ATTUALITA'
Dedicato ai Santi Alfio, Filadelfio e Cirino è stato anche spogliato
degli arredi e delle sue preziose opere d'arte. Oggetto di numerosi interventi
di recupero è ormai nel degrado. Basta perdere tempo chi ha il dovere di
intervenire lo faccia subito senza attendere oltre.
Salvatore Mangione.
L'antico santuario dedicato ai Santi Alfio, Filadelfio e Cirino, patroni
della cittadina dei Nebrodi, di stile normanno, è stato oggetto, dagli anni
Settanta, di numerosi interventi di recupero e di restauro. Ma ad oggi, come
recita una nota di protesta di un vasto numero di visitatori stranieri, viene
ancora tenuto spoglio e vuoto di arredi sacri e di tutti i preziosi capolavori
che, nei secoli, erano stati accumulati.
La chiesa, ornata di splendide decorazioni in oro zecchino, a causa
dell'abbandono ha perso molti stucchi, i bassorilievi di grande valore, la via
Crucis del martirio, le statue, particolarmente un crocifisso ligneo. In più
arredi sacri e mobili sono stati trasferiti nelle varie parrocchie del paese. I
visitatori hanno evidenziato che esistono solo le strutture della chiesa ed i
corpi aggiunti, risalenti ad epoche diverse.
A sinistra un unico locale che,
probabilmente, all'inizio doveva essere un portico. Con gli antichi archi murati
si presenta come unico stanzone. La chiesa è a tre campate di archi, con il
tamburo ottagonale. La volta è ad archi ovali. A destra le celle dei monaci.
Sul frontone tre nicchie, vuote, contenenti prima dei lavori, un trittico
marmoreo del 1476 raffigurante i Tre Santi in abito romano, opera di artisti
locali, oggi collocato nella chiesa madre. Una catacomba sottostante viene
visitata attraversando una botola ricavata nell'entrata lato destro della
chiesa. C'era collocato un quadro raffigurante Santa Tecla, e tale atruttura
nella storica lingua gallo-iatlica viene denominata "Catuscìagn d' Santa
Tiacla", mentre all'interno della chiesa erano collocate enormi tele del
Seicento e del Settecento.
Le opere sono state trasferite in paese. Sarà
l'unico santuario normanno autentico, dove a seguito di lavori consistenti, è
stato dimenticato l'allaccio all'energia elettrica, che è collocato nel rifugio
dei guardiani a trecento metri dalla struttura. Insomma il monastero che nel
1131 venne sottoposto all'Archimandriato di Messina ed apparteneva alla
giurisdizione del Vescovo della stessa città, necessita di essere rivisitato e
riabbellito con le stesse opere e con la medesima attenzione e devozione che
per circa un millennio hanno caratterizzato la fede e la devozione dei devoti.
Oggi si registrano le proteste grazie al turismo religioso che non consente a
nessuno di appropriarsi di meriti e di tentativi di speculazioni. Insomma non
si può più perdere tempo e lasciare in abbandono una struttura che invece
potrebbe attrarre tanto turismo.
fonte: gazzetta del sud
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