Un’antica leggenda fa risalire la prima costruzione tra il 1250 e il 1184 a.C. con l’arrivo di Patrone della città di Turio, che sbarcando nel territorio compreso tra Acquedolci e S. Agata di Militello, dirigendosi verso l’entroterra, fondò una rete di castelli-vedetta, ed alcuni di questi nel tempo divennero dei veri e propri centri abitati.
Già in epoca bizantina è assai probabile
la presenza di un forte. La Sicilia, infatti, venne interessata da diversi
flussi migratori, inoltre da decenni fu meta di incursioni piratesche, che
spinsero la popolazione ad arroccarsi nei punti più inaccessibili dell’isola. A
conferma della presenza bizantina nel territorio di San Fratello ci sono
diversi indizi storici, reperti archeologici, tradizioni orali, tracce
culturali, linguistiche, religiose e toponomastiche.
Nel X secolo, durante la conquista araba
della Sicilia, Ibn Fadl’Allah scrive di un Castello fra Caronia e San Marco.
Per il cartografo arabo si tratta del Castello di Demena. Tesi ripresa e
avvalorata in particolar modo dallo storico Luigi Vasi.
Nel 1082, Ruggero I concede alla chiesa
troinese alcuni territori della Sicilia nord orientale, e in un documento
menziona anche il Castello di Turio.
I normanni sbarcati in Sicilia per
conquistarla, riadattarono castelli e costruzioni rurali, e anche la
costruzione sulla Roccaforte venne dotata di una nuova cinta fortificata e
venne arricchita di torri. Nel XII sec d.C. la città di San Filadelfo sorge sul
Monte Vecchio, mentre sulla Roccaforte si trova un’autentica Motta normanna,
una cittadella militare concentrata attorno al maniero.
Già agli albori del XIII secolo, tutta
la popolazione del territorio si riunì sotto la Roccaforte, con un trasloco dal
Monte Vecchio abbastanza rapido e ancora oggi inspiegabile.
Nel 1151, nella bolla di Eugenio III,
viene ripreso il nome di Castello di Turio. Nel 1154, il cartografo El Idrisi
menziona il luogo di Filandt, riportando solamente le distanze che lo separano
da Caronia e San Marco. L’ultima volta che appare in un documento religioso il
nome di Castello di Turio è datato 1198, nella bolla di Papa Innocenzo III,
redatta per concessione alla diocesi messinese. Nel 1272, il Castello di San
Filadelfio verrà elevato a regio castello dell’isola.
Nel XVI secolo, Tommaso Fazello scrive
sul Castello di San Filadelfo: “…è nome nuovo e datogli da’ Longobardi secondo
che affermano gli abitatori…”
L’unica immagine esistente del Castello
è un disegno di Camillo Camilliani, datato 1584.
Tra la fine del XVII e il XVIII secolo,
il Castello venne molto probabilmente abbandonato. Le cause più accreditate
sono da collegare al terrificante terremoto di Noto, oppure a movimenti franosi
che nel tempo compromisero la stabilità dell’antico maniero.
Il castello venne definitivamente raso
al suolo dalla stessa popolazione sanfratellana, come ci racconta lo storico
locale Luigi Vasi: “...vi erano delle cave, e una dentro il castello della
Roccaforte, con calce frutto della pietra del castello”.
Oggi sono visibili solo alcune parti
dell’imponente cinta muraria che si estende su quasi tutto il piano della
Roccaforte, e circondava l’antico maniero.
Fonti:
1) G. Vanotti. L’altro Enea – la
testimonianza di Dionigi di Alicarnasso (L’Erma di Brestschneider editore,
1995)
2) G. Ciotta. Basiliani, in Enciclopedia
dell’Arte Medievale (Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 1991-2000)]
3) Georg Ostrogorsky, Storia dell'Impero
bizantino, Torino, Einaudi, 1968.
4) Susanna Valpreda, Sikelia 2. La
Sicilia dei Bizantini. I Bizantini di Sicilia (Lithos, 2020)
5) Bartolo Messina. Raccolta di notizie,
documenti ed impressioni sulla storia di San Fratello (2000)
6) Saverio D’Amico. Ricerche storico
critiche sulle ruine dell’antica Alunzio in Sicilia (Messina, 1844)
7) Benedetto Rotelli. Manoscritto del
1824 – nota 13
8) Castelli medievali in Sicilia dai bizantini ai
normanni (Ferdinando Maurici, 1992)
9) Rocco Pirro. Sicilia sacra, Palermo
1733
10) Luigi Vasi. Memorie di Luigi Vasi
(Lugano, 1893)
Foto: Ghela Nuzzo
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