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Vi raccontiamo una delle celebrazioni più suggestive, la festa dei Giudei, e le relative usanze a tavola.
Francesca Fiore.
Tra i monti del Parco dei Nebrodi e la costa tirrenica, in
una delle zone più incontaminate della Sicilia orientale, sorge San Fratello,
un comune che ospita una comunità etno linguistica con tradizioni peculiari,
contraddistinta da antichi rituali e da una cucina molto caratteristica. Vi
raccontiamo una delle celebrazioni più suggestive, la festa dei Giudei, e le
relative usanze a tavola.
San Fratello, l’isola nell’isola
La Sicilia è una delle regioni più sincretiche dal punto di
vista culturale: le dominazioni subite dai siciliani hanno dato vita a rituali
e celebrazioni uniche, che mischiano elementi di tradizioni anche molto
distanti fra loro. San Fratello, piccolo comune del Parco dei Nebrodi, in
provincia di Messina, a prima vista potrebbe sembrare un paese come tanti: è
invece una delle comunità più ricche dal punto di vista dell’eredità culturale.
Un paese in cui, nei secoli, si sono mischiate e stratificate tradizioni
etniche, linguistiche e religiose provenienti da diverse parti dell’Europa, a
testimonianza del grande spirito di accoglienza e di auto conservazione delle
popolazioni locali.
Santuario dei Tre Santi sul Monte San Fratello |
La comunità è stata fondata dai romani e poi invasa dagli
arabi, ma sono le popolazioni normanne ad aver lasciato l’impronta più profonda
su questi monti che guardano le Isole Eolie. A San Fratello (San Frareau nel
dialetto locale) si parla Gallo italico di Sicilia, una lingua antica e unica
nel suo genere, che mischia elementi del francese, del piemontese, del ligure,
del lombardo e dell'emiliano al dialetto locale del 1200. Per tutti, in questa
zona della Sicilia, i sanfratellani sono i francisi (i francesi).
Panorama di San Fratello |
La storia di San Fratello e l’identità moderna
Questa identità del tutto peculiare rispetto al resto della
Sicilia nasce da una colonizzazione forzata. Dopo l’invasione araba dell'isola
(843 circa), San Fratello fu distrutta per essere poi rifondata intorno
all'anno mille dai normanni, per volontà di Adelaide del Vasto, moglie del
Ruggero I degli Altavilla (conosciuto al nord come Jarl Rogeirr e
diventato poi noto col il nome di Ruggero I, Gran Conte di Sicilia). Grazie a
questa famiglia, a partire dall'XI secolo colonie di piemontesi, liguri,
lombardi ed emiliani, fortemente influenzati dalla cultura dei dominatori
normanni, si stabilirono qui, mischiandosi con la popolazione locale ed
erigendo una vera e propria rocca fortificata, isolata dalle altre postazioni
militari. Da allora in poi San Fratello vide sfilare signori angioini,
aragonesi, provenzali fino a famiglie liguri di origine normanna come i Ventimiglia
o i Gravina.
Nei secoli questa comunità ha sviluppato una cultura
particolare, incentrata su riti tipici e cerimonie secolari e sui piatti di una
tradizione gastronomica autoctona. A fare da collante è la lingua, il gallo
italico di Sicilia o sanfratellano, che per gli abitanti di questo luogo non è
solo un sistema di comunicazione ma una delle leve più importanti della propria
identità. San Fratello non è però l’unico comune che ha mantenuto questo idioma
poi declinato localmente: con lui ci sono anche Nicosia, Sperlinga, Piazza
Armerina, Aidone, in provincia di Enna, e Novara di Sicilia in provincia di
Messina.
La tradizione dei Giudei
Una delle tradizioni più affascinanti di San Fratello è la
festa dei Giudei, che si svolge fra il mercoledì della Settimana Santa e il
giorno della Resurrezione. Chiariamo subito il nodo principale: il rito, di
origine medievale, nasce dall'ostilità nei confronti degli ebrei, rei di
deicidio, responsabili della passione e della morte di Gesù Cristo.
Ma questo sentimento antisemita viene ribaltato in una
parodia semi-comica, una sorta di trasposizione dell’animo del popolo ebraico
sulla figura di un “demone allegro e festante”: la celebrazione ricorda il
martirio e la flagellazione di Gesù, ma lo fa in un modo del tutto peculiare,
mischiando la penitenza della quaresima con l’allegria dei riti
carnascialeschi.
Tutto inizia il mercoledì quando le prime “bande” di Giudei
festanti invadono letteralmente il paese: sono gruppi di uomini di ogni età, in
genere bandisti o comunque musicisti, che si tramandano il compito da
generazioni.
