Tutto ebbe inizio nel 1969, l'allora frazione di San Fratello ottiene l'autonomia e diventa Comune di Acquedolci.
di Salvatore Mangione.
Ammonta alla considerevole cifra di 970 mila euro la
richiesta di risarcimento che l’amministrazione
comunale di Acquedolci, tramite il proprio sindaco Ciro Gallo, ha
inoltrato al comune di San Fratello. Di questi tempi c’è solo da inorridire al
pensiero che due comunità, unite storicamente, affettivamente e socialmente da
secoli, adesso si ritrovino nella situazione di un così enorme divario
economico.
Ma andiamo ai fatti: alcuni anni addietro, esattamente 46 anni sono
trascorsi da quando alcuni abitanti di Acquedolci con a capo un comitato di cui
faceva parte anche l’arciprete don Antonino Di Paci, sacerdote di San
Fratello, ottennero l’autonomia dal comune montano.
Nei primi tre anni i
dipendenti comunali vennero stipendiati da San Fratello, insieme a tutti gli
interventi necessari per gli uffici e la popolazione. A distanza di decenni la
Regione aveva più volte commissariato i due centri per la quantificazione degli
emolumenti economici e per la divisione territoriale.
Dopo un accordo bonario
con la divisione forfettaria secondo la viabilità della strada statale 289, il
territorio è stato accordato, con la zona sottostante dichiarata marittima ad
Acquedolci ed il resto a San Fratello. E’ stato così che dopo secoli San
Fratello è stato privato del mare e che la zona compresa tra i torrenti Furiano
ed Inganno, ha assunto la nuova denominazione.
Ma i diritti sul patrimonio
comunale sono stati certamente equivocati, poiché trattandosi di un bene
lasciato in eredità ai minori nati ed a tutti i cittadini nati e residenti a
San Fratello, non era alienabile quindi le due delibere 58 e 59 del consiglio comunale non potevano esser esitate. La
Regione per queste situazioni, che in Sicilia si ripetono frequentemente, aveva
un apposito capitolo di bilancio.
Al momento che i due comuni hanno pensato
pochi anni addietro di concordare in 970 mila euro il valore di una porzione di
territorio boschivo e di devolverlo ad Acquedolci, quale compensazione per il
risarcimento dovuto a San Fratello per i primi tre anni di anticipazioni e per
la cessione della quota boschiva, il capitolo veniva prosciugato e non sono
state più assegnate somme risarcitorie.
Acquedolci nel frattempo grazie a quella
delibera è stato ammesso fra i comuni del parco dei Nebrodi, quale proprietario
di una zona boschiva. Adesso fra la contabilità passiva risultano ad Acquedolci
tale somma ma a San Fratello non c’è alcuna traccia, tranne una promessa. La
singolar tenzone andrà a finire in tribunale?
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