    Gli autori avrebbero la riconoscenza di tutti per avere avuto amore per il proprio paese, che li ha accolti e allevati nel proprio seno.
    Salvatore Emanuele - Firenze

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  6. Ragionare con la mentalita' nordica non e' male, il problema e' che cozza frontalmente con certe prevalenti mentalita' locali.

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  7. A solo titolo di chiarire la mia frase : " Due secoli e un quarto " intendevo differenziare persone mature e NON, che ho affettuosamente chiamato giovani leoni. Certo che il post di questa mattina sulla distruzione del play ground, mi ha fatto domandare se Cato ha esportato a SF quel " Delenda Carthago .Ma per dirla in modo piu' mio : Queste appaiono azioni da orde barbariche.sicuramente NON locali.

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