Giusi Patti Holmes.
La lingua è la storia di un popolo e quella siciliana lo è
dei tanti che l’hanno abitata. Dire dominata mi pare, ormai, anacronistico
perché ognuno di noi è figlio di questo melting potdi culture che in
alcuni faranno predominare i caratteri arabi, in altri quelli normanni, in
altri ancora quelli spagnoli e così via.
Grecismi, arabismi, normannismi, catalanismi, francesismi,
spagnolismi, hanno lasciato impronte indelebili nel nostro idioma, ma la
faccenda, come nel più riuscito dei gialli in cui si vuole trovare un colpevole
che riesce a depistare l’investigatore, si complica sull’origine di molte
parole che, pur essendo chiaramente di matrice araba, sono comuni anche al
catalano, all’italiano, allo spagnolo e, persino, al dialetto ligure; per
altre, invece, è difficile comprendere se siano di provenienza catalana,
provenzale o francese e, infine, tra gli iberismi, spesso, è impresa ardua
distinguere tra i catalanismi e i castiglianismi.
Alcune parole della lingua siciliana, inoltre, sono ormai
entrate a pieno titolo a far parte del lessico ufficiale della lingua italiana
e noi abbiamo voluto offrirvi, su un vassoio d’argento, le più curiose e
insospettabili. Eccovene alcune:
abbuffarsi, mangiare a sazietà, vuol dire “gonfiarsi come un
rospo” che, infatti, in siciliano è detto “buffa”. Questo verbo è entrato nella
lingua italiana nell’ottocento (le prime documentazioni portano all’ambiente
dell’Accademia navale di Livorno), anche se nella VIII edizione dello
“Zingarelli” (marzo 1959) non era ancora presente.
canestrato, tipo di formaggio, deriva da cannistratu e dal
fatto che, simile al pecorino, si riponesse in ceste di vimini a forma di
canestro (cannistri). E’ entrato a far parte della lingua italiana intorno al
1970.
cannolo, il nostro dolce tipico conosciuto in tutto il
mondo, deriva dalla parola siciliana “cannolu” e questa da “canna”: indica
oggetti cilindrici cavi, nonché il rubinetto ed è entrata nella lingua italiana
agli inizi del ‘900.
cassata, torta di ricotta ricoperta da pasta reale e
canditi, la ritroviamo scritta, già nel 1897, nel menù di un ristorante di
Milano. Le origini si legano a “qa’sat”, che in arabo indica una scodella
grande e profonda; da alcuni è stata avanzata, invece, l’ipotesi della
derivazione dal latino caseus, formaggio.
dammuso, abitazione in pietra con il tetto a volta, arriva
al siciliano dall’arabo “dammus”. Tale tipo di costruzione è tipico,
soprattutto, di Pantelleria e con la scoperta dell’isola da parte del turismo
italiano, la parola è pian piano penetrata nella lingua italiana.
mattanza, uccisione di tonni, di origine spagnola da
matanza, dovrebbe essere passato all’italiano direttamente dal siciliano.
omertà, legge del silenzio, ha un’origine incerta, anche se
fu conosciuta già dal 1800: la teoria più convincente la fa risalire alla
parola latina Humilitas, umiltà, che, in vari passaggi, diventa in siciliano
umirtà. Oggi viene usata comunemente per definire l’ostinatezza al silenzio, anche
per ambiti non strettamente mafiosi.
picciotto, giovanotto, ragazzo, deriva probabilmente dal
francese puchot. Iniziò la sua penetrazione nell’italiano con l’impresa dei
Mille di Garibaldi e, infatti, in una lettera del 24 giugno 1860 Ippolito
Nievo scrive: “vuol dire ragazzi e così noi chiamiamo quelli delle Squadre
perché tra loro si chiamano così“.
zagara, fiore d’arancio”, ha etimologia araba e,
precisamente, da zahara, splendere del bianco. Gabriele D’annunzio la
usò per la prima volta nel “Piacere” e poi, ripetutamente, nel “Trionfo della
morte”, nel “Forse che sì forse che no” e nel “Notturno”.
