Frana di San Fratello: una ferita ancora aperta nella terra e nell’anima della Sicilia

Ventiquattro edifici cittadini da demolire, due scuole e una chiesa
Una frana è un evento che colpisce, che lascia impressi nel cuore ricordi e scene indelebili; a San Fratello è possibile, ancora oggi, a distanza di due anni, toccare con mano e vedere ciò che è accaduto quel maledetto 14 febbraio 2010.

in rosso gli edifici da demolire

Le coppie di innamorati attendono con trepidazione il 14 febbraio per celebrare la festa di san Valentino: scambiarsi doni, promettersi reciprocamente fedeltà e amore. Anche gli abitanti di San Fratello, nel febbraio del 2010, avrebbero voluto festeggiare il loro giorno degli innamorati, ma la natura avversa non gliel’ha permesso; una frana di dimensioni bibliche ha colpito il paese, facendolo sprofondare sempre più.


L’allora Presidente della Regione Sicilia Raffaele Lombardo, in seguito ad un sopralluogo nelle zone colpite, dichiarò: “Il fenomeno è di dimensioni inimmaginabili, tanto è esteso il fronte della frana”. Le persone costrette ad abbandonare le loro abitazioni furono circa duemila, su un totale di 4500 abitanti. Il paese ha rischiato di scomparire perché la collina che lo sovrasta stava lentamente cadendo giù.

L’attivazione della Protezione Civile è stata fulminea: si è provveduto, nei giorni immediatamente successivi al disastro, a fornire aiuto, sia psicologico che materiale, alle persone che da un giorno all’altro si sono trovate senza casa, senza oggetti personali, senza nulla. La Sicilia tutta, il paese di San Fratello in particolare, è stato ferito nell’anima, una ferita che ancora oggi è aperta e viva.

Basta fare un giro per il paese per rendersene conto: case abbandonate, impalcature, crepe. Insomma, San Fratello è un paese in stand-by, che aspetta che questa ferita si rimargini e che le persone costrette ad andar via possano tornare nelle loro case, al sicuro.

di Angela Perrella – UNMONDODITALIANI
  










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