Apollonia nella storia



Secondo le fonti storiche Apollonia venne fondata nella prima metà del IV sec. a.C. forse da Dionigi, tiranno di Siracusa, come avamposto contro i Cartaginesi. Diodoro Siculo dice che la città era sottomessa politicamente, insieme a Engyon al tiranno Leptine, il quale venne deposto da Timoleonte nell 342 a.C., e Apollonia venne poi distrutta da Agatocle, di ritorno dalla Libia, nel 307 a.C., dopo un assedio di due giorni.

Nel I sec. a.C. la città risorse e fiorì per circa 200 anni, dopodiché venne progressivamente abbandonata come tutti i siti d’altura della Sicilia, fenomeno probabilmente da attribuire agli effetti della pax augustea, in conseguenza della quale gli abitanti delle aree montane andarono a stabilirsi nelle zone costiere pianeggianti, allettati dalla possibilità di coltivare i vasti latifundia, oltre che dalla vicinanza alle vie di comunicazione costiere, come la Via Valeria, che permettevano di commerciare i prodotti della terra.

Cicerone menziona la Civitas Apolloniensis sottoposta da Verre a pesanti decime. Secondo le narrazioni una nave di Apollonia faceva parte della flotta, comandata da Cleomene, che venne incendiata da pirati presso il Capo Pachino e il suo capitano Antropino venne ucciso.

Già Stefano Bizantino pose Apollonia vicino Alontion e Kalè Akté. Nella prima metà del Cinquecento Aretius identifica le rovine sul Monte Vecchio come Agatirso o Agatirno, ma pochi anni dopo Fazello lo contraddice affermando: “un poco sotto il centro fortificato di San Filadelfo, sta in rovina l’antica città d’Alunzio”. Nel 1840, una relazione dello storico locale Benedetto Rotelli descrive il sito in maniera molto accurata, ipotizzando non solo la presenza di Alunzio in cima al Monte Vecchio, ma supponendo anche la presenza di Apollonia nella stessa marina delle acque dolci, verso la foce dell’Inganno dove si trovano altri monumenti di antichità e specialmente, antiche e diverse cretaglie, rovine di fabbriche, e cementi e fosse bastanti a far congetturare che vi sia stata un’antica città. Lo stesso scrive come da contrada Grazia salendo per il Santuario non era raro imbattersi in lastre di rara e meravigliosa fattura, e cocci di vasi di buonissima fabbrica greca.

Nell’Ottocento anche lo studioso messinese Saverio D’amico s’interessò al sito, e più volte si fece guidare fra le rovine del Monte Vecchio da un frate locale che non di rado eseguiva qualche scavo personale, avendo la passione per l’archeologia.

Solo le indagini archeologiche di inizio millennio hanno per certi versi messo la parola fine al mistero dell’antica acropoli, permettendo di identificare il sito come Apollonia di Sicilia.

Fonti: Carmela Bonanno (Apollonia - Indagini Archeologiche sul Monte San Fratello)

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