Salvatore Di Bartolo.
"Ciò che bisogna dire e che tutti sanno del resto, è che buona del
finanziamento politico è irregolare od illegale. Non credo ci sia nessuno in quest'aula che possa alzarsi e pronunciare un
giuramento in senso contrario a quanto affermo: presto o tardi i fatti si
incaricherebbero di dichiararlo spergiuro".
Con queste celeberrime parole Bettino Craxi arringa rivolgendosi ai colleghi
parlamentari che gremiscono i banchi di Palazzo Montecitorio. Era il 3 luglio
1992. Il penultimo discorso del leader socialista da parlamentare.
Analizzandole con il dovuto buonsenso e la giusta dose di onestà intellettuale
queste parole appaiono come un monito a quell'etica della responsabilità di cui
qualsivoglia istituzione di un qualunque paese democratico dovrebbe essere
intrisa.Democratico appunto. Ed è proprio questo il punto. Il richiamo a concetti apparentemente superati da tempo quali "vittima sacrificale" o "caccia alle streghe" possono lasciar presupporre la presenza alla base di un modello democratico? L'esasperata ricerca della vittima eccellente di turno da eliminare per favorire o sopprimere un cambiamento è un processo che osereste definire democratico? Qualcuno ha forse mai ritenuto democratica la scelta di assicurare alle fiamme il corpo di Giordano Bruno per soffocarne il libero pensiero od anche quella di condannare alla pena capitale Luigi XVI di Francia per consacrare la rivoluzione?
Ed anche quel 3 luglio 1992 alla Camera dei Deputati di democratico ci fu veramente poco. Alle parole di Bettino Craxi seguirono soltanto l'imbarazzo e la vergogna. Silenzio assordante. Sembra di udirlo ancora tra le mura di Palazzo Montecitorio. Quel giorno di mezza estate la politica scelse di abdicare lasciando spazio al caos, lavandosene le mani per ripulirsi la coscienza.
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