Sergio Granata.
Uno dei passaggi dell’ultima inchiesta dal programma
televisivo Report su Rai3 ha riaperto polemiche scontri sull’attentato ai danni
dell’allora presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci.
A dare nuovamente il fiato ad una vicenda gravissima è stata la parte del reportage da 50 minuti incentrata sul “sistema Montante”
“Dalle carte dei magistrati emerge il codice Montante: potere, ricatto e
mistificazione- afferma il giornalista di Report Paolo Mondani nel suo pezzo-
Niente è mai come sembra. Un codice che ci rimanda alla mafia dei pascoli,
quella del parco dei Nebrodi che specula sui fondi europei dell’agricoltura.
Una partita che in Sicilia vale 2,3 miliardi di euro. Nel 2015 il protocollo di
Giuseppe Antoci già presidente del Parco obbliga alla certificazione antimafia
anche i contributi sotto la soglia dei 150 mila euro. Per la mafia è un colpo e
Antoci subisce un attentato”.A dare nuovamente il fiato ad una vicenda gravissima è stata la parte del reportage da 50 minuti incentrata sul “sistema Montante”
Così PAOLO MONDANI chiede ad Antoci: Il 18 maggio del 2016 lei subisce l’attentato famoso, la mafia quando vuole colpisce e non fallisce. Qui fallisce. Perché?
GIUSEPPE ANTOCI – EX PRESIDENTE DEL PARCO DEI NEBRODI
replica “Qui la mafia non aveva sbagliato. Quell’attentato è tecnicamente
riuscito purtroppo”.
Il cronista intervista poi anche uno degli indagati
archiviati c’è Giuseppe Foti Belligambi.
“Con chi parlavi parlavi, nel paese, fuori del Paese- ha
sostenuto Belligambi- si parla di politica e questo attentato secondo tutte le
persone, le nostre opinioni poteva essere un attentato falso.”
Ma il passaggio cruciale dell’inchiesta riguarda quello
sull’allora procuratore di Messina, Lo Forte, che chiese immediatamente dopo
l’attentato al Commissario del Commissariato di Barcellona, Mario Ceraolo,
di sentire le sue fonti in ambito mafioso, quelle soprattutto della cosca
di Barcellona,Pozzo di Gotto che è la cosca più importante della zona.
E nel filmato risponde alla domanda lo stesso Ceraolo “Sì, e la risposta è stata abbastanza, come dire, unanime nel senso che tutte le fonti hanno riferito che la mafia in quell’attentato non c’entrava nulla, che si trattava di una “babbarìa”, l’hanno definita, che era collegata con la politica. Lì è stata la politica. È la politica.”
E nel filmato risponde alla domanda lo stesso Ceraolo “Sì, e la risposta è stata abbastanza, come dire, unanime nel senso che tutte le fonti hanno riferito che la mafia in quell’attentato non c’entrava nulla, che si trattava di una “babbarìa”, l’hanno definita, che era collegata con la politica. Lì è stata la politica. È la politica.”
Una relazione della quale si era sentito parlare nel corso
degli anni scorsi ma che Report ha riscontrato con uno degli investigatori
provocando anche la replica di Antoci.
“Purtroppo- ha concluso il reportage con l’affermazione
dell’ex presidente del Parco- a volte, oltre che combattere la mafia si devono
combattere zelanti mascariatori”.
Il fango cresce tra le domande rimaste senza risposta: chi
ha ordinato veramente quell’attentato? Perché per un fatto di questa gravità le
indagini si sono fermate?
Fonte: amnotizie.it
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