POLITICA
L’avvocatura dello Stato, che assiste il governo isolano: il pagamento non
tocca all’assessorato ma all’ente locale. Se le tesi della Regione fossero
accolte, sarebbe un incubo per il Comune di San Fratello.
Giuseppe Romeo.
Il comune di Acquedolci reclama il risarcimento di circa un
milione di euro all’Assessorato regionale alle autonomie locali che però, a sua
volta, scarica la palla e cita in giudizio il comune di San Fratello.
Nel 2010, infatti, a 41 anni dall’autonomia di Acquedolci
dal comune montano, si giunse alla definizione dei rapporti patrimoniali, con
la cessione di circa 850 ettari di terreno, in località pizzo Miraglia, che
catastalmente erano all’epoca appartenenti ad Acquedolci ma limitrofi al
territorio di S. Fratello.
Per quella cessione, ratificata da un apposito commissario
ad acta ed approvata con successivo decreto del Presidente della Regione, fu
riconosciuto al comune tirrenico un indennizzo di 987.401,97 euro in virtù
della legge 17 del 2004 che disponeva l’assegnazione delle somme quantificate con
oneri a valere sul fondo globale per le autonomie. Da allora Acquedolci attende
il trasferimento dei fondi e nel marzo 2017 propose ricorso per decreto
ingiuntivo contro l’Assessorato regionale autonomie locali.
Ad aprile scorso, quindi, lo stesso Tribunale civile di
Palermo, con decreto ingiuntivo firmato dal giudice Daniela Galazzi, intimò
alla Regione di saldare la quota reclamata dal Comune, oltre spese ed interessi.
A quella pronuncia, quindi, l’assessorato si è opposto chiedendo ed ottenendo
la chiamata in causa come terzo in giudizio proprio del comune di S. Fratello.
Secondo quanto sostenuto dall’Avvocato dello Stato, ce
rappresenta l’assessorato agli enti locali, infatti, non esisterebbe alcun
riconoscimento del debito preteso né assunzione dei responsabilità solidale da
parte della Regione. Sarebbe dunque errato, secondo l’appello prodotto dall’avvocato
dello Stato Giacomo Ciani, l’assunto per cui la Regione sia coobligato in solido
rispetto al debitore originario che invece è il Comune di San Fratello.
Nella definizione dei rapporti patrimoniali in questione
alla Regione sarebbe, difatti, stato demandato solo un ruolo di garanzia. Altra
contestazione circa l’esigibilità del credito nei confronti dell’ente regionale
riguarda la sussistenza dei presupposti normativi. L’assessorato ha risposto
negli anni alle richieste del Comune di Acquedolci rappresentando l’impossibilità
di utilizzo delle risorse finanziarie stanziate con la legge richiamata nel
decreto del Presidente. Quelle previsioni, in particolare, riguarderebbero i soli
rapporti definiti entro la data di entrata in vigore della stessa legge
17/2004. In definitiva, quindi, per l’assessorato regionale deve essere San
Fratello a saldare il debito con Acquedolci.
All’udienza del 5 marzo, il Comune di San Fratello sarà difeso dall’avvocato Ferdinando Croce, al quale la giunta presieduta dal sindaco Fulia ha conferito incarico, mentre l’amministrazione di Acquedolci è rappresentata dall’avvocato Salvatore Giovanni Lo Cicero.
fonte: gazzetta del sud
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