Adesso andiamo a quei termini che, magari, tante volte avete
usato, ma di cui non sapete la provenienza; ne abbiamo pescato solo alcuni in
un mare che è davvero vastissimo:
abbanniàri, proclamare, gridare, dal tedesco
“bandujan”, dar pubblico annuncio.
abbuccàri, versare, dal catalano e spagnolo “abocar”.
addumàri, accendere, dal francese “allumer” e in italiano
arcaico “allumare”.
addurmiscìrisi, addormentarsi, dallo spagnolo “adormecerse”.
annacàri, cullare, dondolare, dal greco “naka”, culla.
antùra, poco fa, dal latino “ante horam”.
azzizzàri, abbellire, adornare, sistemare, dall’arabo
“aziz”, splendido.
babbalùciu, lumaca, dall’arabo “babalush”.
babbiàri, scherzare, dal greco “babazo”, ciarlare.
burgìsi, possidente, dal franco-provenzale “borgés” e dal
catalano “burgés”.
burnìa, vaso per conserve, barattolo, dal catalano “búrnia”
e dallo spagnolo “albornía”.
ciràsa, ciliegia, dal latino “cerasea”; dal greco “kérasos”;
dallo spagnolo “cereza”; dall’italiano arcaico “cerasa”; dal francese “cerise”.
curtìgghiu, cortile, dallo spagnolo “cortijo”.
custurèri, sarto, dal francese “costurier”; dallo spagnolo
“costurero” e dal catalano “costurer”.
giùmmu, pennacchio, dall’arabo “giummah”.
làstima, lamento, fastidio, dallo spagnolo “làstima”, pena.
muccatùri, fazzoletto, dal catalano “mocador” e dal francese
“mouchoir”.
muscalòru, ventaglio per le mosche, dal latino “muscarium”.
‘nsajàri, provare, dallo spagnolo “ensayar”e dal francese
“essayer”.’nzémmula, insieme, dal latino “simul”.
racìna, uva, dal francese “raisin”.
raggia, rabbia, dal francese “rage”.
runfuliàri, russare, dal francese “ronfler”.
sciàrra, litigio, dall’arabo “sciarrah”, ostilità.
trùscia, fagotto, dal francese “trousse”.
tuppuliàri, battere, dal greco “typto”.
Curiosità
La nostra isola delle meraviglie ha un siciliano
occidentale, diviso tra area palermitana, trapanese e agrigentina; un siciliano
centrale, diviso tra le aree nisseno-ennese, agrigentina orientale e delle
Madonie e siciliano orientale, diviso in area siracusano-catanese, nord
orientale, messinese e sud orientale.
Il siciliano, lo diciamo tronfi più che mai, non è una
lingua che deriva dall’italiano ma, al pari di questo, direttamente dal latino
volgare e costituì la prima lingua letteraria italiana, già nella prima metà
del XIII secolo, nell’ambito della Scuola siciliana. Anche l’UNESCO riconosce
al siciliano lo status di lingua madre, motivo per cui siamo descritti come
bilingue.
Inoltre la lingua siciliana potrebbe essere ritenuta una
lingua regionale o minoritaria ai sensi della Carta europea per le lingue
regionali e minoritarie, che all’articolo 1 afferma che per “lingue regionali o
minoritarie si intendono le lingue … che non sono dialetti della lingua
ufficiale dello Stato“.
Alcuni studiosi asseriscono che il siciliano sia la più
antica lingua romanza, ma tale ipotesi non è diffusa nel mondo accademico.
Nel 2011 l’Assemblea regionale siciliana ha approvato una
legge che promuove il patrimonio linguistico e la letteratura siciliana nelle
scuole.