La prima cosa che colpisce l’occhio sono i vestiti:
scintillanti giubbe e pantaloni di mussola rossa, su cui sono ricamate con fili
colorati, soprattutto oro e argento, magnifiche rappresentazioni di immagini
religiose o attinenti alla natura, simbolo della straordinaria capacità
artigianale dalle donne sanfratellane. Insieme alla divisa ogni giudeo porta
con sé lo sbirrijan - un cappuccio che ricorda quello dei flagellanti
ma che scende lungo quasi fino alle natiche come una coda di cavallo a
ricordare la natura diabolica dei giudei, completano i costumi guanti bianchi e
scarpe di cuoio animale, l’immancabile strumento a fiato (di solito trombe e
flicorni) e i d’scplina, strumenti fatti di monetine, catene e altri
oggetti metallici che ricordano il martirio di Gesù.
Le scorribande carnascialesche
Il loro compito è quello di disturbare il placido scorrere
dei riti religiosi, dalle preghiere alle processioni, grazie alle musiche
strampalate che suonano e alle loro scorribande all’interno dei cortei sacri.
Per tre giorni, il paese di San Fratello si trasforma, portando in scena uno
spettacolo unico: i Giudei entrano nelle case, dove devono essere serviti e
accolti con ospitalità, strimpellano allegramente per il paese, disturbano
tutta la popolazione con loro musiche e i canti, ma senza proferire parola
alcuna, se non con altri giudei.
Spiegare l’emozione che una festa del genere suscita è molto
difficile, e anche le sue origini e il significato più profondo, per quanto
studiato da esperti di tradizioni popolari, non è ancora sviscerato con
compiutezza.
Tutto si conclude alla mezzanotte fra venerdì e sabato,
quando i Giudei spariscono dalla circolazione: nessuno li vedrà fino al
prossimo anno. I protagonisti di queste scorribande tornano dunque nelle loro
case, ripongono maschere e oggetti nei bauli, e si preparano a celebrare la
Resurrezione come se nulla fosse accaduto.
I piatti tipici di San Fratello e dove gustarli al meglio
La gastronomia è una parte molto importante dell’identità
sanfratellana. Al centro della cucina locale c’è la carne, soprattutto quella
del Suino Nero dei Nebrodi (Pat), razza autoctona allevata allo stato brado o
semi-brado e lasciata libera di vagare per i boschi. Con questa carne a San
Fratello si fanno salami, salsicce, lardo, prosciutti, pancette, ma si può
mangiare anche arrostita sulla brace.
Salsiccia di suino nero dei Nebrodi |
Altre due tipologie di carne sono molto diffuse nella zona:
il castrato (agnellone di età compresa fra i 6 mesi e i 2 anni) e la carne di
cavallo. In questa zona si alleva il cavallo Sanfratellano, una razza autoctona
dei Monti Nebrodi che vive ancora allo stato brado all'interno di una
superficie boschiva di oltre 11 mila ettari, e che non è destinata al consumo,
ma piuttosto al turismo equestre. Mentre la carne di cavallo che si trova sulle
tavole sanfratellane proviene da altre razze meno pregiate e destinate invece
all’alimentazione, oppure da incroci. Anche la produzione casearia è rinomata:
su questi monti si produce la Provola dei Nebrodi (Pat), ma anche ricotte
fresche e infornate, primo sale, tome, pecorini semi stagionati e stagionati.
Involtini di maccheroni |
Un piatto tradizionale di San Fratello, immancabile a
Pasqua, sono i maccheroni: lunghi e spessi spaghetti all’uovo fatti a mano,
conditi con sugo di maiale o castrato. Il venerdì santo, però, bando alla
carne: il piatto più diffuso sulle tavole locali sono i carduoi 'ncuddei,
i cardi impastellati e fritti.
Castrato alla brace |
Dessert tipico della Domenica Santa è l'agnello pasquale: un
dolce a forma di agnellino, diffuso anche nel sud della Sicilia, fatto con uno
strato di biscotto, uno strato di pasta di mandorle morbido, glassa e praline
di zucchero. Tradizionali di tutto il periodo pasquale sono anche dei biscotti
diffusi in molte zone della regione, che in genere in Sicilia orientale vengono
chiamate cuddhure, ma qui assumono un nome particolare, che crea sempre
imbarazzi per chi non è del luogo: i pumpjii, la cui traduzione in
italiano è proprio “pompini”. Sono biscotti fatti con farina, uova, zucchero,
latte, semi di anice e strutto, ingrediente fondamentale per conferirgli il
loro tipico sapore “robusto”.
"Pumpji", tipici biscotti di San Fratello |
Al centro si mette un uovo sodo, che simboleggia la
rinascita dopo il periodo di penitenza pre-pasquale. Si tratta di biscotti che
restano fragranti a lungo, preparati dalle donne san fratellane in grandi
quantità e poi regalati fra amici e parenti nella settimana di Pasqua.
Per assaggiare le specialità sanfratellane
Rifugio del Parco | San Fratello | C.da Muto | tel.
0941-1935239 | www.rifugiodelparco.it
Il Cerro | San Fratello (ME) | contrada Passo dei Tre |
strada statale 289, km 18,4 | tel. 338 368 4931
Spazi Verdi | San Fratello (ME) | contrada Ciccaldo | strada
statale 289 km 12,3 | tel. 339 639 2355
foto di Pino Grasso
a cura di Francesca Fiore
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