Dalla Sicilia al Nord, il filo dell'illegalità

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Il presidente del Parco intervenuto a Mondovì sulla propria esperienza.

Giuseppe Romeo.
C'è un problema criminalità che lega drammaticamente con un filo diretto i Nebrodi con altre zone d'Italia. Accade al Nord, dove ad esempio, uno dei settori maggiormente presi di mira è quello dei prodotti Dop. 

Per l'ottenimento di quei fondi esistono bandi che non superano la soglia dei 150 mila euro, per cui non servono certificazioni antimafia ma una semplice autocertificazione. Uno scenario già visto nella gestione dei terreni agricoli sui Nebrodi e che il protocollo di legalità dell'ente Parco ha scardinato.

La tematica è emersa nel corso di un confronto a Mondovì, in provincia di Cuneo, cui ha preso parte lo stesso presidente del parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci. Se n'è parlato sotto i riflettori di "Aspettando Collisioni", dibattito che ha affrontato il delicato tema della legalità, per trovare un modello italiano di tutela che sia efficace da Nord a Sud. Assieme ad Antoci c'erano lo storico Roberto Rosetti ed il giornalista Gianni Scarpace. 

Antoci ha portato la testimonianza non solo della drammatica vicenda dell'agguato subito, ma anche e soprattutto ha spiegato genesi e meccanismi del protocollo di legalità sorto per contrastare la mafia dei pascoli e dei terreni. 

"Uno strumento che ha consentito di abbattere l'espediente dell'autocertificazione - ha detto Antoci - disarcionando un sistema consolidato che garantiva un flusso di denaro enorme per le associazioni mafiose. Si tratta di un problema che riguarda tutta l'Italia, non solo la Sicilia - ha concluso Antoci - per questo lo Stato deve combattere in maniera seria e per questo c'è già un lavoro per modificare il testo della normativa antimafia in tutta Italia.

fonte: gazzetta del sud

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