Pasqua: ecco i riti della Settimana Santa in Sicilia tra fede e folklore



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Dai misteri al ballo dei diavoli, il racconto della Passione in Sicilia nella Settimana Santa.

Danilo Loria.
E’ un racconto fatto di fede e folklore la Passione di Cristo in Sicilia. Una narrazione in cui agli elementi della tradizione cristiana si mescolano riti dall’antico sapore pagano per dare vita a rappresentazioni dal forte impatto emotivo. Paese che vai tradizione che trovi. Processioni, canti, musiche dalla intensa partecipazione popolare, tramandate di generazione in generazione, gelosamente custodite negli anni e giunte intatte sino a oggi. “Un intreccio fra festa e teatro esiste, com’è noto, sempre e dovunque, ma è soprattutto in Sicilia, durante la Settimana santa, ch’esso si svela con la più straripante e invasiva evidenza” scriveva Gesualdo Bufalino. Nei cortei del Venerdì Santo fercoli e figuranti ripercorrono le tappe della via Crucis, mentre le Madonne sontuosamente abbigliate incantano i turisti. La Processione dei Misteri a Trapani è una tradizione lunga 400 anni, che coinvolge migliaia di cittadini e si apre il venerdì santo per concludersi solo il giorno dopo.
Ventiquattro ore durante le quali la città si anima di luci e colori. Venti statue lignee sostenute da scheletri di sughero, che rappresentano le fasi della passione e della vita di Gesù, vengono portate a spalla dai fedeli per le vie della città. Realizzati dalle abili mani degli artigiani trapanesi del XVII e XVIII secolo e addobbati con preziosi ornamenti e composizioni floreali, i simulacri sono fissati a una base lignea detta ‘vara’, con un procedimento particolare che ne consente una certa oscillazione durante il trasporto, ‘l’annacata’ appunto, uno degli aspetti più caratteristici della processione.
Retaggi pagani, invece, contraddistinguono una delle celebrazioni pasquali più singolari in Sicilia, il ‘Ballo dei diavoli’ di Prizzi, nel Palermitano. Qui l’eterna lotta tra il Bene e il Male con la vittoria del Cristo risorto si mescola a una rappresentazione altamente folkloristica. Le strade del paese si animano con figure inquietanti: c’è la morte, vestita di giallo armata di balestra, e ci sono i diavoli con tute rosse e una maschera con le corna a nascondere il viso. Fin dalla mattina di Pasqua i figuranti corrono per le strade, bussano alle porte e catturano simbolicamente le anime dei passanti, cercano di impedire l’incontro festoso tra le statue del Cristo risorto e della Madre, per poi morire uccisi dagli angeli armati di spada e incitati dalla popolazione. Ottanta quadri viventi danno ‘corpo’ ai più importanti eventi dell’Antico e del Nuovo Testamento a Montelepre, nel Palermitano, per un tradizione che si rinnova dalla seconda metà del Settecento. Circa 400 figuranti in costumi d’epoca sono i protagonisti della processione dei Misteri. Percorrono le vie del paese seguiti dall’Urna del Cristo Morto portata a spalla dai ‘civili’ e dai ‘galantuomini’ e dal simulacro della Madonna Addolorata avvolta da un manto nero e condotta dalle ‘maestranze’. La tradizione vuole che anche Salvatore Giuliano, prima di diventare un bandito, impersonò Re di Gerico, uno dei personaggi che dalla metà del 1700 vengono rievocati nella processione per rivivere il ‘mistero della salvezza’.
E’ la compostezza, invece, la cifra della processione del Venerdì Santo di Enna, momento clou delle celebrazioni pasquali. Circa 2.500 confrati incappucciati, che portano i fercoli di Cristo morto e della Madonna Addolorata, sfilano in rigoroso ordine prestabilito e in assoluto silenzio, dando inizio al lungo corteo funebre che percorre quasi tutta la città. Alla luce delle torce e con il ritmo scandito da diverse marce funebri i credenti sfilano in preghiera, preceduti da quindici confraternite nei loro tradizionali costumi. Un rito, quello di Enna, che risale al periodo della dominazione spagnola tra il XV-XVII secolo, ma che ancora oggi si caratterizza per la partecipazione quasi totale dei cittadini. Già dal primo pomeriggio il traffico si ferma e verso le 17 le diverse Confraternite, partite in processione dalle proprie chiese, giungono al Duomo, da cui si dipana il lungo e mesto corteo funebre, che dopo diverse ore arriva al cimitero, dove viene impartita ai fedeli la benedizione. Poi a tarda sera la processione torna indietro, illuminata dalla fioca luce delle fiaccole portate a mano dai confrati e disposte lungo il percorso. La processione finisce a notte inoltrata quando l’Addolorata dopo aver accompagnato la Vara del Cristo morto presso la chiesa del SS. Salvatore ritorna nella propria passando tra i confrati inginocchiati.

A San Fratello, piccolo paese dei Nebrodi, invece, è possibile assistere alla ‘Festa dei Giudei’. Una tradizione unica nel suo genere, in cui sacro e profano si mescolano. Qui contadini e pastori si travestono da ‘giudei’, indossando particolari costumi con giubbe rosse e gialle impreziosite con motivi floreali e ricami e da un cappuccio rosso che copre la testa. I costumi ricordano in parte quelli dei soldati romani che flagellarono Gesù. Accompagnati dal suono di trombe e campanacci, percorrono le vie cittadine, ‘disturbando’ anche il corteo che segue il Crocifisso. A San Biagio Platani, in provincia di Agrigento, rivive, invece, la festa degli Archi di Pasqua, fatti di pane, salici, canne, asparagi, cereali, datteri, alloro e rosmarino, che fanno della cittadina una chiesa a cielo aperto. Una tradizione tramandata negli anni grazie alle Confraternite devote al Cristo e alla Madonna, i ‘Signurara’ e i ‘Madunnara’, in grado di richiamare ancora oggi tantissimi turisti, incantati da vere e proprie opere d’arte dal valore altamente simbolico, che, spoglie durante la processione del Venerdì Santo, si arricchiscono di decorazioni proprio nel giorno di Pasqua. Un tripudio di colori, suoni e tradizioni in cui la religiosità si mischia al folklore per raccontare la Passione di Cristo in Sicilia.

Fonte: strettoweb.com

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