Ho tentato, senza riuscirci almeno per adesso, ad aprirmi una pagina su FB., intitolandola “Nero è bello”. Non c’è altro al momento oltre al titolo, perché imbranato come sono col PC non sono riuscito ad andare oltre. Mi farò aiutare, ma quel titolo non è una provocazione, ha un senso e una storia, che parte da un libro che scrissi molti anni fa e che si intitolava “Nera fonte di luce”, ed era la biografia di san Benedetto il Moro, nero appunto, già schiavo e, liberato, frate francescano, morto nel 1589. Ho continuato ad occuparmi dello straordinario numero di santi neri che hanno vissuto di bontà e di… bellezza (parecchi, incredibile!) e mi viene ora una gran voglia di parlarvene. Ecco perché cerco un luogo dove farlo liberamente, e poi chi vuol leggere legge e chi no no. La gloria di Colui che è l’autore della bellezza, rifulge sul volto di Gesù e si effonde nella vita dei cristiani a sua immagine e somiglianza. Bianchi o neri o olivastri instaurano nelle relazioni un elemento che i greci chiamarono “filocalìa” – amore della bellezza – ed è l’amore per la perfezione spirituale.
Ho tentato, senza riuscirci almeno per adesso, ad aprirmi una pagina su FB., intitolandola “Nero è bello”. Non c’è altro al momento oltre al titolo, perché imbranato come sono col PC non sono riuscito ad andare oltre. Mi farò aiutare, ma quel titolo non è una provocazione, ha un senso e una storia, che parte da un libro che scrissi molti anni fa e che si intitolava “Nera fonte di luce”, ed era la biografia di san Benedetto il Moro, nero appunto, già schiavo e, liberato, frate francescano, morto nel 1589. Ho continuato ad occuparmi dello straordinario numero di santi neri che hanno vissuto di bontà e di… bellezza (parecchi, incredibile!) e mi viene ora una gran voglia di parlarvene. Ecco perché cerco un luogo dove farlo liberamente, e poi chi vuol leggere legge e chi no no. La gloria di Colui che è l’autore della bellezza, rifulge sul volto di Gesù e si effonde nella vita dei cristiani a sua immagine e somiglianza. Bianchi o neri o olivastri instaurano nelle relazioni un elemento che i greci chiamarono “filocalìa” – amore della bellezza – ed è l’amore per la perfezione spirituale.
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