“Ô frosch” (Al fresco) di Benedetto Di Pietro



CULTURA
L'ultima fatica letteraria del principale attore di una nuova vena poetica e creativa che ha contribuito ad una seconda ondata di pubblicazioni in galloitalico. Nell'opera anche le traduzioni di alcune nugae del Libro di Catullo.

Carmelo Emanuele.
È stata pubblicata l’ultima fatica letteraria di Benedetto Di Pietro, poeta, scrittore e critico originario di San Fratello. L’opera dal titolo “Ô frosch” (al fresco) è una raccolta di poesie nel dialetto galloitalico di San Fratello con in coda alcune nugae del Libro di Catullo con traduzione dal latino al Siciliano e al dialetto di San Fratello, si tratta del 14° volume della collana Apollonia della casa editrice Montedit.

Leggere un’opera di Benedetto Di Pietro è un piacere per un appassionato lettore che si eleva ad orgoglio quando si condivide la terra di origine dell’autore, perché Benedetto Di Pietro sta a San Fratello come Andrea Camilleri sta alla Sicilia. Il paragone non è per nulla azzardato poiché se il successo critico e mediatico di Camilleri ha dato una nuova giovinezza alla lingua siciliana, rinvigorendo anche il turismo in una parte dell’isola e raccontando al mondo una Sicilia ancora in parte nascosta, suggestiva e metaforicamente antica nei sapori, negli odori e nei valori così come solo i grandi artisti, scrittori, poeti del passato l’hanno mostrata, raccontata e sublimata. Dall’altra parte, Di Pietro dal 1994 si è dedicato allo studio del dialetto galloitalico di San Fratello per il quale, coadiuvato dalle università di Catania e di Udine, ha fondato un suo sistema di scrittura. Dal quel momento è stato il principale attore di una nuova vena poetica e creativa di opere in galloitalico di San Fratello, dopo l’ondata di fine Ottocento e primi del Novecento grazie principalmente alle raccolte di Luigi Vasi e Benedetto Rubino.

Grazie a questa nuova ondata di pubblicazioni senza precedenti, alcuni preziosi semi della parlata galloitalica di San Fratello sono stati messi in "cassaforte", ed oggi San Fratello può essere considerato, ancora solo simbolicamente, il capoluogo culturale dei Nebrodi in quanto tutti i paesi dei Nebrodi messi insieme non raggiungono il numero di pubblicazioni prodotte sulla cittadina di San Fratello, grazie principalmente alla sua lingua, al cavallo, ai personaggi storici, come anche alla storia e al folclore del territorio.   
   
In questo ultimo lavoro di Di Pietro sono presenti alcune poesie apparse nel 2012 in occasione di una mostra fotografica dal titolo “Immagini e parole” che ha avuto luogo nel suggestivo centro storico di San Fratello. Per ammissione dell’autore gran parte dei testi poetici sono stati scritti in epoche diverse. 

L’autore è romanticamente attaccato ad alcuni momenti ben precisi della vita sanfratellana e in particolare si fanno riferimenti ad alcuni rituali del passato ormai estinti che hanno non solo caratterizzato questa opera, ma sembrano aver indirizzato tutta la vena poetica dell’autore, così in “La cautra sfilucchiera” (il copriletto) sembra quasi di risentire i suoni e vedere le donne al telaio; rituali presenti anche in “U miscarò” (la ventola) dove si ripensa alla bellezza dei ventagli di un tempo e in “U Rrusäri” (il Rosario) dove si può capire l’importanza della preghiera, al centro della vita sociale e della comunicazione per un popolo umile come quello sanfratellano; in “La càpula” (la coppola) non passa inosservato l’aneddoto dei tedeschi scoperti durante il secondo conflitto mondiale a causa di un dettaglio ben preciso che ha fatto epoca; in “U sciälu” (lo scialle) il testo ruota attorno all’importanza di un indumento così come in “D’uoli è binirat” (l’olio è benedetto) si fa riferimento all’importanza dell’olio e al duro lavoro per ottenerlo; particolare storico di notevole importanza è la testimonianza raccolta in “Li struzziuoi di la Milizzia” (gli addestramento della milizia) e “La daveanca dû 1922” (la frana del 1922).

L’autore racconta anche della sua fanciullezza, povera di ricchezze materiali ma colma di valori che hanno plasmato la sua stessa anima, un viaggio che ha inizio con “La strumula” (la trottola) chiaro ricordo ai giochi di gioventù, la suggestiva “La duna sanfrardeuna” (la luna sanfratellana), “Nuzza” (Nuccia) amore giovanile e musa ispiratrice, “U suchierr” (il sigaro) romantico ricordo di vita familiare, “Cam i cavadì” (come i cavallini) un chiaro momento di consapevolezza, mentre in “Vicchjieia” (vecchiaia) si chiude simbolicamente il cerchio con un pensiero sulla vecchiaia.

Una parte della poesia di Di Pietro può essere ripresa come un ponte tra il passato e il presente, dove non manca una sottile ironia che accompagna il lettore per mano così come farebbe un padre con il proprio figlio, così “La sarturia subiteuna” (la sartoria estemporanea) può essere considerata una arcaica antenata dei social network; “La prietica di Scialacamu” (la predica di Scialacomo) focalizzata sul ricordo di un personaggio storico ma con un simpatico aneddoto familiare; “I puvrì” (i poveretti) pensiero filosofico sulla ricchezza e povertà; “Mpuodi e spatuliddi” (papaveri e gladioli selvatici) innalzamento della bellezza e dell’utilità della natura.

Di Pietro è abilissimo a raccontare il passato, ricco di particolari che non hanno l’obiettivo di arricchire il racconto, ma sono parte centrale di esso. Quando però l’autore si focalizza sul presente la sua poesia da romantica e malinconica può diventare critica vera e lucida, in questa opera ne sono la prova principalmente “U dissidieri d’arter” (la voglia di restare) e “La muora” (la moda).

Elevati momenti del moderno pensiero filosofico si respirano in “Apucalissi” (apocalisse) e “Nvern” (inverno). Particolare è la rivisitazione sanfratellana della cicala e la formica, “La zzijela e la frumiega”; mentre in coda alla raccolta non possono mancare i “classici” racconti paesani dei quali sono stati premiati dall’autore “U vaur a san Calaiar” (il voto a san Calogero) e “U sunaraur e u chien” (il suonatore e il cane).

Chiude la prima parte del libro “U giuriea Märch” (il giudeo Marco) un momento altissimo di preghiera con un notevole riferimento storico sulla settimana Santa di San Fratello e un particolare passaggio evolutivo dei suoi protagonisti, i singolari Giudei.  

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Commenti

  1. Ringrazio Carmelo Emanuele per questa recensione puntuale ed esauriente. Un cordialissimo saluto a tutti i sanfratellani ovunque essi si trovino.

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