A Palermo nel santuario di San Benedetto il Moro.
TIZIANO FRATUS.
Arrivare al Santuario di Santa Maria di Gesù e San Benedetto
Il Moro, primo santo nero della chiesa cattolica, a Palermo, è un viaggio nel
viaggio. Nella piazza di fronte alla stazione dei treni ho assistito a una
riunione sindacale indetta appositamente per capire precisamente dove fosse
questo luogo, ma alla fine il nodo è stato sciolto.
Benedetto da San Fratello è un figura di eremita francescano
che entrò nel convento di Santa Maria di Gesù, sede dei Frati Minori, di cui
sarà eletto priore. Così come la leggenda racconta che San Francesco, in Emilia
Romagna, abbia piantato nella terra un bastone, 800 anni fa, da cui è sorto
l’esemplare tutt’ora vivente nel chiostro del monastero di Villa Verucchio,
così si tramanda l’episodio che vede protagonista, quattro secoli fa, San
Benedetto, secondo cui il religioso avrebbe fatto lo stesso, quando nel suo
romitaggio piantò il bastone che gli era servito per salire.
Nel 2006 è stata eseguita un’ispezione dendrocronologica che
ha definito che il cipresso che oggi cresce, lì, accanto alla cappella di San
Benedetto, aveva 426 anni. Le misure ufficiali sono 23 metri di altezza e 315
cm di circonferenza del tronco, a circa due metri dal colletto. Corrispondono
all’albero che si raggiunge dopo aver attraversato un bosco irregolare di pini,
carrubi, ulivi e eucalipti e macchia mediterranea. E’ un maestro del silenzio,
il cipresso, che si è aperto, sparando ramificazioni in ogni direzione, come a
trovare un equilibrio lassù, scosso così spesso dai venti, dinnanzi alla città
che nei secoli si è trasformata. Da qui osserva, ascolta, tollera. Lo splendido
tramonto ci veste e dipinge d’oro, e laggiù si intravede la macchia dell’orto botanico,
l’esercito di palazzine di cemento che gremiscono la città, il porto, e oltre
la linea scura del bosco della Favorita. E d’intorno, la corona di montagne che
cinge d’assedio la conca in cui Palermo si è ingrassata.
Fonte: lastampa.it
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