Simona Pruiti.
Quest’area staccata dal resto d’Italia, la Sicilia,
contraddistinta dai grandi teatri greci di Taormina, Segesta e Siracusa, dove
persino Eschilo fece rappresentare primamente le sue “Etnee”, potrebbe forse
non essere anche teatro di Sacre Rappresentazioni? Sarebbe impensabile. La
Sicilia, sin dalla sua genesi è un grande teatro, ove va in scena persino il
folclore.
La Settimana Santa di San fratello caratterizzata dalla
presenza di questi personaggi grotteschi dal costume rosso e giallo, “il Giudeo
sanfratellano” appunto, non è la festa a loro dedicata, bensì la rievocazione
storica e religiosa della Passione e Morte di Gesù. In questo contesto, il
Giudeo, sebbene elemento caratteristico non ne diviene protagonista indiscusso
(come tendenzialmente si crede) piuttosto entità complementare e
ausiliaria di quel teatro meraviglioso incarnato dalla splendida cornice di San
Fratello.
Che cosa si cela realmente dietro questa spettacolarizzante
tradizione? Non intendo soffermarmi a una generica descrizione della
commemorazione o dei pittoreschi costumi, ne tanto meno voglio annoiare il
lettore con divagazioni di tipo storico e antropologico, scelgo piuttosto
d’imboccare la via che gli abitanti del paese (in diversi dialoghi sul tema)
hanno scelto e mi hanno consigliato d’intraprendere, ovvero divenire lettore
attento, in grado di saper cogliere immagini o messaggi che la celebrazione
lascia a libera interpretazione. Pertanto da una mia attenta analisi
sociologica, il Giudeo, che possiede elementi visivi e comportamentali di una
figura scenica che legittimamente oscilla tra il sacro e il profano, oltre a
ciò che rappresenta e che per tradizione dovrebbe rappresentare storicamente, è
uno status di appartenenza, rappresenta la vera essenza dell’essere
sanfratellano, dell’essere Cristiano, di appartenere e di mostrare di
appartenere con fierezza a una comunità singolare e sorprendente come quella di
San Fratello. Comunità che così come nel resto del mondo Cristiano, affida alla
drammatizzazione del Mistero, all’interpretazione della Sacra Rappresentazione
l’obiettivo di magnificare uno dei dogmi della Fede Cristiana, la Pasqua di
Risurrezione del Signore. Quantunque un grande studioso quale è stato Pitrè
abbia scritto a riguardo che <> io non posso convenire con lui, anzi ciò che auspico è
che tale costume sia quanto più longevo e che almeno una volta nella vita possiate
cogliere l’emozione di quel giorno negli occhi di chi indossa l’abito
tramandato da padre in figlio, sapientemente realizzato dalle donne più abili e
che rendono il Giudeo di San fratello orgoglioso di portare avanti la
tradizione a “sbirrijan” (cappuccio) alto!
Fonte: rcinebrodi.altervista.org
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