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Il bisnonno era originario di San Fratello.
Mike Vannucci in posa con la maglia gigliata rappresenta il
tanto atteso tassello finale in vista della prima partita di campionato in
programma domenica 5 marzo sul campo dei Dolphins Ancona. L’italo-americano ha
già sostenuto nella giornata di ieri un primo allenamento con il resto della
squadra durante il camp “Training With The Pros” promosso da Touchdown Srl. Ma
ancora prima di potersi infilare casco ed armatura, il nativo dello stato di
New York, è stato chiamato a rispondere alle domande provenienti dal media team
del sito ufficiale dei Guelfi Firenze.
La William Paterson University ha un programma di NCAA Division III. Il
provenire da un college meno famoso rispetto a quelli di Eddie Printz e Skyler
Suggs fungerà da motivazione extra per te?
“Voglio cominciare dall’inizio, quando ho terminato le high school ho ricevuto
diverse proposte da università di NCAA Division II ma alla fine mi sono
accasato alla William Paterson University perché così avrei potuto lavorare con
un coaching staff di altissima qualità che comprendeva anche uno dei miei eroi
dell’infanzia come Shaun Williams (Safety dei New York Giants dal 1998 al
2005). L’aver giocato per un piccolo college ed il provenire da una paese di
modeste dimensioni saranno sicuramente una spinta in più durante questa
avventura”.
Cosa ci possiamo aspettare da un giocatore che ha vinto per ben due volte il
titolo di “Hardest Worker” della sua università?
“Voglio dare il massimo durante la mia esperienza. Non mi arrenderò mai e non
darò mai un pallone per scontato. Sarò al campo di allenamento tutti i giorni e
spero di poter influenzare positivamente anche il resto della squadra con
questo mio comportamento”.
Il nostro Head Coach (Matteo Dinelli, ndr), ha detto in una precedente
intervista che con la tua versatilità potresti anche fare da autista durante le
trasferte. Ovviamente stava scherzando, ma cosa ci possiamo aspettare da te?
“Ho una grande passione per questo sport, vi assicuro che darò tutto me stesso
ad ogni azione. I miei compagni potranno sempre contare su di me, su questo non
ci sono dubbi. La mia parte preferita di questo contesto è proprio il legame di
fratellanza che si sviluppa fra i giocatori. Sul piano tecnico-tattico tenterò
di dare una mano in ogni porzione di campo e non vedo l’ora di giocare sia in
attacco che in difesa, dove mi è sempre piaciuto molto ricoprire il ruolo di
safety”.
Sei arrivato più tardi rispetto agli altri import della nostra squadra. Come ti
senti?
“Avrei voluto essere qui con un po’ di anticipo ma mi sento in forma e pronto a
dare il massimo. Sia gli altri americani che i ragazzi del posto mi hanno fatto
sentire il benvenuto accogliendomi a braccia aperte. Una delle prime cose che
ho captato è stata l’atmosfera di passione che si respira all’interno di questo
complesso sportivo e spero che molte persone del mio paese d'origine possano
ammirare cosa è stato costruito qui perché è incredibile”.
Eri già venuto in Italia? Cosa vuol dire per te avere un passaporto italiano?
“Non avevo mai visitato l’Europa. Quando sono tornato dagli uffici con il mio
nuovo passaporto mia madre è scoppiata in lacrime nel ricordare le nostre
radici. Il mio bisnonno era originario di San Fratello in Sicilia e mia nonna
proveniva da Genova e quindi è molto bello per me avere l’occasione di
riallacciarmi ad una parte così importante del passato della mia famiglia”.
Hai un obiettivo personale per questa stagione?
“Sono un uomo che mette la squadra prima degli interessi personali e quindi,
tutto quello che voglio fare, è aiutare i Guelfi Firenze a vincere il
campionato. Non mi interessa fare 10 touchdown, conta solo il risultato che
otterrà il gruppo”.
Fonte: Met Sport
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