Ultimo appuntamento con la storia della seconda guerra mondiale.
“Ricordo ancora che, in quel mese di luglio del 1943,
i tedeschi requisivano il grano. Se per caso si pensava di nasconderlo,
trovavamo allo sbocco di tutte le strade del paese che conducevano nelle
campagne le cosiddette camice nere, che ce lo portavano via immediatamente. Era
fortunato chi riusciva a nasconderlo nelle campagne: nottetempo, lo si prendeva
per portarlo al mulino di Pressamurata per macinarlo.” [Mammana Teresa]
“In località Castellano si nascondevano i tedeschi e,
in una casetta rurale adiacente alla nostra proprietà, nascondevano roba da
mangiare e sacchi di riso. Questi soldati ci rubarono di tutto,
scardinarono persino il balcone per ricavarne legna per il fuoco, rubarono le
nostre galline e, sbattendole sulle tavole del letto, le uccidevano per
mangiarsele.
Mi ricordo che ci siamo rifugiati in località San
Giorgio, esattamente nella grotta sotto il Monte San Fratello; restammo lì otto
giorni ed eravamo in tanti… una trentina di persone in tutto.
Abbiamo visto che in paese, sul campanile della
vecchia chiesa San Nicolò sventolava un enorme lenzuolo bianco, mia madre
svenne per la contentezza e mio fratello se la caricò sulle spalle per portarla
in paese… presto tutto sarebbe finito.
Durante il cammino ci fermammo a Porta Sottana presso
una conoscente e mia cognata Rosalia impastò un po' di farina con acqua e
insieme alla padrona di casa cucinarono le frittelle; nel frattempo accorreva
un gruppo di soldati americani e mio fratello Salvatore portò anche a loro
quella che per noi era una leccornia.” [Di Pietro Benedetta]
Montalto
Benedetto (12.04.1914 - 07.08.1943)
Ho deciso di intitolare questa pagina 'la
storia siamo noi' perchè la storia di ogni persona si inserisce nella
trama della storia determinandone gli eventi... ogni microstoria determina gli
eventi.
Il nostro compaesano Montalto Benedetto è morto il 7
agosto del 1943, quando a San Fratello erano giunti gli alleati. Si tratta di
uno dei due civili morti per mano dei tedeschi a San Fratello, ma la sua storia
personale è viva nel cuore e nei ricordi di tutti gli anziani per altri motivi.
Benedetto era un uomo buono, generoso e coraggioso,
perciò non esitò quando si trattò di aiutare alcuni soldati americani feriti,
ospitandoli nella sua casetta di campagna in c.da Selleria. Questo suo gesto
nobile scatenò le ire dei soldati tedeschi che, volendo dare un monito a tutti
gli abitanti, lo catturarono e nel bosco appena fuori dal nostro centro abitato
lo costrinsero a scavare una fossa seppellendolo vivo e facendolo morire nel
peggiore dei modi.
In seguito il suocero, non vedendolo tornare, si mise
alla ricerca del genero ma purtroppo morì a causa dello scoppio di una mina. Nel
giro di poche ore la signora Di Franco, rimasta vedova a soli 21 anni con due
bambine piccole, perse non solo il marito ma anche il padre... ed entrando
nella loro casa abbiamo avuto l'impressione che questa tragedia sia avvenuta da
poco tempo perchè ancora vivo è in loro il dolore e lo sgomento.
Abbiamo raccolto la triste testimonianza di due
anziani di San Fratello che il giorno successivo della scomparsa del signor
Montalto si trovavano nei pressi della località Zirbetto e, visto che il
conflitto nella nostra zona volgeva al termine, durante il loro cammino per il
rientro in paese sentirono dei lamenti.