Prima della colonizzazione greca e delle penetrazioni
commerciali fenicie, la Sicilia era occupata da tre popoli: Sicani, Elimi e
Siculi. L’élimo, lingua parlata dal popolo siciliano della Sicilia
nord-occidentale, era probabilmente di ceppo indoeuropeo. Il suo studio è
relativamente recente e risale agli anni sessanta.
Non si sa nulla del sicano, lingua del popolo della Sicilia
centro-occidentale. Vengono considerate sicane tutte le iscrizioni non
indoeuropee rinvenute nell’isola, ma si tratta solo di supposizioni. Non si sa
molto sulle origini di questo popolo, esistono solo teorie che si rifanno a
Tucidide che li indicava come iberi, mentre Timeo li dava per autoctoni, tesi
appoggiata pure da Diodoro Siculo; tuttavia non esiste nessun documento
riguardo alla lingua parlata, per cui restano le ipotesi.
Per quanto riguarda il siculo è sicuramente una lingua
vicina al latino, appartenente alla famiglia delle lingue latino-falische, e
perciò indoeuropea.
Ci sono inoltre parole siciliane con un’origine indoeuropea
antica, per farvi alcuni esempi: dudda “mora”: come indoeuropeo roudho, gallese
rhudd, serbo rūd, lituano rauda, romeno “dudă con il significato il colore
“rosso”; scrozzu “infermiccio”, venuto su a stento: lituano su-skurdes,
arrestato nella sua crescita.
Antichi nomi di derivazione greca (chissà che non ci sia il
vostro)
Dal greco dorico Aλθαἰος = cognome Alfeo o Alfei
Dal greco dorico Θαἰος = cognome Feo o Fei
Dal greco dorico Γρἰθθαἰος = cognome Griffeo o Griffei
Dal greco dorico Μαθθαἰος = cognome Maffeo o Maffei
Dal greco dorico Νυνζἰος = cognome Nunziato o Nunzi
Dal greco dorico Oρθαἰος = Orfeo nome proprio di persona, cognome Orfeo o Orfei
Dal greco dorico Θαἰος = cognome Feo o Fei
Dal greco dorico Γρἰθθαἰος = cognome Griffeo o Griffei
Dal greco dorico Μαθθαἰος = cognome Maffeo o Maffei
Dal greco dorico Νυνζἰος = cognome Nunziato o Nunzi
Dal greco dorico Oρθαἰος = Orfeo nome proprio di persona, cognome Orfeo o Orfei
I toponimi arabi:
Alcàntara deriva da al-qantar, arco o ponte, identico
toponimo si registra in Spagna
Alia deriva da yhale, viale, identico toponimo si registra in Spagna
Favara da fawwara, sorgente di acqua
Calascibetta, Calatabiano, Calatafimi, Caltabellotta, Caltagirone, Caltanissetta, Caltavuturo derivano da qalʿat, cittadella, fortificazione
Marsala da Marsa Allāh/Alì, porto di Dio/Grande
Marzamemi da Marsa al Hamam, porto delle allodole, delle tortore
Mongibello, Gibellina, Gibilmanna, Gibilrossa da gebel, monte
Racalmuto, Regalbuto, Racalmare, Ragalna, Regaleali da rahal, luogo di soggiorno, quartiere, casale
Giarre, Giarratana da giarr, contenitore o giara di terracotta
Misilmeri, da Menzel-el-Emir, villaggio dell’Emiro
Donnalucata, da Ayn-Al-Awqat, fonte delle ore, delle stagioni
Mazara del Vallo, da Mazar, tomba, sepoltura di un uomo pio
Alia deriva da yhale, viale, identico toponimo si registra in Spagna
Favara da fawwara, sorgente di acqua
Calascibetta, Calatabiano, Calatafimi, Caltabellotta, Caltagirone, Caltanissetta, Caltavuturo derivano da qalʿat, cittadella, fortificazione
Marsala da Marsa Allāh/Alì, porto di Dio/Grande
Marzamemi da Marsa al Hamam, porto delle allodole, delle tortore
Mongibello, Gibellina, Gibilmanna, Gibilrossa da gebel, monte
