GLI EVENTI DEL PASSATO
Ecco alcune delle più violente ondate di maltempo che nel
novecento hanno sconvolto gran parte del territorio messinese, riversando in
pochi giorni l'intero quantitativo che normalmente dovrebbe cadere in un anno
intero.
Daniele Ingemi.
Assieme alle coste liguri, ad alcune aree della Sardegna
orientale e meridionale, della Calabria centro-meridionale e della Campania, il
messinese è una delle aree più vulnerabili al rischio idrogeologico e
all’esposizione agli eventi alluvionali “lampo”, anche di grossa portata.
Spesso il fattore orografico e la complessa composizione geomorfologica del
territorio messinese possono agevolare degli eventi rapidi ma dagli esiti
davvero devastanti. Sin dai tempi antichi si hanno tracce di alluvioni
particolarmente distruttive.
Su tutti va ricordato quello “storico” del 1922 che
costrinse gli abitanti del paese di San Fratello a trasferirsi nel borgo
denominato “Marina di Acquedolci”, in ricoveri di fortuna nei pressi della
località Buonriposo. Allora il governo nazionale, sotto l’autorità del ministro
della guerra, Antonino Di Giorgio, varò la legge n° 1045 del 9 Luglio
1922, che prevedeva la ricostruzione dell’abitato di San Fratello in altro
luogo, identificato nella frazione “Acquedolci”. In pochi anni il governo
fascista passo subito all’azione costruendo degli alloggi popolari, prestigiose
palazzine in stile liberty, l’edificio delle poste, i telegrafi e altre
infrastrutture che fecero di Acquedolci un centro moderno per l’epoca.
Andando avanti con gli anni non si può fare a meno di citare
la disastrosa alluvione che nel novembre del 1958 mise sott’acqua l’intera
provincia, dalla fascia ionica a quella tirrenica, con piogge di carattere
torrenziale che sono durate per oltre 4-5 giorni. L’enorme quantità d’acqua
caduta causò l’immediata ondata di piena di tutti i torrenti e i corsi d’acqua,
fra cui l’Alcantara e il torrente Agrò, che scendono dal versante orientale dei
monti Peloritani. Il torrente Agrò e il Savoca erano talmente gonfi da esondare
sulle rispettive vallate, sommergendo con acqua e fango campagne e centri
abitati circostanti. In alcuni casi, come a Santa Teresa e a Sant’Alessio, nel
comprensorio ionico, la furia dell’ondata di piena dell’Agrò fu tale da
danneggiare interi edifici, palazzi di vari piani e la chiesa della Madonna del
Carmelo.
A Santa Teresa di Riva il quartiere Bucalo, il più colpito,
rimase allagato per più di 7 giorni. All’ora, però, si realizzo una situazione
sinottica (configurazione barica) di blocco che attivò un intenso richiamo
molto umido sciroccale dal mar Libico e dallo Ionio, con forti correnti da E-SE
che causarono imponenti mareggiate lungo tutta la costa ionica, con ondate
gigantesche, alte più di 5-6 metri, che si abbatterono sino alle
abitazioni del lungomare. La forza del mare ostacolò il deflusso delle acque
piovane trascinate a gran velocità dalle ondate di piena dei torrenti,
determinando il cosiddetto “effetto tappo” che favorì le conseguenti
esondazioni dei corsi d’acqua, ormai arrivati al limite della sopportazione.
In quei giorni in tutta la fascia ionica messinese che va da
Roccalumera a Giardini Naxos, e sulle aree più interne dei Peloritani
meridionali e del vicino retroterra barcellonese, si registrarono apporti
pluviometrici di entità “storica”. Basta ricordare che Antillo in pochi giorni
sfondò i 1000 mm. Notevoli pure i 1018 mmarchiviati da Francavilla di
Sicilia in meno di un mese. Parliamo di piogge di carattere monsonico, intense
e persistenti, che durarono intere giornate. Ma una delle maggiori alluvioni
mai viste sul messinese, almeno negli ultimi 50-60 anni, è senza ombra di
dubbio quella che fra 1972 e il 1973 mise in ginocchio una provincia intera, risparmiando
solo il capoluogo dello Stretto.
Infatti in quei mesi, tra fine dicembre 1972 e inizio
gennaio 1973, sia la zona ionica che la fascia tirrenica, in particolare le
solite aree al confine fra Peloritani e Nebrodi, vennero martellate da una
serie di forti ondate di maltempo, davvero molto violente. La causa di innesco
è da ricercare, come al solito, all’avanzata di un vortice depressionario dal
Mediterraneo occidentale verso il Canale di Sardegna e le coste algerine.
L’evoluzione verso levante del vortice depressionario veniva rallentata da un
possente anticiclone di blocco, con massimi di oltre i 1040 hPa, centrato
fra i Balcani e il sud della Russia europea e Ucraina.
Tale situazione barica di blocco ha reso quasi stazionario
il vortice di bassa pressione ad ovest della Sicilia, creando al contempo un
netto infittimento delle isobare, fra Italia e Balcani, che è stato all’origine
di un impetuoso flusso sciroccale che per più giorni ha battuto lo Ionio e il
messinese, in particolare l’area dello stretto, sino ai Peloritani meridionali
e all’Etna. L’aria molto umida, tiepida e instabile (aria sub-tropicale)
trascinata dalla sciroccata si è intrufolata all’interno delle vallate
dell’Alcantara e d’Agrò generando il famoso “effetto Alcantara-Agrò”, con
la formazione del solito Cumulonembo orografico sottovento ai crinali
settentrionali dell’Etna e dei Peloritani meridionali.
L’evoluzione, molto lenta, della circolazione depressionaria
verso levante, causa il blocco anticiclonico sull’est Europa, rallento la
dinamica perturbata, mentre il possente flusso sciroccale nei bassi strati durò
per 4 lunghissimi giorni, lasciando all’asciutto la zona dello stretto di
Messina e l’alta costa ionica, da Scaletta a Roccalumera, mentre,
contemporaneamente, il resto della provincia affondava sotto le piogge
torrenziali e violentissimi temporali che cagionarono enormi danni per
allagamenti, smottamenti e continue esondazioni dei torrenti, sia sul lato
ionico che tirrenico. Tanto per citare qualche dato, ad Antillo, nell’alta
valle d’Agrò, dal 30 Dicembre 1972 al 2 Gennaio 1973, caddero’ oltre 1000
mm di pioggia.
Un valore davvero impressionante se si pensa che quell’anno
Antillo accumulò oltre 2429 mm, di poco inferiore ai 2762 mm del
1976. Non per caso le zone più colpite, dove si registrarono i maggiori danni,
furono quelle fra Antillo, Castroreale, Barcellona e Montalbano, dove si
verificarono delle piogge torrenziali ben più abbondanti di quelle durante gli
eventi alluvionali occorsi nel 2009 e nel 2011. In tutta la provincia si
contarono oltre 15 vittime per frane, smottamenti, crolli di abitazioni ed
esondazioni di torrenti e canali.
fonte: tempostretto.it
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