Il generale Maniace e quel tentativo fallito di riprendersi la Sicilia

 


Nel 535, durante la guerra gotica, l'isola fu occupata da Belisario e fu annessa all'Impero bizantino. La nuova provincia romano-orientale di Sicilia era governata da un pretore; le tasse venivano invece riscosse da un conte del patrimonio dell'Italia. Belisario in pochi anni conquistò quasi tutta l'Italia, e fece prigioniero il re dei Goti Vitige. I Goti tuttavia, sotto il regno di Totila, si ripresero e, dopo aver riconquistato quasi tutta l'Italia ai Bizantini, nel 549 invasero anche la Sicilia. Ma già nel 551 si completò la riconquista bizantina della Sicilia.

Nel 554 con la fine della guerra, l'Italia intera venne annessa all'Impero romano d'Oriente. La Sicilia non entrò a far parte della Prefettura del pretorio d'Italia; essa costituì una provincia indipendente dall'esarca di Ravenna. Durante la dominazione bizantina la Sicilia dovette subire una pesante tassazione che impoverì la popolazione; papa Gregorio I in una lettera del 595 destinata all'Imperatrice Costantina scrive:

«[...] In Sicilia un certo archivista della marina, per nome Stefano, accusato viene qual autore di molte e scellerate vessazioni. Egli s'impadronisce dei beni di ciascuno, piantando degli standardi sopra tutti i terreni e sopra tutte le case, senza cognizione di causa[...]. Fatene dunque [...] su tosto consapevole l'imperator vostro sposo, perché tolga via dalla sua anima un sì grande e grave peso di colpa dal suo impero e dai figli suoi. Lo so ch'egli dirà che quel che si ritrae da queste isole, è impiegato nelle spese delle armate per loro difesa; ma si è questo forse il motivo del poco profitto ch'elle ricavano da tali riscossioni, essendo tolte altrui non senza mescolanza di colpa. [...]»

Nel VII secolo l'Impero venne sconvolto dalle controversie religiose, con la diffusione del monotelismo. Nel frattempo la Sicilia era saccheggiata dai Saraceni, e contemporaneamente in alcune parti dell’isola montava la rivolta verso l’oppressione bizantina a causa delle alte tassazioni. 

Nel VII secolo gli Arabi iniziarono a fare molte incursioni sulla Sicilia, perché la reputavano un punto strategico, da dove si poteva controllare tutto il mar Mediterraneo. La disgregazione dell'Impero bizantino e la sua debolezza si facevano pesantemente sentire in Sicilia che era ormai slacciata dall'impero centrale, alimentando un certo malcontento. Tra l'803 e l'820 l'efficienza bizantina nel quadrante centrale del Mediterraneo cominciò a decrescere vistosamente, infatti tutti i thema dell'impero cominciarono a gestirsi autonomamente; fu anche il caso della Sicilia con il thema Sikelia, ormai distaccato dall'impero centrale.

L'invasione araba ebbe inizio il 17 giugno dell'827 con uno stuolo di arabi, berberi e molti persiani. Lo sbarco avvenne nei pressi di Capo Granitola, vicino a Mazara del Vallo, usata come testa di ponte e base di attracco per le navi e prima capitale. Poi fu occupata Marsala. Presa Girgenti nell'agosto-settembre dell'831 i musulmani entrarono a Palermo, eletta capitale della Sicilia islamica, quindi Messina, Modica e Ragusa, mentre Castrogiovanni fu presa solo nell'859. Resisteva Siracusa e la Sicilia orientale, sede dello strategos bizantino. Fu necessario più d'un decennio per piegare la resistenza degli abitanti del solo Val di Mazara e ancor più per impadronirsi tra l'841 e l'859 del Val di Noto e del Val Dèmone, ultimo baluardo a cadere. Nell’877 venne occupata Catania, e poi Siracusa che cadde il 21 maggio 878.

Basilio I decise allora di mandare una flotta di 140 navi per contenere l'espansionismo degli Arabi, che avevano ormai sottomesso gran parte dell'isola. La flotta ottenne un'inaspettata vittoria navale sugli Arabi nell'880 presso Milazzo, ma questa vittoria non riuscì a risollevare la situazione. L'ultima roccaforte importante della resistenza siciliana a cedere fu Tauromenium il 1º agosto del 902. Nello stesso anno cadde anche la misteriosa Demenna, trovata disabitata, gli arabi la distrussero e misero a ferro e fuoco il territorio. L'ultimo lembo di terra siciliana a resistere ai musulmani fu Rometta che capitolò solo nel 963.

Si sa che i bizantini nel 1025 avevano anche progettato la riconquista della Sicilia. Durante il XI secolo nella Sicilia musulmana si ebbe una profonda crisi politica che oppose l'imam fatimida ai governatori Kalbidi, che alla fine vennero vinti e furono allontanati. Dello scontro approfittarono i bizantini che richiamati dai Kalbiti nel 1038 intrapresero un effimero tentativo di riconquista dell'isola, la cui preparazione venne affidata al grande generale Giorgio Maniace. Alla testa della spedizione bizantina vi era Stefano, fratello dell'imperatore Michele IV il Paflagone. Le truppe erano formate inoltre da numerosi esuli longobardi comandati da Arduino e da una compagnia di normanni/vichinghi comandati da Guglielmo Braccio di Ferro e da Harald Hardrada. 

La spedizione conquistò prima Messina e quindi si diresse verso l'antica capitale dell'isola, Siracusa, dove Guglielmo si guadagnò il soprannome di Braccio di Ferro per aver ucciso con una sola mano l'emiro di Siracusa. Maniace fu l'unico condottiero che riuscì nel 1040, prima dei Normanni e seppur temporaneamente, a liberare la città aretusea dai musulmani. A testimonianza di quella impresa mandò le reliquie di Santa Lucia a Costantinopoli. Anche il trafugamento delle reliquie di sant'Agata durante l'XI secolo avvenne probabilmente per mano della stessa spedizione.

Nel 1040 tra Randazzo e Troina sconfisse le truppe musulmane di Abdallah. Nei pressi del luogo della battaglia, venne fondato il monastero di Santa Maria di Maniace. L'antico cenobio si trova oggi vicino al paese di Maniace in provincia di Catania, anch'esso battezzato così in un secondo tempo in onore del generale bizantino. Abdallah, pur sconfitto, riuscì a mettersi in salvo, per fortuna o forse per un errore di strategia di Stefano che si rifiutò d'affrontarlo.

Maniace però fu richiamato a Costantinopoli e imprigionato. Una serie di eventi funesti, dissidi ed una rivolta di Arduino - legata a contrasti riguardanti la ricompensa - che sconfisse e uccise Stefano, metteranno in crisi in poco tempo la spedizione posta al comando di Basilio, che dovrà abbandonare la Sicilia, rioccupata dagli arabi fino allo sbarco normanno.

Fonte:

  • Giorgio Ravegnani, I Bizantini in Italia, Bologna, Il Mulino, 2004.
  • Tommaso Fazello, Storia di Sicilia, Deche due.
  • Georg Ostrogorsky, Storia dell'Impero bizantino, Torino, Einaudi, 1968.

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