Si diressero verso il punto da cui proveniva la voce e
trovarono un soldato americano graduato che giaceva a terra con una ferita
all’addome. Il soldato chiese da bere e uno dei due, che si era allontanato dal
luogo per prendergli l’acqua, udì le disperate grida di richiamo del suocero
del Montalto che cercava il genero. Dalla fonte, l’amico lo chiamò e gli andò
incontro, poi insieme si recarono sul luogo ove giaceva il ferito. Giunti a
destinazione il pover’uomo chiese subito notizie del genero al soldato, ma
questo nulla seppe dirgli poiché avendo tentato di difendersi fu abbandonato
per la strada dopo essere stato ferito e i militari tedeschi avevano
speditamente proseguito la loro folle corsa con lo sfortunato prigioniero.
I due sanfratellani ripresero la strada di ritorno
verso casa: durante il cammino, incontrando militari statunitensi, li
informarono dell’accaduto ed essi si recarono subito sul luogo per soccorrere
il compagno ferito.
Vane furono le ricerche dei familiari anche nei giorni
seguenti e dopo ben 16 giorni il corpo di Montalto Benedetto fu ritrovato
sepolto a pochi metri da dove giaceva il soldato americano ferito: quelle
bestie umane, dopo aver abbandonato il soldato, non avevano fatto molta strada!
Il corpo fu identificato solo grazie
all’abbigliamento: Montalto Benedetto, ironia della sorte, indossava una
camicia che gli era stata mandata dai parenti che abitavano negli Stati Uniti e
che, nella tasca all’altezza del petto, recava impressa la bandiera
statunitense…
Era stato interamente sepolto, ad eccezione dei piedi
che fuoriuscivano dal terreno, e la mano destra era posata sulla faccia
come un estremo gesto di difesa: noi speriamo che questa storia sia un momento
di riflessione per le giovani generazioni, affinché mai più si ripeta l’orrore
di quei giorni!
Dopo quasi 63 anni, Benedetto sembra volerci parlare
ancora della sua storia, che diventa un monito alla guerra e ci consegna
un'eredità preziosa: ideali di pace, fratellanza, generosità e altruismo
disinteressato che nella società di oggi sembrano sopiti. E per questo possiamo
chiamarlo eroe.
A questo proposito ci viene in mente un passo del
Vangelo in cui Gesù dice "avevo sete e mi avete dato da bere, avevo fame e
mi avete dato da mangiare, ero malato e mi avete curato" e Benedetto ha
fatto tutte queste cose verso dei soldati rimasti feriti, di qualsiasi parte
essi fossero... perchè siamo sicure che, se al posto di quei soldati americani
ci fossero stati soldati tedeschi, Benedetto avrebbe fatto la stessa cosa.
Altre testimonianze affermano che le ire dei soldati
tedeschi appostati in c.da Selleria sarebbero state provocate dal fatto che
considerarono il signor Benedetto una spia avendo egli svelato agli Alleati
preziose informazioni sul nemico…
Una ricerca storica seria si basa sull’esame di
testimonianze dirette e di documenti, sull’esposizione dei fatti oggettivi:
dunque, nessuno di noi può affermare con certezza ciò che quel giorno avvenne
all’interno di quella casetta e ciò che uscì dalle loro bocche.
Se ci è consentito esprimere un nostro parere
personale, pensiamo che Benedetto abbia dato prova di grande coraggio e civiltà
se ha svelato notizie utili per il comando americano: non dimentichiamo che i
Savoia diedero l’Italia in mano a Mussolini, il quale a sua volta la consegnò
ad Hitler causando indirettamente morte, distruzione e rovina.
L’altra civile uccisa per mano dei tedeschi fu la
signora Santoro Arcangela, di anni 35, moglie del signor Scaglione. Fu freddata
dai tedeschi nel quartiere Crocifisso l’8 agosto 1943 mentre erano ancora in
corso gli ultimi combattimenti fra i pochi soldati tedeschi rimasti nella parte
alta del paese e gli Alleati: secondo le testimonianze raccolte, uno dei due
soldati tedeschi che faceva fuoco dalla mitragliatrice posta proprio sullo
spazzale antistante la chiesa del SS. Crocifisso, fu colpito dal fuoco nemico e
precipitò giù dalla ringhiera che lo delimita, arrivando nella rampa
sottostante.