Racalmuto, Regalbuto, Racalmare, Ragalna, Regaleali da rahal, luogo di soggiorno, quartiere, casale
Giarre, Giarratana da giarr, contenitore o giara di terracotta
Misilmeri, da Menzel-el-Emir, villaggio dell’Emiro
Donnalucata, da Ayn-Al-Awqat, fonte delle ore, delle stagioni
Mazara del Vallo, da Mazar, tomba, sepoltura di un uomo pio
Cognomi arabi:
Butera – forse da italianizzazione del nome arabo Abu
Tir (padre di Tir), oppure dal mestiere del capostipite espresso dal vocabolo
arabo butirah, pastore
Buscema – abi samah, quello che ha il neo
Caruana – dall’arabo, dal persiano kārwān, comitiva di mercanti
Cassarà – da qasr Allah, castello di Allah (o Alì)
Fragalà – “gioia di Allah”
Taibi – tayyb “molto buono”
Vadalà, Badalà – “servo di Allah”
Zappalà – “forte in Allah”
Zizzo – aziz “prezioso”
Sciarrabba, Sciarabba – da sarab, bevanda (di solito vino o altri alcolici)
Buscema – abi samah, quello che ha il neo
Caruana – dall’arabo, dal persiano kārwān, comitiva di mercanti
Cassarà – da qasr Allah, castello di Allah (o Alì)
Fragalà – “gioia di Allah”
Taibi – tayyb “molto buono”
Vadalà, Badalà – “servo di Allah”
Zappalà – “forte in Allah”
Zizzo – aziz “prezioso”
Sciarrabba, Sciarabba – da sarab, bevanda (di solito vino o altri alcolici)
Influenza lombarda
Anche oggi ritroviamo i cosiddetti dialetti galloitalici
nelle zone dove l’immigrazione lombarda fu più consistente, vale a dire a San
Fratello, Novara di Sicilia, Nicosia, Sperlinga, Valguarnera Caropepe, Aidone e
Piazza Armerina. Il dialetto galloitalico non è sopravvissuto in altre
importanti colonie lombarde, come Randazzo, Caltagirone e Paternò, anche se ha
influenzato il vernacolo siciliano locale. Lo ritroviamo in queste parole:
soggiru – suocero, da suoxer, dal latino socer.
cugnatu – cognato, da cognau, dal latino cognatum.
figghiozzu – figlioccio, da figlioz, dal latino filiolum.
orbu – cieco, da orb, dal latino orbum.
unni – dove, da ond, dal latino unde.
cugnatu – cognato, da cognau, dal latino cognatum.
figghiozzu – figlioccio, da figlioz, dal latino filiolum.
orbu – cieco, da orb, dal latino orbum.
unni – dove, da ond, dal latino unde.
Il numero di normanni in Sicilia, provenienti dalla
Normandia vera e propria, è difficile da definire, inoltre a questi si
aggiungono i soldati di ventura di origine lombarda dall’Italia settentrionale
e dall’Italia meridionale. Durante i primi anni dell’occupazione della parte
nord-orientale della Sicilia, i Normanni costruirono una cittadella a San
Fratello in cui, ancora oggi, si parla un dialetto gallo-italico influenzato
chiaramente del vecchio provençal, che porta a dedurre che un numero
significativo di soldati chiamati a difendere la cittadella provenisse dalla
Provenza. D’altronde, la scuola poetica siciliana è stata influenzata
fortemente della tradizione provenzale dei trovatori, troubadours. Questo è
solo un accenno a una materia affascinante e pozzo infinito a cui attingere.
Una cosa, però, è certa che, da oggi, possiamo dire a chi ci critica di non
conoscere le lingue, vedi gli abitanti della perfida Albione o ai galletti,
cugini d’oltralpe con la puzza sotto il naso, di essere un popolo altamente
poliglotta.
Lodi, Lodi e ancora Lodi alla nostra Sicilia Bedda.
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