CULTURA
E’ già stata pubblicata “Cu’ gruopp a la gaula” (col nodo
alla gola), raccolta di poesie in lingua sanfratellana di Giuseppe Mazzullo,
tredicesimo appuntamento con la collana Apollonia della casa editrice Montedit,
curata dal prof. Benedetto Di Pietro.
GOCCE DI ESISTENZA SANFRATELLANA
Recensione a cura di Carmelo Emanuele.
La poesia del Mazzullo affronta temi attuali ed è quasi una
persistente domanda che sembra avere risposte scontate da parte dei distratti
giovani, altre volte risposte indefinite che non soddisfano l’autore, alla
continua ricerca della ragione degli uomini.
LA PERDITA DEI VALORI
L’autore rimprovera a vecchie e nuove generazioni di aver
perso il senso della ragione soprattutto quando parla della sua amata San
Fratello. Si invoca il ritorno alla campagna, ad una vita più umile per
riscoprire quei sani valori umani, indispensabili per far sopravvivere una
comunità che sembra aver smarrito la sua vera identità. Sembra quasi che Mazzullo voglia
aprire una finestra nel tempo per mostrare ai giovani corrotti dalle nuove
tecnologie, ciò che è stato il passato. Un confronto mai spento tra ieri ed
oggi.
IL DOMINIO DELLA TECNOLOGIA
La poesia del Mazzullo racconta un’epoca dove c’è sempre meno
spazio per la poesia stessa, dove cresce la percezione che arte e cultura siano
ormai destinate a vivere all’ombra della tecnologia, e dove persiste una
costante omologazione lessicale in direzione nordovest, dominati da freddi
suoni anglosassoni. E poi c’è quella cultura galloitalica, con l’autore
malinconicamente consapevole che questa ricchezza è destinata probabilmente ad
estinguersi tanto più per la mancanza di trasmissione di padre in figlio,
rispetto all’altrettanto grave spopolamento del territorio di San Fratello. Non
arrendersi, però, sembra quasi un dovere!
UNO SPACCATO DI VITA SANFRATELLANA
Ancora una volta siamo in presenza di un’opera che utilizza
la vena poetica del suo autore per tracciare uno spaccato di vita sanfratellana
tra Novecento e nuovo millennio con il pregio, davvero poco trascurabile in
questo caso, rispetto alle precedenti opere della preziosa collana Apollonia,
di essere scritta da un cittadino che non solo vanta un passato in questo
territorio, ma vive e respira tutt’oggi la quotidianità della comunità
sanfratellana, colma dei suoi problemi e delle sue angosce per un futuro quanto
mai incerto. Ecco perché in quest’opera il poeta si traveste anche da cronista
per raccontare non solo pensieri, memorie e riflessioni ma storie vive e
attuali. Ecco perché l’opera del Mazzullo è composta da un galloitalico 2.0, in
piena evoluzione come ogni lingua viva che si rispetti. Diverso, quindi, alle
precedenti opere che avevano invece un altro pregio, quello di fotografare
l’idioma in uno stato quasi congelato, poiché scritte da autori che hanno
lasciato la terra natia in epoche diverse.
UNA FIRMA INDELEBILE NEL CUORE DI OGNI SANFRATELLANO
Domina per tutta l’opera lo stesso filo conduttore che ha
caratterizzato la poesia sanfratellana “post-frana 1922”, con quella mai
assopita malinconia/tristezza/nostalgia per qualcosa di unico e prezioso che è
andato perso per sempre. Sembra una condanna, una firma indelebile nel cuore di
ogni sanfratellano, trasmessa di generazione in generazione, una sentenza
rinnovata con la frana del 2010. Da circa mezzo secolo – sembra raccontarci
l’autore - la comunità sanfratellana è come precipitata in una voragine che
sembra non avere fine, continuando a cadere sempre più in basso questo passato
seppur povero materialmente appare sempre più luminoso rispetto al presente,
povero a sua volta di valori umani. E il futuro? Ci sono degli spiragli di
salvezza, ma ad oggi appare sempre più nero. Nella poesia del Mazzullo si
percepisce tutto questo continuo rincorre un passato ricco nella sua umiltà,
dove tutto era rigorosamente utile a forgiare la mente degli uomini.