La signora Santoro, sarebbe uscita dalla propria
abitazione con l’intento di sfilare gli scarponi dai piedi del soldato morto ma
il compagno, affacciatosi dalla ringhiera, fece fuoco sulla donna uccidendola.
Tristi tempi quelli se pensiamo che una donna abbia
perso la vita semplicemente per un paio di scarponi: quando la povertà e la
disperazione annientano la dignità umana, la sopravvivenza detta gesti estremi!
Ammonta a 16 invece, il numero di civili morti durante
la guerra a causa dei bombardamenti o per aver accidentalmente calpestato delle
mine: Carroccio Innocenzio, Cortese Carmelo, Celsa Cirino, Di Piazza Giuseppe,
Di Franco Luigi, Granza Rocchetta Francesco, Granza Rocchetta Rosario, Galati
Pontillo Sardo Agostino, Lo Cicero Carmelo, Nicolosi Antonino, Provvidenza
Salvatore, Salanitro Salvatore, Carroccio Maria, Cuffari Cirino, Versaci
Benedetto.
Infine, Bellitto Salvatore che muore l’8 agosto 1943
per aver calpestato una mina in c.da Perdichino mentre trasportava in casa i
fasci di grano appena tagliati.
Sale a 18 il numero delle vittime colpite da ordigni
bellici se aggiungiamo i due ragazzi morti negli anni 50 a causa delle mine
antiuomo. Armeli Antonino trovò una mina in c.da Pirrera e la portò in casa per
giocarci: moriva l’1 aprile 1951 a soli 15 anni.
Mancuso Antonino (nato il 10 gennaio del 1951) morì
mentre stava giocando con una mina l’8 marzo del 1961 a soli 10 anni.
San Fratello così paga il suo pesante
tributo alla guerra con un totale di 20 civili e 231
soldati.
A cura di Rosalia Ricciardi e Bettina Di Bartolo, Biografia di una bomba
Di Piazza Giuseppe (16.03.1902) morì colpito da una mina in località Mazzaporro il 29 agosto 1944. |
Mancuso Antonino |
Cassarà Giuseppe (15.10.196), muore in Grecia il 3 febbraio 1944 |
Gambitta Antonino (15.11.1919) muore in Jugoslavia il 27 gennaio 1943: verrà portato a S. Fratello il 17.04.93 |
Latteri Benedetto (02.06.1916) muore in Germania il 25 gennaio 1944. |
Lo Cicero Benedetto (19.01.1922) muore in Russia l’11 settembre 1942: verrà portato a S. Fratello il 17.04.1993. |
Il tenente Morello Salvatore (26.02.1914) Muore il 21 marzo 1941. |
Tripodi Antonino (08.06.1908) risulta disperso nel giugno 1943. |
Carmelo, Latteri Benedetto (02.06.1916) muore in Germania il 25 gennaio 1944. E' stato trasportato qui il 1704/1993 assieme a Lo Cicero Benedetto.
RispondiEliminaOnoriamo, sempre, tutti morti caduti in guerra; i civili deceduti a causa della stessa; i grandi invalidi rimasti a soffrire per l'intera vita.
RispondiEliminaFacciamo nostra la locuzione Garibaldina: CHI PER LA PATRIA MUORE, NON MUORE MAI !
La storia raccontata da mia zia Bettina Di Pietro è vera. Suo fratello Salvatore e sua cognata Rosalia (i miei genitori) mi hanno sempre raccontata questa storia. Quando erano nella grotta di San Giorgio, mio padre vide che le avanguardie americane avevano installato una stazione radio e annunciò che da lì a poco i tedeschi avrebbero scatenato l'inferno. Infatti arrivarono puntuali gli Stukas che bombardarono quel posto e sbandarono il gruppo di rifugiati sanfratellani. Io ero in fasce e mia madre mi disse sempre di essere vivi per un voto fatto a San Benedetto. (B. Di Pietro)
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