Il patrimonio artistico della Sicilia è immenso, il 26,4 per cento del patrimonio di beni culturali nazionale. Ma si contano pochi visitatori e fra quei pochi una imponente percentuale di “non paganti”.
PALERMO - Villa Zito, inaugurata dal Presidente della Repubblica, e
realizzata dalla Fondazione Sicilia, grazie all’impegno del suo Presidente,
Gianni Puglisi, è uno scrigno “inesauribile” di arte moderna e
contemporanea: più di mille opere, trecento delle quali pressocché sconosciute
al grande pubblico nonostante la loro straordinaria rilevanza.
La pinacoteca
della Fondazione bancaria aggiunge al suo “medagliere” un altro prezioso
riconoscimento dopo avere consegnato alla fruizione pubblica Palazzo
Branciforte, sede di collezioni di arte – antica e moderna – di grande
interesse, oltre che una splendida struttura architettonica.
Chi si accingesse a censire i siti d’arte di Palermo rimarrebbe
sorpreso per il loro numero e la loro eccezionale rilevanza. La Cappella
Palatina (foto in alto), la Favorita, i luoghi di culto, autentici tesori dell’arte barocca,
arabo-normanna, bizantina: ognuno di essi giustificherebbe un viaggio a
Palermo.
Il patrimonio artistico della Sicilia è immenso, e
Palermo è un museo a cielo aperto, al pari del resto dell’Isola, che ospita 111
siti di eccezionale interesse artistico e sei siti tutelati dall’Unesco: il
26,4 per cento del patrimonio di beni culturali nazionale.
Il numero dei visitatori supera di poco il 9 per cento
rispetto alla media nazionale, e gli incassi sono inferiori al 10 per
cento. Pochi visitatori e fra quei pochi una imponente percentuale di “non
paganti” (l’assessore regionale al Turismo Li Calzi, ha espresso sorpresa per
il numero esiguo di biglietti onerosi agli organizzatori del festival del
cinema di Taormina).
Il patrimonio artistico siciliano è pressocché sconosciuto.
Negli Stati Uniti le Marche sono più conosciute della Sicilia. Non è stata la
sfortuna ad accanirsi con la Sicilia, ma l’irrilevanza delle risorse messe in
campo per farla conoscere: soldi buttati al vento per decenni.
La Regione
siciliana ha investito nella comunicazione di casa piuttosto che nei mezzi di
comunicazione nazionali ed internazionali. Piuttosto che suscitare
l’interesse degli stranieri, si è stimolata la mobilità regionale, a vantaggio
dei destinatari locali.
C’è l’altra faccia della medaglia, il boom delle
crociere nell’Isola: i porti siciliani, a causa anche delle guerre e del
terrorismo sulla sponda sud del Mediterraneo, sono meta privilegiata di
crociere che portano nelle città d’approdo. Milioni di turisti vedono poco o
niente e spendono i loro soldi per i souvenir.
Non è facile recuperare decenni d’insipienza, cinismo e
cattivi affari. In più il tempo delle vacche grasse è finito ormai da un
pezzo. Significa che non c’è niente da fare? No, basta utilizzare gli
strumenti giusti. Quali sono? Testimonial e web, anzitutto. Poi c’è il cinema,
le location da incentivare. Il caso di Vigata è esemplare: il Ragusano è meta
turistica grazie ai film del commissario Montalbano.
Servono i soldi, è vero. Ma le risorse si trovano se la
spesa si seleziona sulla base delle priorità degli investimenti.
Fonte: siciliainformazioni.com
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