Demenna, la misteriosa città scomparsa

 


La leggenda vuole che vi era nella terra dei Lacedemoni, in un luogo chiamato Hypsoi, un tempio detto di "Artemis Daphnaia", sorgeva qui, sulle pendici del monte Cnacadion nei pressi dei confini dei territori soggetti a Sparta e aveva tra i suoi alberi sacri l'alloro (anche Apollonia di Sicilia aveva un bosco di Alloro). Genti di questa sacra città emigrarono in Sicilia, dove fondarono una città.

Dalla leggenda alle fonti storiche il passo è breve. Demenna (Demena, Demina, Dimas, Damas, Dimnasc, Demona...) è il nome di una presunta città citata dagli scrittori arabi. Secondo Amari il nome può essere arrivato dalla dominazione bizantina, Waset e ad Ascalona denomijnati Dimas, ed “Ad Dimas” sulle coste settentrionali dell’Africa (forte castello in mezzo al quale sorge un mastio, e sta a cavaliere del mare. E lo crede, inoltre, derivazione del greco e congenere a Damas e Damus volta sotterranea dell’arabo. Un’altra tesi potrebbe suggerire una possibile derivazione dall’arabo Al-Wali, magistrato preposto all’amministrazione di un Wilayah, un territorio o giurisdizione. 

L'esistenza dell'abitato di Demenna, dunque, e la sua origine bizantina è assicurata dagli scrittori arabi. Più che una grande città, dalle fonti si suppone che si tratti di un “villaggio” arroccato, ma dopo il 911, si parla esclusivamente di un territorio o distretto, e non si fa più menzione dell’abitato. I diplomi normanni, dall'XI al XII sec., non ricordano più alcun insediamento, e in essi il toponimo Demenna appare legato ad una provincia, così come Idrisi dichiara. L’ipotesi più plausibile è che il villaggio abbia mutato nome. E non è da escludere che ciò sia avvenuto in seguito ad un periodo più o meno lungo in cui il villaggio è rimasto addirittura disabitato, per poi essere ripopolato.  

Fino al X sec. è da annoverare tra le città (marittime) di Sicilia. Ibn Fadl’Allah è molto preciso nel descrivere la successione dei luoghi: “le rocche della Sicilia sono il Castel di Tusa, la rocca di Caronia, il castello di Demena, S. Marco, il castel di Naso ecc…”

Altre fonti ci dicono, che nel 901 il villaggio fu assediato per 17 giorni. Nel 902 Demenna era già spopolata. Nel 911 Ibn Abi Hinzir ha messo a ferro e fuoco il territorio demenita.

Dall’agiografia di San Luca di Demenna, si apprende che la città venne conquistata dai musulmani già nell’885, perdendo di fatto la sua importanza strategica sul territorio, poiché ridotta ad un cumulo di poche case con pochi abitanti. In questo contesto, nell’anno 920, nacque San Luca, e secondo queste scritture il borgo cessò di esistere di lì a poco.   

Nel 1082 viene citato il Castello di Alcara nella Valle di Demenna. Due diplomi del 1084 e del 1093 chiamano l’uno di Demenna e l’altro della valle di Demenna il monastero di Sant’Angelo di Brolo. Tra il 1090 e il 1096 due documenti fanno intendere ancora l’esistenza di Demenna intesa come città.

In due diplomi del 1101 e 1112 della contessa Adelaide si legge: “dimorando io in S. Marco nella terra di Demenna”.

In un diploma del 1136 lo stratego di Demenna convoca in S. Marco i capi dei monasteri, i sacerdoti e gli arconti.

Nel 1154 non si parla più di città, ma solo di distretto o valle, infatti, in un passaggio Idrisi scrive che il territorio di Demenna iniziava dopo Caronia...in un altro scrive: le rocche della Sicilia sono Castel di Tusa, la rocca di Qual at al Quawarib, il Castel di Demona...).

Nel 1299 anche il Castello di San Filadelfio viene posto nella Valle di Demenna.

Luigi Vasi fu il principale sostenitore della tesi che vedeva Demenna posta dove poi nacque il borgo di San Filadelfio, successivamente San Fratello. Le prove, secondo lo studioso sanfratellano sarebbero le seguenti:

  1. San Fratello ha chiaramente tracce bizantine, che farebbero pensare all’esistenza di un borgo antecedente all’arrivo dei normanni;
  2. Una contrada di San Fratello si chiamava Limina, che per assonanza ricorda l’antica pronuncia di Demina;
  3. Un quartiere storico del borgo e un torrente in prossimità di esso si chiamavano Valle, a ricordare il nome di “Valle di Demena”. La parola Valle, infatti, con cui gli scrittori dell’XI sec. tramandarono accoppiato in nome di Demenna ebbe nei normanni significato di provincia o distretto;
  4. San Filadelfio comincia a comparire nelle memorie del tempo e nei documenti storici, proprio quando Demenna sparisce come significato di città;
  5. San Marco, Alcara e Demenna in alcuni documenti sono terre vicine, ma esplicitamente separate.

 

Fonti:

  • Michele Amari. Biblioteca Arabo-Sicula (Edizioni Dafni, 1982)
  • Goffedo Malaterra. De rebus gestis Rogerii Calabriae et Siciliae comitis et… (1928)
  • Ibn Al Atir: Manoscritto A, tomo II; manoscritto C, tomo IV; manoscritto di Bibars. Nowairi, in Di Gregorio, Rerum Arabicarum. Gaetani, Vitae Sanctorum Siculorum, tomo II. 
  • Caruso, Bibliotheca Historica, tomo I; Muratori, Rerum Italicarum Scriptores, tomo V. R. Pirro, Sicilia Sacra. 
  • N. Buscemi, Giornale Ecclesiastico per la Sicilia, tomo I. 
  • M. Amari, Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I, tomo I. 
  • Tommaso Fazello, Storia di Sicilia.
  • Michele Amari. Biblioteca Arabo-Sicula (Edizioni Dafni, 1982)
  • Il libro di Ruggero tradotto da Umberto Rizzitano (a cura di Luigi Santagati) Salvatore Sciascia Editore 2010
  • G. Shipley, "The Extent of Spartan Territory in the Late Classical and Hellenistic Periods", The Annual of the British School at Athens, 2000.
  • Lilius Gregorius Gyraldus, Historiae Deorum Gentilium, 1548,
  • Atto notarile del 1573 conservato presso la Chiesa di San Nicolò di Bari di San Fratello
  • Luigi Vasi. Delle origini e vicende di San Fratello, 1881

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