Un milione di euro per Acquedolci, Ora la Regione “cita” il Comune di San Fratello

POLITICA
L’avvocatura dello Stato, che assiste il governo isolano: il pagamento non tocca all’assessorato ma all’ente locale. Se le tesi della Regione fossero accolte, sarebbe un incubo per il Comune di San Fratello.

Giuseppe Romeo.
Il comune di Acquedolci reclama il risarcimento di circa un milione di euro all’Assessorato regionale alle autonomie locali che però, a sua volta, scarica la palla e cita in giudizio il comune di San Fratello.
I due enti locali, dunque, finiscono, senza volerlo, l’uno contro l’altro nel processo che vedrà celebrare il 5 marzo prossimo l’udienza davanti alla quinta sezione civile, specializzata in materia di impresa, del Tribunale di Palermo. Oggetto della contesa la liquidazione di somme spettanti al Comune di Acquedolci per la cessione di alcuni terreni boschivi nell’ambito della definizione dei rapporti patrimoniali con San Fratello.

Nel 2010, infatti, a 41 anni dall’autonomia di Acquedolci dal comune montano, si giunse alla definizione dei rapporti patrimoniali, con la cessione di circa 850 ettari di terreno, in località pizzo Miraglia, che catastalmente erano all’epoca appartenenti ad Acquedolci ma limitrofi al territorio di S. Fratello.

Per quella cessione, ratificata da un apposito commissario ad acta ed approvata con successivo decreto del Presidente della Regione, fu riconosciuto al comune tirrenico un indennizzo di 987.401,97 euro in virtù della legge 17 del 2004 che disponeva l’assegnazione delle somme quantificate con oneri a valere sul fondo globale per le autonomie. Da allora Acquedolci attende il trasferimento dei fondi e nel marzo 2017 propose ricorso per decreto ingiuntivo contro l’Assessorato regionale autonomie locali.

Ad aprile scorso, quindi, lo stesso Tribunale civile di Palermo, con decreto ingiuntivo firmato dal giudice Daniela Galazzi, intimò alla Regione di saldare la quota reclamata dal Comune, oltre spese ed interessi. A quella pronuncia, quindi, l’assessorato si è opposto chiedendo ed ottenendo la chiamata in causa come terzo in giudizio proprio del comune di S. Fratello.

Secondo quanto sostenuto dall’Avvocato dello Stato, ce rappresenta l’assessorato agli enti locali, infatti, non esisterebbe alcun riconoscimento del debito preteso né assunzione dei responsabilità solidale da parte della Regione. Sarebbe dunque errato, secondo l’appello prodotto dall’avvocato dello Stato Giacomo Ciani, l’assunto per cui la Regione sia coobligato in solido rispetto al debitore originario che invece è il Comune di San Fratello.

Nella definizione dei rapporti patrimoniali in questione alla Regione sarebbe, difatti, stato demandato solo un ruolo di garanzia. Altra contestazione circa l’esigibilità del credito nei confronti dell’ente regionale riguarda la sussistenza dei presupposti normativi. L’assessorato ha risposto negli anni alle richieste del Comune di Acquedolci rappresentando l’impossibilità di utilizzo delle risorse finanziarie stanziate con la legge richiamata nel decreto del Presidente. Quelle previsioni, in particolare, riguarderebbero i soli rapporti definiti entro la data di entrata in vigore della stessa legge 17/2004. In definitiva, quindi, per l’assessorato regionale deve essere San Fratello a saldare il debito con Acquedolci.

All’udienza del 5 marzo, il Comune di San Fratello sarà difeso dall’avvocato Ferdinando Croce, al quale la giunta presieduta dal sindaco Fulia ha conferito incarico, mentre l’amministrazione di Acquedolci è rappresentata dall’avvocato Salvatore Giovanni Lo Cicero.       

fonte: gazzetta del sud

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