Il ministro dell'Ambiente, Galletti, anticipa in Sicilia alcune linee del suo progetto.
di Andrea Lodato.
Il
ministro vuol fare presto. Ma vuol fare anche bene. Sarà pure che le due cose,
generalmente, non vanno d'accordo, ma la verità è che qui, cioè nel terreno
delicato della politica italiana, o ingrani subito la marcia veloce quando
tocca a te, oppure rischi di passare un po' di tempo a metter su programmi, che
il prossimo rivedrà, correggerà, brucerà.
Ma
la Sicilia, diciamo al ministro, per la verità sotto il profilo dell'ambiente
genericamente detto, aspetta tante e tali cose che, per capire, basta soltanto
scorrere i punti chiave dell'intero decreto Ambiente che il governo discuterà
nel prossimo Consiglio dei Ministri: Efficientamento energetico delle scuole,
rifiuti, inquinamento marittimo, organi verifica ambientale, dissesto
idrogeologico.
Partiamo da qui, nella terra di Giampilieri, di San Fratello,
della collina di Acitrezza, di Porto Empedocle.
«Sul
tema degli interventi per il dissesto idrogeologico - spiega il ministro - ci
muoviamo su due fronti. Il primo è quello della prevenzione, il secondo quello
dell'emergenza. Prevenzione, dico e ricordo subito, significa tanto per
cominciare poter salvare vite umane, ed è l'aspetto più importante. Ma c'è
anche da considerare che quando si previene si risparmia otto volte quel che si
finisce con lo spendere quando si deve intervenire dopo gli eventi. Per la
prevenzione ci sono per il periodo 2014-2020 risorse notevoli che potremo
utilizzare nel Fondo di Coesione e che, dunque, interessano particolarmente per
l'Italia le aree del Sud e la Sicilia. Parliamo di alcuni miliardi di euro di
dotazione, fondamentale per interventi strutturali. Ma non basta che ci siano
tanti soldi, voglio anche dire che serve che ci siano procedure semplificate
per potere spendere queste risorse. Perché, spesso, sono anche le lungaggini
burocratiche a provocare ritardi, a rallentare o bloccare interventi e lavori».
Semplificare è la parola d'ordine che il ministro dice e ripete più volte,
perché è chiaro che se continuiamo a parlare di risorse che ci sono ma che non
vengono spese, di progetti fatti ma rimasti sulla carta, evidentemente qualcosa
non funziona. Anche sull'altro fronte, quello dell'emergenza.
«Qui
i soldi ci sono già - spiega il ministro Galletti - e bisogna che si diano
subito poteri straordinari a chi deve assumersi la responsabilità di spendere
queste somme per fronteggiare, appunto, situazioni di allarme. Toccherà agli
Enti Locali, toccherà a quelle strutture che hanno competenze specifiche in
materia. Poteri straordinari che potranno gestire e operare con cifre
considerevoli, considerato che per tutto il territorio nazionale parliamo di
1600 miliardi e che una somma sostanziosa anche qui toccherà ad una regione con
molte emergenze come la Sicilia».
Il
ministro, dunque, concentra l'attenzione su questi due fronti, dissesto e
riqualificazione ambientale, che come detto sono parte integrante del Decreto
che arriverà al prossimo Consiglio dei Ministri a Palazzo Chigi. Di
problematiche da affrontare ce ne sono e ce ne saranno molte altre, come quella
dell'Eni di Gela. Il decreto, infatti, si occupa di rifiuti e prevede che per
prevenire ed evitare emergenze legate alla salute e all'ambiente, gli enti
locali avranno la facoltà di intervenire con requisizioni di impianti anche di
fronte ad un potenziale rischio per la salute.
«Sulla questione rifiuti - dice il ministro - è chiaro che le competenze sono
delle Regioni e degli altri Enti Locali. Il ministero, ho già avuto modo di
dire, deve rappresentare un luogo di coordinamento e di raccordo, oltre che di
verifica, anche se, ribadisco, agli enti locali preposti a scegliere le
migliori soluzioni legate alla questione dei rifiuti, chiediamo scelte precise
ed inequivocabili, che rispettino in pieno le leggi e le normative anche quando
si plasmano soluzioni legate alle esigenze specifiche dei territori
interessati».
fonte: La Sicilia
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