Tutto ebbe inizio in una notte d’inverno. La notte tra il 7
e l’8 gennaio 1922 la storia di San Fratello cambia inesorabilmente, una frana distrugge
sette quartieri, 7.000 persone degli oltre 11.000 residenti restano senza casa; sette
quartieri, palazzi, uffici, strade, piazze, monumenti e ben 10 chiese spariscono nel
nulla in una sola notte.
L’intera area da quel momento sarà per tutti “contrada frana”,
una zona dove il passato è stato cancellato e dove solo un’attenta politica di
bonifica potrà garantire la restituzione alla comunità di quelle terre in altre vesti, non certo
abitative.
Invece i progetti sono inizialmente altri: prima si pensò alla
delocalizzazione dell’intero centro abitato nel quartiere “Marina”, poi quando
si comprese che non sarebbe stato possibile perché molti abitanti non avrebbero
mai lasciato la montagna (principalmente per ragioni lavorative), nacque il
progetto alternativo “Acquedolci, indipendente da San Fratello”, che si concretizzò
solo nel 1969 (quest’anno ricorre appunto il 50° Anniversario).
La ricostruzione senza criterio. Allora San Fratello andava
ricostruita quasi interamente, bisognava farlo con criterio e senza commettere
gli errori del passato. Ed invece, il centro storico venne abbandonato, i nuovi
quartieri nacquero già vecchi, con poco o nulla verde pubblico e senza un degno piano
regolatore, contemporaneamente la contrada frana venne lasciata alla mercé dei poteri forti: qui
iniziò una lenta presa di posizione di alcune famiglie con la chiusura di
appezzamenti di terra inizialmente per funzioni agricole e lavorative (come non ricordare la cava!), mentre
successivamente prese piede la riconquista del cemento che ad oggi ha riportato
la zona ad essere nuovamente abitata, con il bene placido di tutti gli
amministratori dal 1922 sino ad oggi.
Foto da Google, Luglio 2019 |
Adesso il conto viene presentato ai possessori di immobili, perché
lo Stato vuole riprendersi quella terra demaniale, dove una serie di vincoli
vieterebbero qualsiasi presenza di cemento da quel lontano 1922, e dove ancora
oggi una parte di terra continua a scivolare verso il Furiano, nonostante i
vani tentativi fatti negli anni per consolidare l’arteria stradale che
attraversa l’intera area.
Ma che tipo di vincoli esistono in quell’area? Si tratta di
un’area interessata da “Fenomeno franoso con frana complessa di stato in larga
parte attivo ed in parte quiescente – in parte in area a rischio R4 ed in parte
all’interno della sua fascia di rispetto di mt. 20 e comunque interamente in
area a pericolosità P4 di cui al piano di stralcio per l’assetto idrogeologico
(PAI)".
L’area dovrà essere restituita al demanio. Dall’Area Tecnica
del Comune giungono a grappoli “Diffide allo sgombero e alla demolizione per
opere edilizie abusive realizzate su suolo di proprietà del Comune di San
Fratello”.
Non solo il Comune dovrà riappropriarsi di quelle terre, ma
come principale provvedimento sanzionatorio edilizio, tutti i possessori di
immobili dovranno a proprie spese demolire gli immobili abusivi presenti. E
poco importa per la legge se gli attuali possessori non hanno materialmente costruito l'immobile, poiché
una recente sentenza del Tar che ha fatto giurisprudenza dice chiaramente che nella
fattispecie “il responsabile dell’abuso è anche chi ha la disponibilità attuale
del bene abusivo”.
Dall’arrivo della notifica comunale entro 90 giorni bisognerà sgomberare l’area e demolire eventuali edifici abusivi, altrimenti sarà il Comune
a farlo a spese del possessore del bene.
Cosa succederà? Dopo 97 anni di abusi non c’è “buonsenso”
che tenga, perciò è assai probabile che una nuova frana (legale) armi il
braccio della legge per buttare giù una serie di edifici a carico di cittadini residenti
nel terzo peggior paese nella provincia di Messina per reddito pro-capite
(ultimi dati Istat), mentre gli avvocati affilano lame e coltelli con buona
pace della “ripresa economica”.
Evitare gli stessi errori. Ciò che è successo in quasi un secolo nella contrada frana potrà succedere in altre aree rimaste libere dopo il dissesto del febbraio 2010. La bonifica è urgente come la nuova destinazione d'uso, poiché queste aree devono essere restituite alla comunità, in forma di bene fruibile a tutti, con la creazione principalmente di aree verdi, e nello specifico caso di "Contrada Frana" con aree destinate alla memoria storica.
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