Testimonianza sugli anni successivi alla frana del 1922, quando il Rubino si trasferì nella nuova San Fratello, oggi Acquedolci.
Rubino è il secondo da sinistra verso destra (foto di Nuccio Rubino) |
di SALVATORE EMANUELE.
Un personaggio eccelso,
eclettico, dalle mille sfaccettature poliedriche e spazianti in tutto il sapere
delle attività umane: letterarie, artistico-culturale e di documentazioni
fotografiche: testimonianze immortali di memoria che spaziano su tutti i
quattro punti cardinali del paesaggio storico Nebroideo.
Tale era il Cavaliere,
Professor Benedetto Rubino: farmacista-speziale, scrittore, latinista di
pregio, antropologo, fotografo documentarista e di più, di più ancora.
La farmacia, oltre ad essere il
punto di vendita dei prodotti specialistici medicinali già confezionati, nel
retrobottega, attrezzato, vi allestiva il laboratorio per le speciali misture
curative che il Rubino (farmacista d’altri tempi) preparava a richiesta
medica.
Antistante le vetrine, le vetrinette ed il bancone, dotato in
superficie di piano di marmo-granitico v’era una scrivania; arredata di alcune
sedie, le quali in certi orari di alcuni giorni, offrivano la loro seduta ad un
salotto socio-culturale ed etnologico e, di varie.
Nella seconda metà degli anni
trenta, nella sua appassionata qualità di antropologo, ospitò in una stanza
della sua palazzina prospiciente il proprio giardinetto su via Dante ad Acquedolci, gli
scheletri dissotterrati nella Grotta di San Teodoro.
In quel luogo, le varie
parti dell’impalcatura ossea venivano ricomposti ed assemblati prima ancora di
essere trasferiti nel Museo Naturalistico Gemmellaro di Palermo.
Soltanto molto tempo dopo, i ricercatori antropologici, approfondirono il sesso
degli umani vissuti nel periodo paleolitico; uno di questi, riconosciuto di
sesso femminile fu considerata la donna più antica della Sicilia e, le fu dato
il nome di Thea.
Benedetto Rubino, non poté godere della fortuna
di queste ulteriori conoscenze. Politicamente, non dava a
vedere quale idea perseguisse, il regime fascista non consentiva di esprimere
le proprie idee.
Le restrizioni al pensiero politico erano notevoli. Egli era
costretto nei suoi scritti, per sopravvivere, ad adeguarsi ai dettami del
regime. Le sue rappresentazioni mentali del caso non le divulgava, ma a ben
vederle e sentirle si intuivano.
Un giorno di concione fascista;
un apparecchio radioricevente venne installato sulla trifora centrale del
Municipio affinché le masse riunite nell’antistante
piazzale potessero ascoltare la dichiarazione di guerra dell’Italia ad Haile
Selassie Negus Neghesti imperatore d’Etiopia.
Nel bel mezzo dell’ascolto del
discorso, vidi io il Professor Benedetto attraversare di sbieco l’affollata
piazza cantando: “Allons enfants de la Patrie. Le jour de gloire est
arrivé!” .
Quest’atto. Parve, ai
conoscimenti della mia fanciullezza: non una manifestazione di giubilo, ma di
alta polemica antifascista.
Benedetto Rubino (San Fratello 1881-1955) perse la sua abitazione nella frana del 1922 |
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