Miramolino chiese di fare arrivare delle navi piene di
cavalli dal nord africa e da oriente.
di ALESSANDRA CANCARE'.
Correva l’anno 827 d.C, gli arabi, avevano già
conquistato la Spagna con l’Andalusia ed avendo ancora sete di conquiste si
gettarono a capofitto nel Tirreno portando la loro guerra santa (gihàd) in
Sicilia (e non solo).
Quando gli arabi iniziarono la conquista della Sicilia i
bizantini non ne furono molto entusiasti ma alla fine dovettero cedere.
Inizialmente, avendo trucidato un bel po’ di persone, i
siciliani erano molto diffidenti nei loro confronti, ma pian pianino gli arabi
si dimostrarono come una popolazione di grande tolleranza religiosa e civile.
Ma iniziamo la nostra leggenda….
Non avendo molta fiducia nei musulmani, i siciliani si
guardavano bene dall’osannare i nuovi conquistatori. L’ostilità era così tanta
che il re arabo Miramolino doveva fare qualcosa per evitare scontri. Uno dei
suoi più grandi consiglieri era la figlia Nevara la quale era convinta che con
la forza non si sarebbe ottenuto nulla poiché si prendono più api con un
ramoscello fiorito che con una grossa botte di aceto.
In realtà la principessina
dava questi consigli al padre perché era innamorata di un giovane nobile
siciliano, quindi la signorina voleva portare la pace e la saggezza per un
doppio scopo.
Miramolino, ascoltando il consiglio della figlia, permise
agli isolani di continuare a lavorare la terra e di commerciare, ma, per fare
capire loro che gli arabi erano sempre quelli che avevano il potere proibì di
portare armi e non potevano essere più alti di loro. Per questo motivo non
volle che la popolazione siciliana montasse a cavallo.
Vada per le armi, che volendo,
si possono anche nascondere, ma a cavallo ci si deve andare… “Né noi, né loro!”
Una bella notte, offesi per l’affronto, i siciliani avvelenarono gli
abbeveratoi e in pochissimo tempo morirono tutti i cavalli dell’isola.
Miramolino chiese quindi di fare arrivare delle navi
piene di cavalli dal nord africa e da oriente (curiosità storica: nella storia
del Cavallo Sanfratellano si racconta che l’animale sia un incrocio con una
razza proveniente da oriente), ma il destino volle – secondo la leggenda - che
durante una tempesta le navi affondarono tranne una piena di asini.
A quel punto gli arabi furono
costretti a cavalcare gli asini e l’immagine era talmente ridicola che i
siciliani iniziarono a prenderli in giro. Gli sceicchi sui somarelli… da qual
momento in poi in dialetto gli asini vennero chiamati scecchi.
Re Miramolino dopo la
figuraccia permise nuovamente a siciliani di poter montare a cavallo e di poter
suonare le loro campane. E da questo momento in poi iniziò la pacifica
convivenza tra i due popoli.
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