SENZA PELI SULLA LINGUA
L’opera di 56 canti si divide in due parti, sedici fanno
parte di “Tra le crepe della memoria” e ben quaranta si trovano nella seconda
parte dal titolo “Speculazioni”.
Come anticipa il titolo dell’intera opera, il corpo
principale della vena poetica del Mazzullo è la lettura del passato e l’amaro
confronto con il presente. L’autore mai nasconde l’amore per la sua terra anche
se a tratti la sua poesia sfocia in malinconia, a volte in rabbia, altre volte
in satira, altre ancora in accuse senza peli sulla lingua verso chi è
ritenuto responsabile di aver contribuito a rovinare uno dei posti più
suggestivi al mondo. Tutto ciò è ben visibile in “Poveri e contenti”, “Porte
chiuse”, "San Fratello martire”, “Roccaforte”, “Il consolo”, “Le imprecazioni”,
“Nevica”, “Gente di sangue blu”, “I tempi tornano”, “Applaudiamoli”, “La nostalgia”,
“La speculazione”, “Tutti gli stessi”, “Torniamo alla campagna”, “Riflettiamo”,
“San Macucco”, “Ciao papi”, la commovente lettera aperta dedicata al genitore
“Caro padre” e in “Come cambiano i tempi!”. E quando niente può fare l’uomo,
l’autore lancia un appello in preghiera per salvare il salvabile, così è in “A
San Benedetto”, e in “Sotto la bara”.
UNA CRONACA DEI NOTRI TEMPI
E’ la visione poetica dei nostri tempi a rendere l’opera
particolarmente caratteristica, così si passa dalla descrizione de “L’ultimo
calzolaio”, a “I tre giorni dei giudei”, “La piazza del monumento”, “La
riunione” autentica cronaca di una polemica ancora viva sulla scrittura in
galloitalico, e “Senza nome” ispirata dalle continue morti nel Mediterraneo a
causa del fenomeno immigrazione.
QUEL CONNUBIO COL PASSATO
“La pettegola”, “Uno qualunque”, “Pio e Pia”, “Il gradino”,
“I padroni della salute”, “La vanità”, “Il figlio della gallina bianca”, “La
sottoveste”, “L’impostore”, “La giornata del poltrone”, “Comare volpina”
stabiliscono un connubio con la prima poesia galloitalica dell’800, messa alla
luce negli scritti del Vasi e del Rubino, con quella satira pungente e sempre attuale perché realistica, trame che raccontano in maniera caricaturale personaggi e
usanze di un tempo ben specifico nonché definibile storicamente. Quindi non solo poesia fine a
se stessa, ma autentici pezzi di storia. Un puzzle che si completa con la suggestiva “Il sogno”, dove l’autore racconta una passeggiata nella San
Fratello prima della frana 1922.
GOCCE DI ESISTENZA
La seconda parte dell’opera è particolarmente ricca di temi,
in questa parte la poesia del Mazzullo offre spunti interessanti, trame che
contemplano la filosofia stessa dell’autore, così è in “Il parere degli uccelli”,
“Senza senso”, “Ombre”, “Le parole”, “Certe parole”, “Senza se”, “Il
bambinone”, “Sopra le nuvole”, “Esistere”, “Rimpianti”, “Il dubbio”, “L’albero
della bontà”, “L’angelo tradito”, “La solitudine”, “La scoperta”, “Come posso
capire”, “Il viaggio” e in ultimo “Le menzogne”.
Il libro è disponibile nei principali store su internet, in tutte le edicole locali e presso
la casa editrice al prezzo di 11 euro.
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